LIBIA: UNA MISSIONE INTERNAZIONALE PER FERMARE L’AVANZATA DEL CALIFFATO

La missione anti-Isis in Libia è sempre più urgente. L’intesa c’è tra Berlino, Londra, Madrid, Parigi, Roma e Washington così come anche l’accordo per affidare all’Italia la guida. Lo Stato Islamico “è una minaccia per tutti i libici” ha avvertito l’Alto rappresentate Ue, Federica Mogherini, rivolgendo un appello alle forze della Libia affinché trovino un compromesso per formare un governo di unità nazionale, unica strada per affrontare la crescente presenza del Califfato nel Paese africano.

La strage che in questi giorni si è consumata a Sirte, testimonia come i jihadisti approfittino del vuoto di potere e della mancanza di sicurezza per poter allargare i propri confini. Sembra proprio che la strada da intraprendere sia quella di una coalizione anti-Isis, così come sottoscrivono gli Stati interessati: “Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti condannano con forza gli atti barbarici che terroristi affiliati all’Isis stanno perpetrando in Libia”.

I sei governi, dopo aver sottolineato il buon svolgimento degli ultimi negoziati a Ginevra, hanno ribadito l’urgenza di una collaborazione tra le fazioni libiche e la comunità internazionale in quanto una soluzione militare al conflitto non sembra essere la risposta giusta. “Siamo pronti a sostenere la messa in pratica di questo accordo politico, affinché il governo di concordia nazionale e tutte le nuove istituzioni nazionali possano funzionare efficacemente e venire incontro alle necessità più urgenti del popolo libico”.

Di fronte alle atrocità commesse dall’Isis, anche la Nato lancia un appello, e seppur con estrema prudenza, annuncia la sua disponibilità nel favorire un processo di pace: “Gli alleati si consultano regolarmente sugli sviluppi e sulla sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente – spiega la fonte – e seguiremo da vicino gli eventi nella regione. Non stiamo pianificando alcun ruolo in una possibile forza di stabilizzazione in Libia, ma siamo pronti a dare sostegno nella costruzione di un’istituzione di difesa, se le condizioni lo permettono e sarà richiesto dalla Libia”.