La scelta del nome: storia, statistiche, curiosità

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La decisione riguardo il nome che i genitori assegnano ai propri figli è frutto, da sempre, delle mode, dei personaggi famosi, di orientamenti culturali, politici e religiosi che forniscono, così, idee e spunti. L’antroponomastica è la scienza che studia i nomi propri di persona. È, invece, solo un’antica credenza, quella che riteneva come nel nome fossero contenuti il destino e le caratteristiche della persona; più di 2.200 anni or sono, qualcuno pretendeva di spiegarlo con la locuzione “nomen omen”.

L’influenza della moda, nella scelta dell’appellativo, è notevole, da sempre. A sollecitarla, contribuiscono i nominativi del momento, sia a livello politico e religioso (soprattutto nel passato), sia quelli derivanti dallo sport, dallo spettacolo, tra cantanti e attori, i cosiddetti VIP. Ora, si assiste anche al contributo offerto dal web, che permette, con ricerche sempre più approfondite, di scegliere e di scovare nuovi stili. Fra i personaggi famosi da cui attingere idee, oltre ai classici VIP, ora si pongono, prepotentemente, anche gli influencer, così seguiti e amati da quei giovani che, nel momento di divenire genitori, attingeranno a tale bacino di spunti.

Negli ultimi anni, negli Usa si sta diffondendo la moda di affibbiare nomi che riprendano quelli delle città italiane (Milan, Roma, Florence), in virtù, probabilmente del grande affetto che gli statunitensi godono nei confronti delle splendide realtà dello Stivale. Al momento, la tendenza ha attecchito minimamente nel nostro Paese ma è probabile attendersi una crescita costante, vista la proverbiale scimmiottatura che si ripropone per ogni novità anglosassone. Ne è un esempio molto chiaro il frequente ricorso a nomi stranieri, mutuati da attori e cantanti, soprattutto negli ultimi 20/25 anni.

A fronte di alcuni nomi che resistono da secoli, altri hanno un’apparizione fugace e testimoniano il legame con una fase storica molto specifica, non resistono ai cambiamenti sociali. Una prima rottura con la tradizione cattolica si verificò in concomitanza con la Rivoluzione Francese. Da qui un interessamento di carattere politico, a braccetto con l’ideologia: Comunarda, Primomaggio, ai monarchici Vittorio, Emanuele, i fascisti Benito, Italo, Italia e Littoria, poi Marxino, Leninina e, addirittura, Ateo e Anticlera.

La disaffezione contemporanea nei confronti della politica non sembra incentivare nuove idee. In alcune realtà, i nomi religiosi più classici erano eredità che i nonni lasciavano ai nipoti e, nel passato, questa regola era seguita pedissequamente, pena la bollatura sociale, soprattutto nei piccoli centri. I genitori “rei” di aver eventualmente trasgredito quest’abitudine, erano tacciati di non essere credenti e di aver tradito la famiglia, i nonni in particolare. Negli ultimi anni, si è assistito, in questo senso, a uno sdoganamento e la tradizione vacilla sensibilmente, penalizzando nomi come Maria, Concetta, Assunta, Giuseppina, Giuseppe, Antonio, Gerardo, Salvatore.

Così Papa Francesco nell’Udienza Generale del 7 aprile 2021 “Il nome che ci è stato dato nel Battesimo non è un’etichetta o una decorazione! È di solito il nome della Vergine, di un Santo o di una Santa, i quali non aspettano altro che di ‘darci una mano’ nella vita, di darci una mano per ottenere da Dio le grazie di cui abbiamo più bisogno”.

I libri in commercio, che elencano i vari appellativi, maschili e femminili, per aiutare nella scelta i futuri genitori, sono tanti. Uno studio, molto interessante e approfondito, sull’onomastica, sulle tendenze degli italiani, rimane, tuttavia, un classico, edito nel 1982 da “Marsilio”, dal titolo “I nomi degli italiani” (sottotitolo “Informazioni onomastiche e linguistiche socioculturali e religiose”), realizzato dal professor Emidio De Felice, linguista e lessicografo, deceduto nel 1993. L’autore pubblicò, sempre per “Marsilio”, nel 1987, il volume “Nomi e cultura” (sottotitolo “Riflessi della cultura italiana dell’Ottocento e del Novecento nei nomi personali”).

Un altro lavoro, molto esaustivo e particolareggiato, è quello pubblicato nel 2016 da “Edizioni Ca’ Foscari”, dal titolo “Nomina sunt…? L’onomastica tra ermeneutica, storia della lingua e comparatistica”, a cura di Maria Pia Arpioni, Arianna Ceschin e Gaia Tomazzolia, visibile al link https://edizionicafoscari.unive.it/media/pdf/books/978-88-6969-111-9/978-88-6969-111-9.pdf.

