Una musica nella notte: la Filarmonica della Calabria omaggia Giovanni Paolo II

L'intervista di Interris.it al Maestro Filippo Arlia che dirigerà il concerto di Natale "Nella memoria di Giovanni Paolo II"

Natale resta Natale. Nonostante tutto. L’emergenza ancora in atto ha provato persone e comunità, senza spegnere quel benefico entusiasmo che accompagna il periodo di Avvento. Un momento di unità e, per quanto possibile, di serenità attraverso la condivisione reciproca delle sensazioni che animano il periodo natalizio. Emozioni che, tradizionalmente, il Natale trasferisce in musica. Quella che, come ricordava san Giovanni Paolo II, con le altre forme d’arte contribuisce a costruire l’uomo. E a elevarne lo spirito. Un messaggio che, anche quest’anno, animerà il concerto di Natale “Nella memoria di Giovanni Paolo II”, ideato da Domenico Garneri e che, quest’anno, celebra la devozione del Santo Padre alla Vergine Maria. Ospiti e testimonianze, nel contesto del Santuario di S.Maria in Portico in Campitelli, a Roma, saranno accompagnati dalla musica della Filarmonica della Calabria diretta dal maestro Filippo Arlia. Come raccontato dal direttore d’orchestra a Interris.it, sarà una serata speciale per i musicisti del Conservatorio Tchaikovsky. Le cui note accompagneranno il messaggio di speranza del Santo Padre, in grado ancora oggi di far breccia nei cuori dell’umanità. Come a ricordare che la cultura è il miglior veicolo dell’impegno e dei buoni propositi. Non solo nell’atmosfera del Natale ma anche e soprattutto nei momenti di maggior sconforto. Specie se comune, come in questo momento. Scacciare le tenebre richiede la capacità di credere nella rinascita. La stessa che i protagonisti della serata musicale hanno vissuto, invitando ognuno di noi a guardare con speranza al futuro.

Maestro Arlia, la Filarmonica della Calabria raggiunge un altro grande risultato. E stavolta, in un confronto diretto con un grandissimo pubblico e attraverso la figura di un Pontefice santo. E che ha personalmente chiamato i giovani, durante il suo Pontificato, a essere i protagonisti della Storia… 
“Giovanni Paolo II è stata una figura iconica, rimasta nelle menti dei giovani. Anzitutto il piacere e l’onore di partecipare musicalmente a un programma dedicato a lui. Vorrei ringraziare la persona che mi ha invitato, Domenico Gareri, produttore del programma. Inoltre vorrei esprimere soddisfazione perché è stato fatto uno spettacolo con un linguaggio musicale diverso da quello che noi suoniamo di solito. Abbiamo accompagnato Arisa, Valerio Scanu, Riccardo Fogli. E’ stato bello, divertente e soddisfacente”.

E’ un lavoro diverso…
“Il lavoro è molto differente in quanto parte prima dell’esecuzione, con l’arrangiamento dei brani musicali, effettuato in base alla scorta delle tonalità e della forma che i cantanti vogliono dare. Qualcosa di completamente diverso rispetto a ciò che facciamo di solito. Un mese fa abbiamo festeggiato vent’anni del conservatorio con uno spettacolo interamente dedicato a Tchaikovsky, a cui esso è dedicato. Poco dopo, invece, ci siamo ritrovati a lavorare con un linguaggio musicale diverso ma non per questo meno divertente. Dal punto di vista musicale è stata una sfida diversa”.

Immagino sia stata una sfida ben accolta dai ragazzi più giovani del conservatorio. Avere avuto a che fare con personaggi così vicini a loro è stata una spinta in più per rendere al meglio?
“Certamente, si tratta di volti importanti. Riccardo Fogli ha cantato con i Pooh, Scanu e Arisa hanno vinto Sanremo e quest’ultima, in questi giorni, anche Ballando con le stelle. Sono personaggi che nelle case degli italiani sono entrati e continuano a entrare di frequente. E lavorare con loro è stata un’esperienza che si porteranno dietro. E non dimentichiamoci una cosa importante…”.

