Pakistan, approvata legge contro le conversioni forzate e il settarismo

In Pakistan passa il “Criminal Laws (Amendment) Act 2016“. L’Assemblea nazionale, infatti, approva una legge che punisce, per la prima volta, settarismo, conversioni forzate e linciaggio di massa. L’obiettivo del testo di legge è il miglioramento delle condizioni delle minoranze religiose che vivono nel Paese. Tuttavia il testo necessità della firma finale del presidente. Samuel Pyara, presidente della Bright Future Society, si dice soddisfatto: “Queste misure erano cruciali per salvare il nostro Paese. La giustizia delle masse è diventata parte integrante della mentalità della popolazione. C’era un grande bisogno di renderla una offesa punibile dal punto di vista legale e perciò apprezziamo la mossa del governo”.

La “Criminal Laws Act”

Con l’approvazione della “Criminal Laws (Amendment) Act 2016” si emendano alcune leggi già esistenti, tra le quali il Pakistan Penal Code (Ppc) del 1860, il Police Act del 1861, il Codice di procedura criminale del 1898 e l’Anti-Terrorism Act del 1997. Il testo, infatti, recita che: “terrorismo, settarismo ed estremismo hanno colpito l’intero Paese e queste azioni sono all’ordine del giorno”. Poi, per quanto riguarda le persecuzioni religiose nei confronti dei gruppi minoritari, l’incitamento alla violenza settaria e all’odio etnico e “l’utilizzo di parole in modo deliberato che possono offendere il sentimento religioso altrui”, la nuova legge prescrive il carcere “da uno a tre anni” e impone “una multa di 500 mila rupie” (circa 4.500 euro).

Una legge contro il linciaggio e le false informazioni

La legge prevede la reclusione fino a 10 anni, nonché sanzioni fino a un milione di rupie (circa 8.940 euro) nei casi di matrimoni forzati di ragazze minorenni o donne appartenenti a minoranze. Inoltre, per la prima volta, viene reso perseguibile penalmente il linciaggio da parte di “gruppi o folle che assumono la legge nelle proprie mani”. Poi, chiunque fornisca false informazioni che portino le autorità di governo a prendere provvedimenti, sarà punito con pene da sei mesi a sette anni nel caso in cui, per il reato sia prevista la pena di morte, o fino a cinque anni se per il reato è previsto l’ergastolo.

Le violenze contro i cristiani

In Pakistan diversi episodi di violenze di massa si sono verificati negli ultimi anni. I leader cristiani del Paese, in questo lasso di tempo, hanno più volte lamentato che la maggior parte è rimasta impunita. Tra questi, l’assoluzione dei 115 responsabili di un incendio di un intero quartiere cristiano di Lahore. Samuel Pyara, che ha fatto ricorso all’Alta corte di Lahore contro il verdetto sulla Joseph Colony, ritiene che la nuova normativa “potrebbe essere un valido strumento per aiutare i cristiani”.

Il rapimento di donne

Sui rapimenti delle donne cristiane e indù, costrette poi a sposare i sequestratori, Sohail Ahmad Raza, direttore dell’Interfaith Relations Minhaj ul Quran International, afferma: “È una pratica sbagliata dal punto di vista morale, legale, sociale e umano. I matrimoni forzati non sono previsti nella shariah ma derivano dall’ignoranza. Coloro che usano le moschee come luogo di diffusione di odio per incitare alla violenza, sono persone malate e disturbate”.

La legge sulla blasfemia

Non tutti sono concordi sull’approvazione della luova legge. Hafiz Ghulam Abbas, capo del Tehreek Labaik Ya Rasool Allah di Lahore, un gruppo a favore della legge sulla blasfemia, ritiene, infatti che: “i governanti si rattristano quando gli ulema dai minareti parlano di giustizia e verità. Perché fermare la chiamata alla preghiera quando un semplice venditore ambulante può utilizzare un megafono? Noi rifiutiamo questo emendamento e faremo tutti i sacrifici necessari”.