Scuola, Barbacci (Cisl Scuola): “I giovani non ambiscono a diventare insegnanti”

Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola ha spiegato ad Interris.it le motivazioni per cui al settentrione il 40% delle cattedre non sono coperte con le nomine in ruolo 

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Foto di Ivan Aleksic su Unsplash. A destra Ivana Barbacci

L’anno scolastico è ufficialmente iniziato, ma ancora una volta si registra un problema per la didattica italiana, ovvero il precariato dei docenti. Ciò significa che ci sono ancora pochi insegnanti rispetto alla richiesta degli istituti, e tutto ciò comporta molte incognite per l’organizzazione della didattica annuale.

Il nord Italia

Questo problema colpisce sopratutto il settentrione dove le ambizioni dei giovani, rispetto ai colleghi del sud, li porta a preferire altre professioni rispetto a quello dell’insegnante. 

L’intervista 

Interris.it ne ha parlato con Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola che ha spiegato le motivazioni e le conseguenze di questo fenomeno. 

Ivana, che cosa accade?

“Laddove ci sono più posti disponibili mancano però i candidati dei concorsi perché a quanto pare queste cattedre non sono ambite da chi vive al Nord. La motivazione principale è che i più giovani, e non solo, non ritengono più per tanti motivi questa professione allettante, tra cui lo stipendio basso rispetto alla responsabilità elevata. Al meridione la situazione invece è inversa, la domanda è alta, ma l’offerta è molto bassa e molti di questi aspiranti docenti provano il concorso al Nord. Spesso però quando risultano vincitori e arriva la nomina in ruolo molti di loro decide di non accettare”.

Perché succede questo?

“Stiamo parlando di persone che per lo più hanno superato i quarant’anni di età con una vita, una famiglia che da un momento all’altro dovrebbero lasciare o sradicare dalla terra di origine. Per questo motivo capita che alcuni di loro all’ultimo non se la sente di compiere questo salto e decide di rimanere precario. Inoltre, a trattenerli è il problema centrale della retribuzione troppo bassa, sopratutto rispetto al costo della vita che dovrebbero sostenere in alcune grandi città del settentrione”. 

Come sta andando questo inizio di anno?

“Il trend è in leggero miglioramento in quanto ci sono state delle immissioni in ruolo di molti concorsi fatti, ma nonostante ciò si continua ad avere il 40% dei posti vacanti non coperti da nomine in ruolo. Alla fine si riuscirà a coprire questi posti con le supplenze annuali ai candidati iscritti alle graduatorie, ma come sempre i primi a pagare lo scotto di questa situazione sono gli studenti che non riescono ad avere una continuità scolastica ”. 

Come si può risolvere tutto ciò?

“Noi non possiamo tollerare che ci siano scuole con più del 50% del personale docente precario e per questo la nostra proposta è quella di dare il ruolo, oltre ai vincitori di concorso, anche a chi è nelle graduatorie provinciali, abilitati con 36 mesi di servizio. Perché tutto ciò avvenga serve urgentemente un intervento normativo che al momento è stato previsto, ma solo per i docenti di sostegno”. 

Perché al Nord non si ha questa vocazione all’insegnamento?

“Prima ho detto che si tratta di una professione che non alletta più. Credo che il nocciolo della questione stia proprio nel fatto che in alcune regioni più ricche come quelle che si trovano nel settentrione l’offerta di lavoro è molto più vasta e comprende delle professioni più remunerate rispetto alla nostra. É normale che a causa del costo elevato della vita a volte si metta da parte qualsiasi passione per inseguire una professione in grado di fornire un benessere monetario maggiore”.