Tutor della didattica musicale: chi è e di che cosa si occupa

La musica non ha confini né divisioni e lo dimostra sperimentando l’inclusione anche nei corsi accademici

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Il tutor accademico per la didattica inclusiva dei Conservatori, è una nuova figura, basata su una formazione specifica avviata da alcune università italiane, che consente la fruizione di studi musicali anche ai disabili, prima esclusi. È importante, quindi, sottolineare questa direzione intrapresa dall’AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica), affinché tutti gli studenti, anche quelli con disabilità, cognitiva e fisica, possano intraprendere un ciclo accademico e conseguire il relativo titolo. Nel recente passato, purtroppo, la realtà era diversa. Si tratta di una conquista e di un notevole passo in avanti in ottica inclusiva e solidale. Sorprende che questa sensibilità si sia concretizzata solo da pochi anni.

Si assiste, quindi, a un deciso cambio di prospettiva, in cui si aprono le porte dei Conservatori italiani e degli Istituti Musicali (strutture più recenti e settoriali) anche ai disabili e agli studenti “DSA” (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), accompagnati da docenti formati per sostenerli. Per gli studenti, il diritto e l’opportunità di frequentare le lezioni rappresentano il giusto traguardo che li affianca totalmente ai pari, li realizza socialmente e ne rafforza un’autostima spesso posta a repentaglio.

I docenti/tutor posseggono alte competenze musicali, pedagogiche, psicologiche, socio-relazionali, fondamentali per l’approccio con la disabilità e i disturbi dell’apprendimento; permettono di frequentare i corsi in linea con le potenzialità individuali, personalizzando i piani di studio, sfruttando i supporti e i sussidi specifici (a livello fisico e sensoriale), messi a disposizione dalle nuove tecnologie. La didattica individualizzata, inoltre, prevede, previa documentazione specifica da presentare dagli interessati, l’adozione di strumenti compensativi e/o dispensativi.

L’alta formazione sta perseguendo quegli obiettivi centrati dalla scuola primaria, secondaria e universitaria, che hanno adottato le tecniche suddette, previste dalla normativa già da tempo. Le norme di riferimento sono la “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” n. 104 del 1992 (e successive modifiche) e la legge n. 170 del 2010 “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”. Il tutor accademico dei Conservatori assolve alla sua funzione, istituzionale, di raccordo tra lo studente e il docente, favorisce i contatti, la comunicazione, fornisce le informazioni e i consigli richiesti. Assicura, inoltre, il corretto svolgimento delle lezioni, attraverso l’utilizzo degli strumenti predisposti per gli alunni con disabilità e, soprattutto, programma percorsi di studio individualizzati per il raggiungimento del successo formativo. Rimuove, infine, qualsiasi ostacolo all’attività scolastica per rendere lo studente il più possibile autonomo, nell’ambito delle pari opportunità.

Il 21 maggio del 1983, nel Discorso al termine del concerto al Teatro alla Scala, San Giovanni Paolo II, sottolineò “Non dite semplicemente musica; dite vita morale, come espressione di più alto sentire; dite poesia. […] E il mondo della cultura e dell’arte è chiamato a costruire l’uomo: a sostenere il cammino nella ricerca, spesso tormentata, del vero, del bene, del bello. La cultura e l’arte sono unità, non dispersione; sono ricchezza, non depauperamento; sono ricerca appassionata, talora tragica, ma finalmente anche sintesi stupenda, nella quale i valori supremi dell’esistenza, anche nei suoi contrasti tra luce e tenebre, tra bene e male – chiaramente identificati e identificabili – vengono ordinati alla conoscenza profonda dell’uomo, al suo miglioramento, non al suo degrado”. Davide Di Palma, ricercatore universitario, è l’autore del libro “Pedagogia e didattica per l’inclusione”, pubblicato da “Rogiosi” nel settembre scorso. L’estratto recita “Il volume intende approfondire il concetto di inclusione e tutte le possibili prospettive in chiave didattico-pedagogica utili a svilupparla sia nei contesti informali che in quelli di tipo formativo formale come la scuola”.

