Cacciatorpediniere Usa al largo di Triton Island. Pechino: “Provocazione militare e politica”

Che si tratti di un’esercitazione, come spiegato dal Pentagono, o di una “provocazione minacciosa”, secondo quanto annunciato dal governo di Pechino, un cacciatorpediniere statunitense, lo “Stethem” ha attraversato, nella giornata del 2 luglio, un tratto di mare al largo della contesa Triton island, nel Mare cinese, sollevando l’indignazione e la protesta del gigante asiatico che quello specchio d’acqua lo ritiene sotto la sua sovranità. E, senza mezzi termini, la Cina ha definito l’azione degli Usa “una seria provocazione militare e politica”, annunciando che “tutte le misure necessarie” saranno prese “per difendere la sovranità del Paese e la sua sicurezza”. Segnali non proprio positivi in vista del G20 di Amburgo e, soprattutto, dopo il confronto fra il presidente degli Stati Uniti Trump e quello cinese, Xi Jinping, al quale è stato chiesto di impegnarsi di più nella questione nordcoreana. Il leader della Cina, però, ha replicato intimando al Tycoon di non interferire con la politica della sovranità di Pechino nel tratto meridionale del Mare cinese e, sostanzialmente, di non intromettersi nella questione taiwanese (l’isola di Taiwan, infatti, rivendica la piccola terra emersa dell’arcipelago delle Paracel, al pari del Vietnam).

Provocazioni e politiche

Dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca, comunque, è già il secondo episodio simile a verificarsi in quell’ambiguo tratto di mare, al centro di una contesa pluriennale fra alcuni Paesi asiatici: risale al 25 maggio scorso, infatti, “l’escursione” della nave Usa “Dewey” al largo dell’isola artificiale di Mischief Reef (a circa 12 miglia nautiche dalla costa), varcando il limite posto dalla legge internazionale sulle acque territoriali provocando, anche in quel caso, il dissenso dell’autorità di Pechino. Dal Pentagono, però, fanno sapere che quella degli Stati Uniti non è stata che “un’operazione di libertà di navigazione” sulla linea di quelle effettuate nel 2016 di fronte a “22 Stati della costa”, molti dei quali alleati. Dal canto suo, la Cina ribadisce agli States di adeguarsi alla politica di “Una Cina”, come del resto accadde nel 1972, quando a interrompere i rapporti diplomatici con Taiwan fu Richard Nixon.

Nodo Corea

La questione del passaggio della “Stetham”, ulteriore variabile in un quadro già di per sé complesso come quello delle Paracel, è stata affrontata dal portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Lu Kang, il quale ha fatto sapere che gli Stati Uniti “vogliono deliberatamente creare problemi nel Mare cinese meridionale”. Ovviamente, la questione del controllo su Triton island e gli altri atolli, non riguarda esclusivamente un discorso strategico quanto la consistenza dei traffici commerciali nella zona e, nondimeno, la corposa quantità di risorse presenti in questo tratto di mare. Una variante da tenere in debito conto anche se, almeno per il momento, i toni fra Washington e Pechino restano cordialmente incentrati sulla questione Corea del Nord, vero nodo cruciale delle azioni politiche di Usa e Cina. Intanto, in una sorta di anticipo del G20, Xi si recherà a incontrare Putin, come ha fatto già altre 19 volte.