Tariq Ramadan resta in carcere

E'stato disposto il carcere preventivo per Tariq Ramadan, il teologo musulmano finito sotto inchiesta per violenza sessuale a seguito di alcune denunce presentate a suo carico lo scorso ottobre, più o meno in coincidenza con l'esplosione del caso Weinstein. Due giorni fa, Ramadan era stato sottoposto in stato di fermo a Parigi, passo fatto nell'ambito di un'indagine che lo vede accusato di stupro e stupro su persona vulnerabile. I fatti risalirebbero, rispettivamente, al 2009 e al 2012 anche se, da subito, il teologo ha fermamente negato le accuse, chiedendo peraltro un esame ulteriore della sua detenzione alla presenza dei difensori.

Le accuse

Di nazionalità svizzera ma di origni egiziane, Tariq Ramadan (nipote di Hasan al-Banna, fondatore dei “Fratelli musulmani”) è titolare di un incarico di docente all'Università di Oxford, dove svolge il suo lavoro presso il dipartimento di studi islamici. Ad accusarlo, in modo separato, due donne: la prima, ex moglie di un musulmano osservante oltre che ex salafista divenuta promotrice delle battaglie anti-velo, ha affermato di aver subito una violenza sessuale in un hotel di Parigi, nel 2012. La notizia la diede lei stessa sul suo profilo Facebook e, successivamente, in un libro nel quale, però, non veniva menzionato il nome del suo presunto stupratore. Successivamente, a sostegno della difesa, i legali del teologo avrebbero presentato ai magistrati delle conversazioni intercorse via Facebook fra Ramadan e la donna che, nei giorni scorsi, è stata oggetto di numerosi insulti via web da parte dei fan del noto studioso.

La seconda denunciante ha fatto riferimento a dei presunti episodi di violenza avvenuti nel 2009 in un albergo di Lione. La donna ha ribadito le sue accuse di fronte allo stesso Ramadan, fornendo ai magistrati dei certificati medici che proverebbero la violenza subita, riportando inoltre dettagli fisici dell'accusato, il quale ha confermato mostrandosi però stupito che l'accusante ne fosse a conoscenza. Anche in questo caso, il teologo ha negato l'accusa. Secondo alcune fonti, anche altre donne, nei mesi dell'inchiesta, avrebbero testimoniato in modo anonimo. Molti dei sostenitori di Ramadan sono convinti si tratti di una campagna diffamatoria.