Il lavoro: mezzo di santificazione

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“Silenziosamente, di nascosto come Gesù a Nazareth, oscuramente, come Lui, ‘passare sconosciuto sulla terra come un viaggiatore nella notte’… poveramente, laboriosamente, umilmente, con mitezza, facendo come Lui, ‘transiens bene faciendo’, disarmato e muto dinanzi all’ingiustizia come Lui, lasciandomi, come l’Agnello divino, tosare e immolare senza far resistenza né parlare, imitando in tutto GESÙ a Nazareth e GESÙ sulla Croce…”.(Charles de Foucauld)

Il lavoro nobilità l’uomo, ma dona dignità, realizzazione personale, mezzo di santificazione e serve per il bene della società. Nel lavoro umano diventiamo “co-creatori e co-redentori” con il Signore partecipando all’opera della salvezza del Padre celeste per il mondo, tramite il Suo Figlio Gesù. La dottrina sociale della chiesa dice: Il lavoro è un diritto fondamentale ed è un bene per l’uomo: un bene utile, degno di lui perché adatto appunto ad esprimere e ad accrescere la dignità umana. La Chiesa insegna il valore del lavoro non solo perché esso è sempre personale, ma anche per il carattere di necessità. Il lavoro è necessario per formare e mantenere una famiglia, per avere diritto alla proprietà, per contribuire al bene comune della famiglia umana. La considerazione delle implicazioni morali che la questione del lavoro comporta nella vita sociale induce la Chiesa ad additare la disoccupazione come una « vera calamità sociale », soprattutto in relazione alle giovani generazioni. Il lavoro è un bene di tutti, che deve essere disponibile per tutti coloro che ne sono capaci. La « piena occupazione » è, pertanto, un obiettivo doveroso per ogni ordinamento economico orientato alla giustizia e al bene comune. Una società in cui il diritto al lavoro sia vanificato o sistematicamente negato e in cui le misure di politica economica non consentano ai lavoratori di raggiungere livelli soddisfacenti di occupazione, « non può conseguire né la sua legittimazione etica né la pace sociale ». Un ruolo importante e, dunque, una responsabilità specifica e grave appartengono, in questo ambito, al « datore di lavoro indiretto », ossia a quei soggetti — persone o istituzioni di vario tipo — che sono in grado di orientare, a livello nazionale o internazionale, la politica del lavoro e dell’economia (n.287- 288)”.

Gesù a Nazareth lavora con san Giuseppe, e fa l’artigiano, questo termine alcuni traducono falegname, altri fabbro. Cosa ci insegna Nazareth? Il grande papa san Paolo VI scrive: “In  primo  luogo  essa  ci  insegna  il  silenzio.  Oh!  se  rinascesse  in  noi  la  stima  del silenzio,  atmosfera  ammirabile  ed  indispensabile  dello  spirito:  mentre  siamo  storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh!  silenzio  di  Nazareth,  insegnaci  ad  essere  fermi  nei  buoni  pensieri… pronti  a  ben  sentire  le  segrete  ispirazioni  di  Dio e… Insegnaci  quanto  importanti  e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione…, la preghiera che Dio solo vede nel segreto”. 

Senza Nazareth nella vita di ciascuno di noi, non c’è progetto di vita, missione, vocazione. Da Nazareth parte la radice della vita e tutto il lavoro costante di conversione personale e di lavoro interiore che bisogna fare prima di aiutare gli altri. Tanta gente pensa di fare volontariato senza silenzio, senza preghiera, senza spiritualità: questo è un grande inganno! Non si possono toccare le strade delle tenebre senza essere riempiti nel cuore della Luce di Dio!