Il Draghi politico pronto a giocare la partita a scacchi sull’Ucraina

Lo stato d’emergenza, la lotta Covid, le scelte sanitarie. Tutto questo, e non solo, restano i primi punti dell’agenda Draghi. E a quello guardano la maggior parte degli italiani. Del resto il 31 marzo linea rossa delle restrizioni sarà superata. L’orientamento del governo, nell’aria da qualche giorno, è stato confermato dal presidente del Consiglio, che ha annunciato anzi di avere come obiettivo quello di “riaprire del tutto, al più presto”. Dal 1 aprile, dunque, addio alle mascherine all’aperto, alle Ffp2 e alle quarantene nelle scuole, ma anche alla ormai familiare “mappa a colori” della Penisola. L’uso del Green pass invece sarà progressivamente allentato, limitando via via l’obbligo del “rafforzato”.

Ma nell’orizzonte di Mario Draghi, in questo momento, c’è un pezzo del mappamondo che fa davvero impazzire il mondo, non solo la vecchia Europa. La crisi Ucraina, i rapporti con Mosca e il dialogo con gli Stati Uniti sono un lungo filo rosso del quale non si vede la fine. “Prevaricazioni e soprusi non devono essere tollerati“, dice dal convento di Santa Maria Novella a Firenze il premier, in occasione dell’inaugurazione del convegno della Conferenza episcopale “Mediterraneo frontiera di pace”. Draghi interviene di nuovo sulla crisi ucraina, con un messaggio che sembra indirizzato a Mosca, nelle stesse ore in cui l’amministrazione Biden informa il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che secondo informazioni di intelligence la Russia si sta preparando un’invasione su vasta scala dell’Ucraina entro le prossime 48 ore.

“In momenti di crisi dobbiamo ancor più difendere i valori in cui crediamo e che ci guidano”, dice Draghi, “la convivenza, la fratellanza, la tolleranza che celebriamo in questo incontro devono realizzarsi anche oltre i confini della regione in cui viviamo”, aggiunge. Gli eventi in Ucraina, continua il premier, “ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati“. “Avete scelto di mettere la vostra spiritualità, la vostra profondità di pensiero, al servizio dei più deboli”, prosegue il premier rivolgendosi ai rappresentanti della Conferenza episcopale, “possa il vostro messaggio di pace diventare anche il nostro, e risuonare forte laddove si cerca lo scontro e si rischia la guerra“.

Parole, quelle del premier, particolarmente significative, tese a delineare uno scenario europeo con lo sguardo rivolto verso la pace, non certo la guerra. E proprio perché questa è la stella polare Draghi getta sul piatto tutto il suo peso internazionale, pronto a giocare la sfida al massimo livello. E se l’annunciato faccia a faccia tra Draghi e il presidente russo Vladimir Putin resta al momento congelato (lo stesso ministro degli Esteri, Luigi Di Maio ha fatto sapere che “non possono esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione, linea adottata nelle ultime ore anche dai nostri alleati e partner europei”) la presa di posizione del premier arriva alla vigilia di un nuovo tentativo diplomatico dei leader occidentali per coordinare una risposta all’escalation in corso.

Il premier parteciperà a un incontro dei leader G7 in videoconferenza che avrà la crisi ucraina come unico dossier sul tavolo. E in serata volerà a Bruxelles, per un Consiglio europeo straordinario dei 27 convocato da Charles Michel. Nel corso del suo intervento al forum promosso dalla Cei e dal Comune di Firenze, Draghi accenna alla crisi ucraina anche in un altro passaggio, senza citarla esplicitamente: “Mi auguro che un dialogo sul divino, che nasce dalla volontà di superare differenze, incomprensioni che affliggono gli uomini da secoli, porti un messaggio di fratellanza in un momento di forte tensione per l’Europa”, dice aprendo il suo intervento.

E parlando del Mediterraneo ribadisce un appello all’Unione europea sul fronte migranti: “Più volte in passato ho ribadito l’importanza di una gestione condivisa, equilibrata e umana delle migrazioni”, dice, “condivisa perché, senza un’assunzione di responsabilità collettiva, l’azione europea non potrà mai essere giusta ed efficace. Equilibrata, perché non basta contrastare i flussi illegali, ma serve curare con attenzione l’accoglienza. E umana, perché non possiamo essere indifferenti rispetto alle sofferenze dei migranti”, conclude.

Il Draghi economista ha ceduto il posto al Draghi politico, pronto a giocare la partita a scacchi sull’Ucraina. Ma non solo su quella, a dire il vero. E se davvero il ruolo dell’Italia avrà un peso nelle decisioni finali sulla crisi russa, significa che il tandem Mattarella-Draghi è davvero insostituibile.