Angelus senza affaccio: la preghiera privata di Francesco

Il Santo Padre, come annunciato, ha recitato l'Angelus in raccoglimento privato. Alcuni fedeli, però, si sono radunati sotto la finestra della sua stanza al Policlinico Gemelli

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Foto © VaticanMedia

Da riflessione condivisa a momento di preghiera intima e privata. Il tradizionale Angelus domenicale, Papa Francesco lo ha recitato in compagnia di sé stesso, nella riservatezza della sua stanza al Policlinico Gemelli di Roma, dove da alcuni giorni è ricoverato dopo essersi sottoposto a un intervento chirurgico. Ma, idealmente, accompagnato dalla preghiera di tutti i fedeli, unitisi a lui nei pressi (come il piccolo gruppo che si è radunato nel cortile dell’ospedale) o da lontano, agganciando i cuori in un’unica corrente di riflessione e raccoglimento. Come se il Santo Padre stesse effettivamente recitando l’Angelus come sempre, affacciato dalla finestra sulla grande piazza. Nella giornata di ieri, il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, aveva confermato l’intenzione del Pontefice di non procedere all’altrettanto tradizionale recita della preghiera dall’affaccio della sua stanza del Gemelli, come avvenuto anche di recente.

La decisione

Una decisione che, tuttavia, non implicava nulla in merito alle condizioni fisiche di Papa Francesco, che continua “a essere apiretico ed emodinamicamente stabile”, come riferito dall’ultimo bollettino medico. Durante la mattinata, prima del raccoglimento in preghiera, il Santo Padre “ha seguito la Santa Messa in diretta televisiva e ricevuto l’Eucaristia. Successivamente si è recato presso la Cappellina dell’appartamento privato, dove si è raccolto in preghiera per la recita dell’Angelus”. Per questa volta, dunque, i fedeli non hanno alzato lo sguardo verso la finestra ma, semplicemente (seppur non meno fortemente), connesso i propri cuori.

Gli Angelus al Gemelli

Un evento per certi versi inedito considerando che Francesco, così come il suo predecessore san Giovanni Paolo II, in passato aveva condiviso questo momento anche durante i periodi di permanenza presso il nosocomio romano. L’ultima volta solo poco tempo fa. Lo stesso Papa Wojtyla, in occasione dei vari ricoveri subiti, aveva recitato la preghiera per ben ventidue volte dalla finestra al decimo piano del Gemelli, l’ultima il 13 marzo 2005. Segno che, in fondo, il contesto è relativo rispetto alla profondità della fede. E della preghiera che la anima.