Cristiani di Terra Santa, vittime ignorate ma con un ruolo determinante

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Foto © Acs

I mass media sono doverosamente concentrati sul conflitto fra Israele e Hamas, e tuttavia non si parla spesso della situazione dei cristiani locali. Probabilmente, se non ci fossero gli interventi del Pontefice, il tema sarebbe sostanzialmente ignorato. Circa 1.000 nell’intera Striscia di Gaza prima dell’attacco terroristico, la maggior parte di loro ha trovato rifugio nella parrocchia latina della Sacra Famiglia. Attualmente, secondo Padre Ibrahim Faltas, Direttore delle scuole della Custodia di Terra Santa e Consigliere della stessa Custodia, la comunità presente nel territorio si è ridotta a circa 800 persone. Le loro condizioni sono drammatiche, perché hanno perso le case e non sanno come reperire cibo e farmaci. La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) sostiene un’iniziativa del Patriarcato Latino di Gerusalemme per garantire loro una fornitura costante di beni di prima necessità, tra cui kit igienici, farmaci, alimenti e carburante. Ma non c’è solo Gaza.

Il conflitto ha avuto un forte impatto anche sui circa 37.000 cristiani palestinesi della Cisgiordania e sui circa 10.000 di Gerusalemme Est, i quali dipendono dal turismo per ottenere un reddito. Con la cessazione del flusso di pellegrini e turisti, molti di loro hanno perso la retribuzione, mentre altri non sono in grado di recarsi al lavoro a causa della chiusura dei posti di blocco e di altre restrizioni. ACS sta collaborando con il Patriarcato per fornire assistenza di emergenza anche a queste comunità, principalmente supporto medico, buoni pasto e aiuti di sussistenza per l’affitto e le bollette delle utenze domestiche.

Nel settembre 2021 il Patriarcato ha istituito il Vicariato per i migranti e i richiedenti asilo per prendersi cura dei circa 100.000 migranti e richiedenti asilo cristiani che vivono in Israele. Centinaia di quanti lavorano nelle aree circostanti la Striscia di Gaza sono stati costretti a fuggire e cercare riparo in rifugi temporanei a Gerusalemme Est, principalmente in conventi, pensioni cristiane e altre strutture della Chiesa. Altri si sono rifugiati nelle chiese in diverse parti d’Israele, come Tel Aviv. ACS sta aiutando il Vicariato a fornire loro alloggio, assistenza sanitaria e altri servizi essenziali.

Tra gennaio e aprile 2024 la fondazione sosterrà il Patriarcato latino di Gerusalemme con 500.000 euro, portando l’importo complessivo degli aiuti forniti dall’inizio dei combattimenti a quasi 700.000 euro.

Aiutare i cristiani della Terra Santa significa aiutare anche il resto della popolazione. La minoranza cristiana, infatti, ha costantemente assicurato servizi al 40% del popolo palestinese attraverso ottimi ospedali, scuole, istituzioni per disabili, orfani, anziani e rifugiati.

Ammesso e non concesso che il conflitto non si allarghi, e che si riduca progressivamente la virulenza della crisi regionale, ci vorranno anni per lenire le ferite e per ricostruire. Anche da questo punto di vista la comunità cristiana ricoprirà un ruolo essenziale, perché l’insistenza sulla necessità del perdono e della riconciliazione, sulla liceità dell’uso della forza solo per la legittima difesa, sull’importanza del dialogo, senza illusioni ma anche senza rinunciare in partenza, rappresenta un valore aggiunto che forse solo i cristiani possono assicurare a questa Terra benedetta e martoriata.

Massimiliano Tubani, Ricerca e Pubbliche Relazioni Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia