L’inutile trasgressione

Realizzarsi, donarsi, incontrarsi con l’Assoluto, costituiscono i tre bisogni essenziali della persona umana. Ogni persona tende a sviluppare al massimo tutte le componenti del proprio essere. L’intelligenza tende a raggiungere il massimo della capacità di comprendere. Ciò che noi chiamiamo curiosità, nel bambino e nell’adulto, non è altro che il bisogno dell’uomo di capire. La ricerca umana è il riflesso dell’infinita conoscenza presente nell’uomo fatto a immagine e somiglianza di Colui che tutto conosce perché tutto fa esistere: escludere una persona dal conoscere non solo è reprimerla ma anche farla morire. La capacità di amare è strutturale nell’uomo e vuole crescere fino a poter abbracciare l’universo. Tutte le capacità umane esigono il massimo dello sviluppo, se ciò non avviene si ha sofferenza.

Però il bisogno di realizzarsi viene sentito come bisogno di affermarsi, di superare l’altro. Ogni uomo vuole essere qualcuno, vuole essere notato, vuole sentirsi esistere negli altri. L’organismo psicologico lotta molto di più contro la morte sociale di quanto lotti l’organismo fisico contro la morte biologica. Se un uomo si convincesse di non valere nulla, di non contare nulla, di essere di peso a tutti, si lascerebbe morire o aggredirebbe tutto e tutti: anche la trasgressione è una via paradossale per sentirsi vivi.

Quando uno avverte che l’altro che vive nel suo spazio vitale si afferma di più di lui reagisce negativamente in diversi modi. Dopo una breve fase emulativa, che richiede però impegno e sacrificio, insorge un complesso che potrebbe essere definito di “liquidazione dell’altro”, che si concretizza in comportamenti distruttivi verso colui che si afferma. Dall’invidia (la sofferenza perché l’altro è più stimato) si passa alla mormorazione (mettere in evidenza gli errori di chi si afferma, per diminuirne il peso sociale), alla calunnia (invenzione di errori, difetti, malefatte), all’odio (desiderio che l’altro muoia). Fra questi passaggi ci sono atteggiamenti intermedi quali la non collaborazione, la fuga, il disprezzo. Questi stati d’animo spingono ad “eliminare” chi da fastidio perché si afferma maggiormente.

Il secondo principio dinamico della persona è il bisogno di trasfondere, comunicare, partecipare agli altri se stessi. L’uomo cresce per comunicarsi. Questa tendenza innata della persona umana viene sentita come il bisogno di essere utile. L’anziano viene fatto morire lentamente nei ricoveri: l’internamento è dichiarazione di nullità, di peso sugli altri che non lo accettano, di disgusto nei suoi confronti. L’atto di barbarie è completato da pseudo-sentimenti di pietà. Il donarsi viene ostacolato dalle tendenze presenti nell’uomo a rinchiudersi in se stesso, ad essere il centro di se stesso, ad autoeliminarsi perché si ritiene ingombrante. Per potersi donare bisogna essere consapevoli di avere qualcosa di buono in se stessi. Molti comportamenti psicotici sono dovuti all’impossibilità del soggetto di sentirsi utile per qualcuno. L’aiutare i figli ad essere utili, ad inserirsi nella società, ad avere compiti validi da svolgere, è sorreggere la loro fragile personalità sociale.

L’uomo cerca l’incontro, la relazione con la radice dell’essere, con Colui che è al di là di ogni contingenza, che è per sempre. Quando questo bisogno non è soddisfatto, per poter sopravvivere l’uomo deve ingannarsi, trasformando in assoluto ciò che è contingente, mettendosi in relazione con il limite come se fosse l’infinito, con ciò che passa come se fosse eterno, con ciò che non vale come se fosse il valore assoluto. Mentre vive queste relazioni l’uomo si accorge dell’inganno e va di delusione in delusione, vive la cosiddetta solitudine totale e l’angoscia esistenziale. Tante malattie psichiche sono causate dalla mancanza dell’incontro.