Allarme Onu in Sri Lanka: 80mila persone colpite dalla siccità più grave degli ultimi 40 anni

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Circa un milione di persone hanno urgente bisogno di aiuti alimentari e decine di migliaia necessitano di cure mediche a causa della siccità che sta gravemente colpendo lo Sri Lanka, stato insulare che occupa l’omonima isola al largo della costa sud-orientale del subcontinente indiano, nota anche come Ceylon.

L’allarme è stato diramato dal Governo cingalese e dall’Onu, l’organizzazione intergovernativa delle Nazioni Unite. In un recente report, il Disaster Management Center del Paese ha fatto riferimento ad un milione e 200 mila persone colpite dalla siccità più lunga affrontata dal paese negli ultimi 40 anni. Circa 900 mila cingalesi – riporta l’Agenzia Fides -hanno urgente bisogno di cibo; di queste, circa 80 mila necessitano di urgenti aiuti salvavita. La siccità sta colpendo 23 dei 25 distretti della nazione, in tutte e nove le province. Le stime parlano di un terzo della popolazione che ha difficoltà di accesso all’acqua potabile.

Il Governo ha iniziato a distribuirne a 180 mila famiglie dal 2 marzo. In arrivo in ritardo sono previste piogge intermittenti alla fine di marzo o all’inizio di aprile, seguite dai monsoni. Nello Sri Lanka si registrano due monsoni all’anno: quello che viene da nordest, da dicembre a febbraio, e quello da sudovest, da metà maggio a settembre. Tuttavia, questo non allevierà i problemi degli agricoltori che hanno già perso i raccolti. Secondo le stime, solo il 10% degli agricoltori colpiti dalla siccità hanno prodotto semi per la semina del prossimo raccolto di riso, rispetto a più dell’80% che sono soliti avere.

Inoltre, le precipitazioni irregolari degli ultimi anni hanno causato una ulteriore perdita dei raccolti e difficoltà nella produzione di energia elettrica. Un’altra conseguenza della siccità è infatti l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica, che colpisce soprattutto i poveri. Se il monsone sud-occidentale non sarà della giusta portata, l’acqua non sarà sufficiente per l’agricoltura e per la produzione di energia per tutto il resto dell’anno, creando ulteriori difficoltà in una situazione già drammatica.