Stati Uniti, il nodo immigrazione nella corsa alla Casa Bianca

"Arresti e deportazioni", il piano di Trump contro i migranti. "Se sarò rieletto sarà la più grande operazione nella storia Usa"

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Stati Uniti-Messico, frontiera di civiltà. Rastrellamenti, arresti e deportazioni di massa dei migranti illegali. Questo in sintesi il piano di Donald Trump per gestire il traffico di persone alla frontiera con il Messico se sarà rieletto alla Casa Bianca. La controversa strategia richiederebbero la costruzione di grandi campi per ospitare i migranti in attesa di deportazione. E il ricorso alle forze dell’ordine federali e locali per assistere negli arresti su larga scala di persone prive di documenti in tutti gli Stati Uniti. Se il Congresso dovesse rifiutarsi di finanziare l’operazione il tycoon avrebbe intenzione di ricorrere ad una tattica usata durante il suo primo mandato. Per avere più finanziamenti da destinare al muro al confine, occorre reindirizzare i fondi dal Pentagono. Durante un comizio in Florida, infatti, l’ex presidente ha promesso di condurre “la più grande operazione di deportazione nella storia americana”. Sostenendo che centinaia di criminali attraversano ogni giorno il confine tra Stati Uniti e Messico.
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Stati Uniti-Messico

Trump ha annunciato che il primo giorno di un potenziale secondo mandato, firmerà un documento. Con l’obiettivo di bloccare i finanziamenti per alloggio e trasporto degli immigrati privi di documenti. Ha anche affermato, senza dimostrarlo, che Joe Biden ha assegnato più di un milione di dollari all’accoglienza di migranti in “alcuni degli hotel più lussuosi del paese“. Intanto, oltre a droga e armi, i cartelli messicani hanno iniziato a trafficare pesticidi illegali. Negli ultimi tre anni sono stati sequestrati tremila litri di prodotti tossici destinati alle coltivazioni illegali di marijuana negli Usa. Dal 2020 sono stati arrestati 50 trafficanti, o “muli” nel gergo criminale. Avevano cercato di attraversare la frontiera con insetticidi prodotti in Messico e vietati negli Stati Uniti. Secondo le autorità statunitensi, il traffico di pesticidi vietati è destinato alle piantagioni illegali di marijuana presenti nel Paese. Data la tossicità dei prodotti, rappresenta un grave rischio per la salute dei coltivatori e per la contaminazione ambientale.
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La “barriera difensiva” tra Stati Uniti e Messico

 Simbolo della migrazione

“Il Messico è in qualche modo il paese simbolo della migrazione”. A sottolinearlo è stato l’ambasciatore messicano in Italia, Carlos Garcia De Alba, nel corso di una lectio magistralis. Tenuta all’Università per Stranieri di Perugia. E dedicata proprio al fenomeno dei flussi di popolazione che si spostano da dentro e fuori i confini del Messico e di altre nazioni. Nel suo intervento all’ateneo umbro l’ambasciatore ha tratteggiato le quattro direttrici migratorie che convivono nel Paese. Ossia quella dei cittadini messicani che sono migrati all’estero. Quella di coloro che dall’estero sono andati a vivervi. Quella di ritorno dopo una vita all’estero. E quella della rotta transfrontaliera con gli Stati Uniti. Definita fenomeno di “grandissima portata”. E di dimensioni preoccupanti sia in senso quantitativo che, soprattutto, per la perdita di vite umane. “I migranti che attraversano il Messico provengono da almeno quattro continenti – puntualizza García De Alba -. E non solo dal Sudamerica. Poiché i 3.300 chilometri di confine terrestre tra i due Paesi costituiscono una grande opportunità. Anche in senso geografico”.
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Frontiera complessa