Altro volume, specifico sull’argomento, è “Musica e DSA” (sottotitolo “La didattica inclusiva dalla scuola dell’infanzia al Conservatorio”), a cura della pianista Amalia Lavinia Rizzo e della violinista Mariateresa Lietti, pubblicato da “Rugginenti” nel gennaio 2015. Nell’estratto si evidenzia “Nella didattica inclusiva, infatti, la Musica può essere un eccezionale ambito formativo, grazie alla sua capacità di unire strettamente gli aspetti cognitivi, operativi, emozionali e affettivi, la dimensione del piacere con quella dell’impegno, la conoscenza di sé e la costruzione di competenze sociali, la partecipazione e l’apprendimento”.

Il ministero dell’Università e della Ricerca, al link https://ustat.mur.gov.it/dati/didattica/italia/afam-conservatori, riepiloga le statistiche riguardanti i Conservatori. Si legge che, nell’anno accademico 2021/22, gli iscritti totali nei corsi sono stati 24.238 (di cui 9.993 donne e 2.831 stranieri). I nuovi iscritti, al primo anno, sono stati 8.896 e il diploma lo hanno conseguito in 6.611. I Conservatori, in Italia, sono 59, distribuiti in 19 Regioni (su 20 totali).

Gli iscritti, anno 2021/22, presso gli Istituti Superiori Studi Musicali sono stati 3.686 (di cui 1.556 donne e 284 stranieri), 1.474 i nuovi iscritti, a fronte di 911 diplomati. Tali Istituti, in Italia, sono 18, distribuiti in 8 Regioni (tra cui la Valle d’Aosta che non ha Conservatori). I dati, dunque, confermano la presenza di circa 28.000 iscritti complessivi. Occorre distinguere due realtà. La musicoterapia è una modalità riabilitativa che utilizza, come mezzo, la musica. I ragazzi con disabilità, che frequentano, invece, l’alta formazione musicale, seguono un programma di studio, in cui hanno bisogno, in quanto fragili, di essere sostenuti e guidati da figure specializzate; l’obiettivo, quindi, in quest’ultimo caso, non è terapeutico poiché l’impegno è finalizzato al conseguimento di un titolo di studio.

Le strutture si adeguano. Il Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, a esempio, per garantire un’offerta improntata all’uguaglianza e all’accoglienza, ha istituito un “Ufficio inclusione e accessibilità”, a supporto “dell’assistenza, integrazione e benessere degli studenti”. La LUMSA (Libera Università Maria Santissima Assunta) di Roma propone, da alcuni anni (quello del 2023/24 sarà la IV edizione) il Master “Tutor accademico specializzato in Didattica Musicale Inclusiva”. Il corso consente “di conseguire abilità specifiche e competenze tali da permettere di strutturare percorsi didattici musicali specificatamente orientati a persone con bisogni speciali”.

Le lezioni puntano sulle potenzialità espressive della musica, quelle che suscitano le emozioni e le sensibilità più profonde dei discenti. L’obiettivo è di coniugare un perfetto incontro di suoni, voci, ritmi e tempi, utilizzando il proprio corpo, gli strumenti musicali e altri supporti specifici; il tutto in un ambiente aperto, cooperativo e di piacevole apprendimento, nella costruzione dell’io e del noi.

La musica, arte per eccellenza dell’uguaglianza e della socialità, del dialogo e del confronto senza chiusure, sperimenta e attua, de facto, l’agognata inclusione. La musica, infatti, unisce non divide. Il percorso non è semplice ma la determinazione e la scrupolosità nel formare tutor preparati, rappresenta un segnale fondamentale e incoraggiante. È opportuno e doveroso sottolineare tali progressi, per una comunità che non intende lasciare indietro né fuori.