Calenda e Raggi, polemiche chiuse: c'è il tavolo per Roma

C’è molta attesa attorno al vertice fra la sindaca di Roma, Virginia Raggi, e il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. E questa non tanto per la bagarre dei giorni scorsi fra i due, generata dalla difficoltà a mettersi in contatto con la prima cittadina lamentata dal guardasigilli durante il convegno “Crescita vs crisi”, quanto per capire cosa realmente uscirà fuori dal confronto e quante (e quali) prospettive di sviluppo gravitino attorno alla Città eterna, in particolar modo dal punto di vista del settore produttivo. Il tavolo di lavoro, che ha rischiato di non essere più convocato dopo il battibecco a distanza fra i protagonisti, è stato definitivamente fissato al 17 ottobre, con l’augurio di una discussione proficua per entrambe le parti e per il bene di Roma.

Tavolo per la Capitale

Risale alla giornata di domenica lo sgonfiamento della tempesta, con sindaca e ministro intenti in una telefonata distensiva e in una ripresa dei colloqui pacifici in vista del vertice. Dal qui pro quo, dunque, alla ritrovata intesa, con la prospettiva di uno studio sull’economia romana (sollecitato da sindacati e associazioni industriali) utile a definire la situazione della Capitale e i suoi margini di miglioramento in termini di sviluppo. Un appuntamento importante, dunque, messo a rischio da un “difetto di comunicazione” fra Raggi e Calenda ma, alla fine, programmato come previsto entro il mese di ottobre. Tra l’altro, era stato lo stesso ministro a insistere per mettere in piedi il tavolo di lavoro. Anche il premier Gentiloni si era espresso sulla questione, sostenendo che “Roma ha bisogno del futuro” e che “dobbiamo smettere di lamentarci della sua sorte, perché la città ha al suo interno le energie per riprendersi e tornare a essere una grande capitale. Non possiamo rassegnarci al declino”.

L’intoppo

Ma cosa è successo in realtà per mettere in discussione lo svolgimento del vertice? Durante il suddetto convegno, Calenda aveva parlato di molte difficoltà a contattare la prima cittadina, rea di non averlo poi richiamato: “Sono passati dieci giorni, la sindaca Raggi l’ho chiamata tre giorni fa, non mi ha risposto e ancora sto aspettando che mi richiami. Se entro lunedì non ho conferme io sconvoco il tavolo perché parlare di Roma senza il sindaco sarebbe naif. Se non mi risponde che devo fare, mandare un telegramma?”. La replica di Raggi era arrivata poco dopo: “Se il ministro sconvocasse il tavolo, farebbe un dispetto non a me ma a Roma. Spero che il ministro non intenda prestarsi a polemiche politiche. Non è necessario un telegramma, basta semplicemente sentirsi e si fissa una data”. Che, chiarito l’equivoco, alla fine è arrivata.