“Si tratta di una frontiera complessa quella tra il mio paese e gli Usa, non solo geografica ma anche socioculturale e religiosa-afferma Carlos Garcia De Alba-. Il mondo di matrice anglosassone protestante e mondo cattolico latinoamericano si fronteggiano lungo la sua direttrice, con tutte le complessità del caso”. Punto centrale della lezione del diplomatico è stato il focus sul fenomeno migratorio in sé. Sulla sua dimensione planetaria. E sulla necessità di porvi un argine condiviso. “Il presente è caratterizzato da masse di popolazione trasmigranti in tutto il pianeta. Per cause legate a povertà, guerra, disordini sociali ed emergenze climatiche – puntualizza l’ambasciatore -. Occorre costruire, quindi, politiche condivise che vadano oltre lo stretto interesse nazionale. E che guardino soprattutto alla creazione di condizioni di vita dignitose e di prospettive di sviluppo nei Paesi di origine”.

Effetto Trump 

Il più grande piano di deportazione interna della storia americana, dunque. E’ quello che Donald Trump ha in mente di attuare se riuscirà a tornare alla Casa Bianca nel 2025. Un’operazione anti-migranti ancora più estrema delle misure decise durante il suo mandato. Un piano che non prevede solo la chiusura delle frontiere con il Messico. Ma rastrellamenti e arresti casa per casa di tutte le persone che vivono “illegalmente” negli Stati Uniti. Non è una novità che il tycoon nei suoi comizi agiti spesso lo spettro dei migranti-criminali per guadagnarsi il favore dei suoi sostenitori più di destra. Né che usi la questione dei flussi migratori senza controllo per attaccare le politiche di Joe Biden. Joe Biden Donald Trump

Immigrati

Proprio ad un evento elettorale ha annunciato che il primo giorno da presidente firmerà un ordine per bloccare i finanziamenti per alloggio e trasporto degli immigrati privi di documenti. Accusando, senza prova, l’attuale commander-in-chief di aver speso più di un milione di dollari. Appunto per ospitare migranti in “alcuni degli hotel più lussuosi del paese”. Il New York Times, tuttavia, ha rivelato nel dettaglio il complesso piano di Trump per il 2025. Definendolo un “attacco all’immigrazione mai visto nella storia americana”. Neanche lontanamente paragonabile alla deportazione di 1,3 milioni di messicani attuata da Dwight Eisenhower nel 1954. E chiamata, in modo dispregiativo, “Operation Wetback” (operazione schiena bagnata).

Rischio tycoon

Quello che Trump intende scatenare in un eventuale secondo mandato è un vero e proprio inferno per i migranti. L’obiettivo è riprendere da dove ha lasciato ed andare molto oltre. Ad esempio, il tycoon intende sospendere il programma nazionale per i rifugiati. E revocare gli status di protezione temporanea e asilo umanitario a chi proviene da determinati Paesi ritenuti non sicuri. Con la conseguenza che decine di migliaia di persone sarebbero espulse da un giorno all’altro. Trump punta anche ad abolire lo ius soli. E, se rieletto, darà immediato mandato alle agenzie federali di non emettere più documenti di identità per i bambini nati negli Stati Uniti da migranti irregolari. E le misure non colpiranno solo chi è senza documenti o intende attraversare la frontiera. Ma anche ad esempio studenti stranieri che hanno partecipato alle proteste anti-israeliane o filo-palestinesi.
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Visti

Secondo quanto rivelato dai consiglieri del tycoon, la nuova amministrazione Trump chiederà ai funzionari consolari statunitensi all’estero di cancellare i loro visti. E di stringere le maglie dello screening per tutti i richiedenti. Una maxi operazione che, oltre alle implicazioni morali, comporterebbe una mobilitazione di risorse e forze senza precedenti. Tanto per cominciare, la costruzione di mega campi per ospitare i migranti in attesa di deportazione. E il dispiegamento di polizia federale e locale per attuare una campagna di arresti su larga scala. Ma anche se il Congresso dovesse rifiutarsi di finanziare l’operazione il tycoon ha già pronto un piano B ovvero la tattica usata durante il suo primo mandato per avere più finanziamenti per costruire il controverso muro al confine con il Messico. E cioè reindirizzare i fondi dal Pentagono e procedere con la sua guerra ai migranti.