Stepchild adoption, strappo della Cassazione

Apertura della Cassazione sulla stepchild adoption. Il giudice di piazza Cavour ha infatti confermato una sentenza della Corte di Appello di Roma – che era stata impugnata dal pg – con la quale è stata accolta una domanda di adozione di una minore proposta dalla partner della madre con questa stabilmente convivente.

La stepchild adoption “prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempre che alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del minore” spiegano gli ermellini nella motivazione. L’adozione del figliastro da parte del partner omosessuale del genitore biologico, secondo i giudici della prima sezione civile, “non determina in astratto un conflitto di interesse tra il genitore biologico e il minore adottato, ma richiede che l’eventuale conflitto sia accertato in concreto dal giudice”.

Il caso deciso dalla Cassazione riguarda la domanda di adozione di O.A., una minore (che oggi ha sette anni), da parte di una partner stabilmente convivente con la madre. Un primo via libera era stato dato dal tribunale dei minorenni di Roma nell’estate del 2014, poi l’anno dopo c’era stato la conferma della pronuncia da parte della Corte d’appello. Le due donne, entrambe romane, vivono assieme dal 2003 e la piccola, nata in Spagna con la procreazione assistita eterologa nel 2009, grazie a questo provvedimento poteva essere adottata dalla mamma non biologica e avere il doppio cognome.

La decisione apre scenari inquietanti, che in parte sembrano confermare le preoccupazioni emerse dopo l’approvazione in via definitiva della legge sulle unioni civili. la parte sulla stepchild adoption era stata stralciata durante la discussione in Senato per poter arrivare al via libero definitivo con il voto di Ap. Ma il testo finale lascia, secondo i critici, ampio spazio all’intervento giurisprudenziale sul tema dell’adozione. Il problema è strettamente connesso a quello dell’utero in affitto, pratica cui le coppie omosessuali possono ricorrere all’estero per avere un bambino loro e poi, grazie alla stepchild, ottenere l’affidamento.

“La decisione con cui una sezione della Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’appello di Roma in favore della stepchild adoption conferma purtroppo i timori sulla deriva giurisprudenziale conseguente alla legge ideologica sulle unioni civili disegnate come simil-matrimoni – ha commentato il presidente della commissione Lavoro del Semato, Maurizio Sacconi -. Continua il processo di sovversione antropologica incoraggiato dalla sinistra al quale sarà necessario opporre la possibilità per il popolo tutto di esprimersi attraverso un referendum sulla genitorialità omosessuale”.