Il Divino Amore: il santuario mariano di Roma

Foto di José Manuel de Laá da Pixabay

Ogni anno il 25 aprile, al santuario della Madonna del Divino Amore a Castel di Leva, si ricorda il primo miracolo avvenuto nel lontano 1740. Era infatti un giorno di primavera, quando un missionario, secondo alcuni storici, o un pellegrino, che stava recandosi a Roma, per visitare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo, si perse nella campagna romana e in procinto di essere assalito da un branco di cani inferociti e stava addirittura per essere sbranato, quando si rivolse alla sacra effigie della Madre di Dio, affrescata sulla torre principale dell’antico castello, e il poveretto invocandola ottenne il miracolo, i cani si allontanarono, ed egli poté riprende il cammino.

La notizia del prodigioso si sparse subito a Roma e dintorni e i fedeli cominciarono ad affluire sempre più numerosi nella zona di Castel di Leva, in quella parte che una volta veniva chiamato Agro Romano.

Secondo lo storico Giuseppe Tomassetti (1849-1911) la denominazione Castel di Leva, deriverebbe dalla voce latina “olibanum”, nella tradizione italiana corrotta prima in “olevano”, poi in “levano” ed infine in “leva”. Si tratta infatti di un nome attribuito e propria di altri fondi terrieri, le cui rendite erano destinate nel passato all’incenso (“olibanum”) delle chiese. Su una delle torri poste a difesa del vecchio castello esisteva un’immagine mariana dipinta a fresco, attribuita a Pietro Cavallini (1250-1330) o alla sua scuola. Di sicuro sappiamo che fin dai primi anni del 1700, l’effigie della Vergine era molto conosciuta e venerata dai pastori che guidavano le greggi nella campagna romana.

In seguito al miracolo, il 5 settembre del 1740, l’immagine della Madonna, venne segata dal muro della torre e trasferita poco lontano nella tenuta de “La Falcognana”, i cui proprietari erano i Cenci, e nella quale era la chiesetta di Santa Maria ad Magos, che dipendeva direttamente dalla basilica di San Giovanni in Laterano.

Il 5 maggio 1745 il quadro della Madonna, venne solennemente ricondotto nella sua antica sede di Castel di Leva, dove intanto era stata eretta una piccola chiesa consacrata il 31 maggio dal cardinale Carlo Rezzonico, divenuto successivamente papa col nome di Clemente XIII (1758-1769).

Dalla fondazione fino ai primi anni del XIX secolo la chiesa fu custodita da alcuni eremiti, mentre all’assistenza spirituale provvedeva un cappellano della Compagnia di S. Caterina della Rosa o dei Funari. Il 28 dicembre del 1930 venne istituita la rettoria e lo stesso anno, l’8 dicembre veniva eretta la parrocchia, e nel 1932 Don Umberto Terenzi (1900-1974) ne diviene il primo parroco e rettore.

La piccola chiesa mariana dell’Agro Romano, meritò sempre più il titolo di santuario; vi furono istituite varie opere di assistenza e di bene, grazie anche alla presenza delle suore, le “Figlie” e agli “Oblati” della Madonna del Divino Amore. E da allora cominciarono i pellegrinaggi verso il santuario stesso, e ancora oggi il luogo è frequentato da pellegrini che giungono da ogni parte, per pregare e rendere omaggio alla Madonna.

Nella visita del 1° maggio 1979, Giovanni Paolo II (1978-2005) definì il Divino Amore, il “santuario mariano di Roma”. Ma una data importante che fa parte della storia del santuario, è senza dubbio quella di domenica 4 giugno del 1944, ricordiamo che tra qualche mese, saranno passati ben ottant’anni da quel famoso giorno, e tutto quello che avvenne successivamente a quella domenica.

Si era in piena guerra e il quadro della Vergine del Divino Amore, posto su un carro, fu portato a Roma nella basilica di S. Ignazio, dove qui migliaia di romani, si ritrovarono per pregarla e invocarla, affinché salvasse la città. Erano infatti, i giorni più drammatici, perché da un lato c’erano le truppe tedesche che si ritiravano minacciose verso il nord, e dall’altro lato l’esercito alleato veniva lentamente dal sud. Roma fu libera e salva.

Domenica 11 giugno lo stesso Pio XII (1939-1958) volle recarsi a S. Ignazio per proclamare la Madonna del Divino Amore, “Salvezza del Popolo Romano”, affermando tra l’altro che: “Noi oggi siamo qui, non solo per chiedere alla Vergine Santissima i suoi celesti favori, ma innanzi tutto per ringraziarla di ciò che è accaduto contro le umane previsioni, nel supremo interesse della Città Eterna e dei suoi abitanti. La nostra Madre Immacolata ancora una volta ha salvato Roma da gravissimi imminenti pericoli; Ella ha ispirato, a chi ne aveva in mano la sorte, particolari sensi di riverenza e di moderazione; onde, nel mutare degli eventi, e pur in mezzo all’immane conflitto, siamo stati testimoni di una incolumità, che ci deve riempire l’animo di tenera gratitudine verso Dio e la sua purissima Madre”.

Inaugurando il 4 luglio del 1999 il nuovo santuario a Castel di Leva, Giovanni Paolo II rivolse alla Vergine la seguente preghiera: “Fa’, o Madre nostra, che nessuno passi mai da questo Santuario senza ricevere nel cuore la consolante certezza del Divino Amore. Amen”.