La Via Crucis dei sofferenti in cerca di consolazione

Al Colosseo, si svolge la Via Crucis del Venerdì Santo con le meditazioni di Papa Francesco: "Basta una tastiera per condannare il prossimo"

Via Crucis Papa Francesco
Foto © VaticanMedia

Portare la Via Crucis a chi non ha potuto prendervi parte. Agli anziani, ai deboli, ai più fragili. A chi vive contesti di guerra, troppi e dimenticati, a chi conosce le sofferenze nella vita quotidiana. Alle donne, la cui grandezza è necessario sia riconosciuta. E a quanti patiscono le pene della crudeltà, per esercitare la quale basta spesso una tastiera. Le meditazioni di Papa Francesco accompagnano il percorso della Croce nel Colosseo, percorrendo l’anfiteatro per tutte le quattordici stazioni in un richiamo costante all’esercizio della buona volontà. Alla riflessione costante sulla condizione dell’uomo e all’attenzione, indispensabile, sul mondo che soffre. Perché, ieri come oggi, c’è bisogno di uno sguardo consapevole oltre che compassionevole. E laddove l’impegno non arriva, è più semplice che sorgano condizioni di infelicità, di lontananza dall’altro, di diffidenza reciproca. Quei sentimenti e quelle situazioni che la speranza pasquale ci invita a spazzare via.

Gesù a Gerusalemme

Gesù entra a Gerusalemme e ne incontra gli abitanti. Dopo l’accoglienza delle Palme, Cristo cammina per le sue strade e guarda negli occhi chi le percorre. Ci sono le donne, citate nell’ottava stazione, ancora oggi soggette alla società dello scarto e sottoposte alla prova dell’oltraggio e della violenza. Ed è il loro pianto che ci interroga sulla nostra capacità di commuoverci davanti a Gesù, sacrificatosi per noi sulla croce. Quelle lacrime da versare per la falsità del mondo o perché posti di fronte a una tragedia, come la guerra. O, magari, dinnanzi “a volti di bimbi che non sanno più sorridere, a madri che li vedono denutriti e affamati e non hanno più lacrime da versare”. C’è una folla che assiste “al barbaro spettacolo” dell’agonia di Gesù, umiliato, deriso, fustigato e ferito dalla corona di spine. Ed è in quella figura che il Santo Padre ci invita a riconoscere Dio fattosi uomo in coloro che soffrono, in coloro “spogliati di dignità, nei cristi umiliati dalla prepotenza e dall’ingiustizia, da guadagni iniqui fatti sulla pelle degli altri nell’indifferenza generale” e a spogliarsi “di tante esteriorità”.

Cuori sensibili

Anche oggi c’è il rischio di essere dalla parte di chi assiste, piuttosto che da quella di chi riconosce il sofferente. Perché uno strumento semplice, come una tastiera, è sufficiente per gettare “infamia e disprezzo” su chiunque, anche “senza conoscerlo”, né lui né la verità. Eppure, è proprio una donna a mostrare il gesto della consolazione: “Non parla: agisce. Non inveisce: s’impietosisce. Va controcorrente: sola, con il coraggio della compassione, rischia per amore, trova il modo di passare tra i soldati solo per darti sul volto il conforto di una carezza”. Un atto semplice ma unico in un contesto fatto di scherno e lontananza. Eppure, quanto Cristo cerca: un cuore disposto ad accogliere, con sensibilità, la sofferenza e il dolore dell’altro.