Ovvero?
“Nel 2021 ci sono diversi linguaggi musicali. E, dal mio punto di vista, un artista non si può limitare, come si faceva un secolo fa, a trattare solo ed esclusivamente una tipologia di genere. Anzi, la commistione di generi musicali e la condivisione delle idee può essere qualcosa che avvicina i giovani alla musica”.

A proposito di questo, negli ultimi anni la Filarmonica ha ottenuto diversi consensi. Da Tchaikovsky a Piazzolla, ora il genere pop… Il vostro lavoro sembra in qualche modo adeguarsi all’esigenze del nostro tempo, non solo sul piano musicale ma anche comunicativo.
“Il fatto che l’orchestra abbia ricevuto così tanti consensi, sia da riviste di settore che da critica e pubblico, ci dà soddisfazione. Si può però sempre migliorare. Anzi, deve essere uno stimolo a diventare sempre più bravi e a studiare di più. Però siamo coscienti che il percorso intrapreso fino ad ora ci ha premiati. In più aggiungo che i diversi linguaggi musicali sono necessari. Non dimentichiamoci che una fetta di pubblico comprenda i cosiddetti ‘melomani’ o classicomani. La mania può essere intesa nell’accezione negativa che positiva. Ben vengano i ‘melomani’ a teatro perché sono quelli che alimentano la musica lirica. Però, poi, dobbiamo dare spazio ad altri linguaggi. E questo è il segreto affinché le nuove generazioni continuino a frequentare i conservatori di musica”.
Alcuni dei vostri ragazzi sono molto giovani, magari non lo hanno vissuto direttamente ma si avvicinano a una figura così importante come Giovanni Paolo II attraverso ciò che amano, ovvero la musica. Il Santo Padre diceva che il mondo dell’arte è chiamato a costruire l’uomo. Questo messaggio così attuale è recepito dai musicisti più giovani?
“Anche per chi non ha vissuto quegli anni, la figura di Giovanni Paolo II, per quello che ha fatto e lasciato a livello di idea, si ricorda come un Pontefice che ha segnato la storia. Quindi anche i più giovani, partecipando a un programma del genere, sicuramente ne hanno subito il ‘fascino’. Ma l’emozione anche religiosa del vivere un’esperienza simile”.
Si spera in 2022 migliore per l’organizzazione degli spettacoli. La pandemia sembra aver cambiato i modi di comunicare ma abbiamo visto come ci sia bisogno del contatto fra pubblico e arte. Il conservatorio si prepara a nuove sfide?
“Il momento non è dei migliori dal punto di vista degli avvenimenti. Non ci si aspettava, forse, un nuovo peggioramento. Ma la situazione è migliore di un anno fa, grazie al vaccino abbiamo fatto dei passi avanti, e la speranza per il nuovo anno è ritornare a teatro senza la paura. Abbiamo fatto uno spettacolo lo scorso 16 dicembre e la paura c’è. La gente sente il peso mediatico della notizia dei contagi. L’altro augurio è ritornare a lavorare. Stiamo programmando le nuove edizioni di Mediterraneo Radio Festival, la stagione sinfonica, il Fortissimo Festival e altri bei progetti che magari possono venir fuori”.
L’approccio alle forme d’arte necessita di un programma di investimenti strutturato. L’esempio della Filarmonica potrebbe essere uno stimolo non solo per avvicinare i giovani alla musica, classica e non, ma anche per lanciare un messaggio per far guadagnare un’importanza culturale più rilevante per il vostro settore?
“Sì, si deve partire dalle scuole. La cosa più grave è che i nostri giovani, nella provincia italiana soprattutto, disconoscono totalmente che esista un luogo, il teatro, in cui l’artista sale sul palcoscenico e tiene la sua performance. I nostri ragazzi non lo sanno. Sanno cos’è un medico, un ingegnere, un architetto, un muratore… Non sanno, invece, che esiste un teatro dove l’artista fa il suo lavoro. Deve essere la scuola a indirizzarli, deve informarli che c’è un luogo, il palcoscenico, dove l’artista tiene la sua performance. Questo è fondamentale per il futuro dei giovani, della nostra cultura, ricca tradizionalmente. E anche per dimostrare che la società italiana è moderna e all’avanguardia”.