Il combattimento per resistere alle tentazioni del diavolo

Nell’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” papa Francesco definisce la vita cristiana “un combattimento permanente”. Si richiedono, infatti, forza e coraggio per “resistere alle tentazioni del diavolo e annunciare il Vangelo: questa lotta è molto bella, perché ci permette di fare festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita” (GE 158).

Il Papa non riduce la lotta a una battaglia contro la mentalità mondana che “ci intontisce e ci rende mediocri”, né a una lotta contro la propria fragilità e le proprie inclinazioni. Ognuno ha la sue, precisa Francesco: la pigrizia, la lussuria, l’invidia, le gelosie e così via. Essa è anche «una lotta costante contro il diavolo, che è il principe del male” (GE 159), e non è quindi solo “un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea” (GE 161). Il cammino della santità richiede che stiamo con “le lampade accese”, perché chi non commette gravi mancanze contro la Legge di Dio può «lasciarsi andare ad una specie di stordimento o torpore» (GE 164), che conduce a una corruzione che è “peggiore della caduta di un peccatore, perché si tratta di una cecità comoda e autosufficiente dove alla fine tutto sembra lecito”(GE 165).

Il dono del discernimento aiuta in questa battaglia spirituale, perché fa comprendere “se una cosa viene dallo Spirito Santo o se deriva dallo spirito del mondo o dallo spirito del diavolo” (GE 166). Per papa  Bergoglio una vita santa non è semplicemente una vita virtuosa, nel senso che persegue le virtù in generale. Essa è tale, perché sa cogliere l’azione dello Spirito Santo e i suoi movimenti, e li segue.

Senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento” (GE 167). Questo dono è importante, perché ci permette di essere “capaci di riconoscere i tempi di Dio e la sua grazia, per non sprecare le ispirazioni del Signore, per non lasciar cadere il suo invito a crescere” (GE 169). Ancora una volta il Papa insiste sul fatto che questo si gioca nelle piccole cose di ogni giorno, “persino in ciò che sembra irrilevante, perché la magnanimità si rivela nelle cose semplici e quotidiane». Si tratta – egli afferma – «di non avere limiti per la grandezza, per il meglio e il più bello, ma nello stesso tempo di concentrarsi sul piccolo, sull’impegno di oggi” . E il discernimento non è una sapienza per i colti, i dotti, gli illuminati. Il discernimento è un carisma: “Non richiede capacità speciali né è riservato ai più intelligenti e istruiti, e il Padre si manifesta con piacere agli umili (Mt 11,25)” (GE 170). Francesco conclude la sua riflessione sul discernimento con un paragrafo di particolare rilevanza e che sembra riassumere il senso del suo itinerario spirituale: “Quando scrutiamo davanti a Dio le strade della vita, non ci sono spazi che restino esclusi.

In tutti gli aspetti dell’esistenza possiamo continuare a crescere e offrire a Dio qualcosa di più, perfino in quelli nei quali sperimentiamo le difficoltà più forti. Ma occorre chiedere allo Spirito Santo che ci liberi e che scacci quella paura che ci porta a vietargli l’ingresso in alcuni aspetti della nostra vita. Colui che chiede tutto dà anche tutto, e non vuole entrare in noi per mutilare o indebolire, ma per dare pienezza. Questo ci fa vedere che il discernimento non è un’autoanalisi presuntuosa, una introspezione egoista, ma una vera uscita da noi stessi verso il mistero di Dio, che ci aiuta a vivere la missione alla quale ci ha chiamato per il bene dei fratelli” (GE 175). Francesco chiude l’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” rivolgendo il suo pensiero a Maria. “La santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna” da madre qual è: “A volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica” (GE 176).