Al link https://innt.it/innt si possono ricavare i lavori approfonditi de “‘il Nome nel testo – Rivista internazionale di onomastica letteraria’ (= iNnt) accoglie studi sulle caratteristiche e funzioni dei Nomi Propri (andronimi e toponimi) nelle opere letterarie, ma in genere nelle opere artistiche delle varie culture. Essa intende ovviare a una carenza nell’ambito dei periodici di onomastica, italiani e non, che hanno interessi prevalentemente linguistici”. Il 75% della popolazione italiana spazia tra 300 antroponimi, su circa 17.000 censiti.

È interessante e utile un contatore fornito dall’Istat, al link https://www.istat.it/it/dati-analisi-e-prodotti/contenuti-interattivi/contanomi, che evidenzia le ricorrenze dei nomi, anno per anno, dal 1999 a oggi. Si rileva uno stravolgimento ampio e rapido: antroponimi molto diffusi negli anni ‘70 e ‘80 sono stati soppiantati da altri. Nella classifica dei dieci nomi maggiormente utilizzati, per maschi e femmine, nel 2021 non figurano quelli religiosi più importanti, come Maria, Giuseppe, Antonio e Anna. Le ultime statistiche sono utili per capire l’incidenza dei media, e soprattutto di Internet, nella scelta.

Il nome Giuseppe, nella serie storica dal 1999 al 2021 è sceso costantemente, dal 2,09% all’1,34%; sorte simile per Antonio. Maria è precipitata dallo 0,92% allo 0,51%. Viene chiamata Maria, 1 bambina su 200. Se, nel 1990 le Ginevra erano 446, nel 2021 sono state 3803, quasi 9 volte tanto. Nel 1980, i 10 nomi femminili più diffusi erano: Maria, Anna Giuseppina, Rosa, Angela, Giovanna, Teresa, Lucia, Carmela e Caterina; nessuno di questi figura nella graduatoria del 2021. Sempre nel 1980, per i nomi maschili, l’ordine era il seguente: Giuseppe, Giovanni, Antonio, Mario, Luigi, Francesco, Angelo, Vincenzo, Pietro e Salvatore. Solo Francesco compare nei primi 10 del 2021.

I dati più recenti, riferiti al 2021, indicano che tra i 5 nomi maschili maggiormente diffusi ci siano i seguenti: Leonardo, Alessandro, Tommaso, Francesco, Lorenzo; tra quelli femminili Sofia, Aurora, Giulia, Ginevra e Beatrice. La scelta ricade su un elenco molto vasto poiché il nome più scelto in assoluto, Leonardo, ricorre “solo” per il 4,12% dei nuovi nati. Alcuni nomi simboleggiano la brevità della moda: diventano tendenza all’improvviso e, dopo qualche anno, tornano nell’anonimato. La volatilità della moda risucchia e produce: seduce e abbandona; contraddistingue delle generazioni, essendone il tratto più rappresentativo.

Al contrario, alcune coppie, nella decisione preferiscono distinguere il proprio figlio dalla massa e puntano a nomi ormai desueti o del tutto originali, pur di fornire un’identità, e non un numero, al nascituro. L’obiettivo è di rendere competitivo il pargolo nel corso della sua vita con un’identità già ben fissata. Il rischio è di ricorrere a nomi eccessivamente altisonanti, tali da costituire un peso per il bambino, nell’ambito scolastico, sociale, poi lavorativo. L’originalità è un bene prezioso che poggia su idee proprie e si coltiva attraverso la creatività e la curiosità. Non si genera, automaticamente, per distanziamento dalla massa, oltretutto solo nominale (in tutti i sensi).

Il non essere vittime della moda non si crea studiando appellativi improbabili ma ponendo in essere una condotta davvero ragionata e libera, scevra da etichette e omologazione (pane del nostro tempo). Il rischio è di sentirsi illusoriamente liberi con un nome ma di vivere pienamente allineati con il conformismo dilagante, senza un minimo di pensiero critico.

La personalità e l’unicità dell’individuo non si costruiscono con un nome altisonante (che potrebbe produrre anche l’effetto contrario) e particolare; tali valori sono frutto di quello che la famiglia riesce a trasmettere nei pargoli, a renderli sempre più autonomi nella crescita, accompagnando la loro autostima, foraggiando il loro discernimento spirituale e culturale, rendendoli sempre più vicini al prossimo. Non è il nome, il facile patentino che conferisce carisma e costruisce la persona; lo sono, invece, gli elementi interiori, quelli che, spesso, si tendono a dimenticare.