Aborto: ecco chi sono i “sicari” indicati da papa Francesco

Pochi giorni fa, Papa Francesco viene direttamente interpellato da Victoria Morales Gorleri, una parlamentare cattolica argentina, portavoce di un gruppo di donne dei quartieri poveri di Buenos Aires, con la richiesta di un Suo autorevole sostegno contro l’aborto, considerato che il Parlamento argentino sta per varare una legge di pieno riconoscimento giuridico all’aborto, con annessa martellante campagna mediatica di sostegno sociale. Dunque, il Santo Padre, senza indugiare, prende in mano “carta, penna e calamaio” e scrive: “Quanto al problema dell’aborto, bisogna tenere presente che non si tratta di una questione primariamente religiosa, ma di etica umana, anteriore a qualsiasi confessione religiosa. E fa bene a porsi le due domande: è giusto eliminare una vita umana per risolvere un problema? E’ giusto affittare un sicario per risolvere un problema?”.

Sono parole di una chiarezza tale, che non lasciano dubbi circa il pensiero di Papa Francesco sull’aborto: l’aborto è l’eliminazione di una vita umana, per mano di “sicari”! Chiunque partecipa attivamente alla soppressione di una vita innocente si fa “complice” – e, quindi, responsabile – di quell’atto ci è stato detto nella recente lettera “Samaritanus Bonus”, ma oggi il Papa rincara la dose parlando di “sicari”. Non ci vuole grande perspicacia per capire che vengono chiamati in causa soprattutto i medici ed il personale sanitario; ma non solo: i legislatori, gli uomini della cultura, della politica, dell’informazione, dell’educazione che sostengono l’aborto come un “diritto universale” e un diritto legato alla cosiddetta “salute riproduttiva” si connotano come “non meno sicari” di chi sopprime materialmente quella piccola innocente vita.

Come da consolidata prassi, nessun “giornalone” ha rilanciato la notizia, salvo uno dei maggiori, che ha riportato un breve articolo, prendendo – senza troppa enfasi – le distanze. L’aborto è il principale dogma laicista nei confronti del quale non è ammessa alcuna opposizione. Prova ne sia che, proprio in questi giorni, il governo polacco che ha vietato l’aborto eugenetico è messo al “rogo” da parte di quell’Europa dei Diritti Umani che ha la vergognosa sfrontatezza di negare il primo e principale dei diritti: il diritto alla vita di chiunque, anche di un bimbo “imperfetto”!

Alla fine degli anni ’70 Madre Teresa di Calcutta ebbe il coraggio di scrivere parole durissime al Primo Ministro Indiano: “Lei ha autorizzato l’aborto e ciò ha seminato l’odio nella nazione. Se una madre, infatti, può uccidere il proprio figlio, perché non possiamo uccidere gli altri, coloro che ci danno fastidio? Mi pare che Lei non si renda conto del male che l’aborto sta provocando al suo popolo … Signor Desai, forse tra poco Lei si troverà faccia a faccia con Dio. Non so quale spiegazione potrà darGli per avere distrutto la vita di tanti bambini non nati, ma sicuramente innocenti, quando si troverà davanti al tribunale di Dio, che La giudicherà per il bene fatto e per il male provocato dall’alto della Sua carica di governo”.

Si chiama “parresia”: il diritto/dovere di dire la verità con franchezza. Se è vero, come dice Papa Francesco, che il problema dell’aborto è un problema di etica umana che precede il credo religioso, è tanto più vero che un cristiano dovrebbe sentirsi tremare le vene ai polsi pensando di essere in qualche modo “complice” o “sicario” di fronte ad un tale crimine. Senza dimenticare che – finché siamo vivi – nulla è perduto: tutti possiamo sbagliare e tutti possiamo pentirci, ravvederci, riparare e cambiare direzione. Si chiama “conversione” questa grande opportunità da non perdere.