Lamezia Terme, 46 arresti per spaccio di droga

Attraverso l'operazione "Svevia" la Guardia di Finanza ha individuato e disarticolato diversi canali per l'acquisto degli stupefacenti

© Guardia di Finanza

La sostanza stupefacente per l’associazione criminale che operava nel quartiere Capizzaglie di Lamezia Terme partiva anche da Rosarno e San Luca. Questo è quanto hanno scoperto i militari della Guardia di Finanza che, nella giornata di oggi, hanno portato a termine l’operazione di contrasto allo spaccio di droga.

L’organizzazione smantellata

Un’organizzazione dedita al traffico ed allo spaccio di droga radicata nel quartiere Capizzaglie di Lamezia Terme al cui vertice c’era un discendente della famiglia di ‘ndrangheta dei Giampà e con canali di approvvigionamento, sia nel Reggino, a San Luca e Rosarno, sia a Roma grazie alla collaborazione con i Casamonica. È l’organizzazione smantellata stamani dalla Guardia di finanza, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Nicola Gratteri.

Gli arrestati e le accuse

Un gruppo che disponeva anche di armi comuni e da guerra, compreso un bazooka con due proiettili. Quarantasei le persone arrestate – 40 in carcere e 6 ai domiciliari – in esecuzione di un’ordinanza del gip che prevede anche tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione a delinquere finalizzate al traffico di droga, detenzione e commercio di sostanze stupefacente, in materia di armi, anche da guerra, e tentata estorsione. Il provvedimento ha riguardato anche alcuni appartenenti alla comunità rom che vive nel capo di contrada Scordovillo. Nel corso dell’indagine – cui ha collaborato anche la Procura di Lamezia Terme guidata da Salvatore Curcio – sono state anche sequestrate 650 munizioni di vario calibro.

Le dichiarazioni degli investigatori

“La Guardia di finanza di Catanzaro e Lamezia Terme – ha detto Gratteri incontrando i giornalisti – ha seguito con cura e nel dettaglio l’indagine, utilizzando non solo intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche ma anche ottenendo riscontri e sequestrando complessivamente più di 500 chili di droga di vario tipo. L’indagine – ha sottolineato Gratteri – ha interessato indagati originari di famiglie molto importanti che hanno una storia sul piano investigativo/giudiziario. Alcuni arrestati sono discendenti di famiglie storiche di ‘ndrangheta di Lamezia Terme che negli anni della guerra spesso hanno utilizzato dei killer provenienti dal Reggino e in particolare da San Luca, quindi storie criminali importanti che proseguono nel traffico di droga che continua a essere molto redditizio. Un’operazione importante anche perché riguarda un territorio difficile che ha creato spesso problemi”. “Le intercettazioni – ha detto il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla – sono state fondamentali, come la capacità degli investigatori di comprendere cosa si celava dietro al linguaggio criptico utilizzato. L’organizzazione, tra l’altro, si avvaleva anche di minorenni per lo spaccio”. Il comandante provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro, generale Domenico Grimaldi, ha sottolineato la “professionalità e la tenacia dei finanzieri che non hanno mai mollato. In un caso – ha riferito – un indagato, per sfuggire ad un controllo, ha tentato di speronare l’auto dei militari ed uno di loro ha sparato un colpo di avvertimento. Stamani, con gli arresti nel campo rom abbiamo operato in un ambiente ostico e ostile, ma grazie alla nostra rapidità tutto si è svolto senza problemi”. Grimaldi ha anche riferito che 15 indagati erano destinatari del reddito di cittadinanza. Il comandante del Gruppo di Lamezia, capitano Valentino Luce, infine, ha sottolineato che nel corso delle indagini sono state interpretate e verificate oltre 211mila conversazioni telefoniche e telematiche.

Fonte: Ansa