Tritolo nascosto in un terreno a Platì: arrestato un anziano

Scoperti 180 grammi di tritolo ad alto potenziale di provenienza militare, una miccia a lenta combustione e 12 detonatori in pessimo stato di conservazione, altamente pericolosi

Il tritolo scoperto a Platì

Pericolosa scoperta a Platì, in provincia di Reggio Calabria. Qui, i carabinieri nel corso di un rastrellamento in un terreno privato, hanno trovato nascosto nella vegetazione del materiale esplosivo che, se assemblato, avrebbe avuto un potenziale micidiale.

L’arsenale di ‘Ndrangheta

Nello specifico, i militari hanno rinvenuto quasi 180 grammi di tritolo ad alto potenziale di provenienza militare, non reperibile in commercio, una miccia a lenta combustione e 12 detonatori in pessimo stato di conservazione, altamente pericolosi. Sul posto sono intervenuti gli artificieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria che hanno proceduto alla messa in sicurezza, alla campionatura e alla distruzione dell’esplosivo. I carabinieri hanno arrestato e posto ai domiciliari un uomo di 76 anni, Giuseppe Garreffa, proprietario del terreno, con l’accusa di detenzione di esplosivi. Il ritrovamento – avvenuto grazie anche all’ausilio del Gruppo Eliportato Cacciatori – è stato fatto nell’ambito di servizi mirati alla ricerca di armi, materiale esplodente e sostanze stupefacenti con particolare attenzione alle zone dell’aspromonte, massiccio montuoso dell’Appennino calabro, situato nella Calabria meridionale, nota zona turistica e meta religiosa ma al contempo anche famosa per la presenza della ‘Ndrangheta. Lo scorso 25 febbraio, una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha portato all’esecuzione di 65 ordinanze di custodia cautelare, di cui 53 in carcere e 12 agli arresti domiciliari, emesse nei confronti dei capi storici, elementi di vertice e affiliati di una pericolosa cosca locale di ‘ndrangheta operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte, funzionalmente dipendente dalla potente cosca Alvaro imperante a Sinopoli, San Procopio, Cosoleto, Delianuova e zone limitrofe. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, diversi reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ‘ndrangheta, nonché di scambio elettorale politico mafioso.