Comunità energetiche. Esperimenti di generatività sociale e ambientale

L'intervista all’ingegnere edile-architetto ed urbanista Giuseppe Milano, autore del libro “Comunità energetiche. Esperimenti di generatività sociale e ambientale”

Abbiamo incontrato l’ingegnere edile-architetto ed urbanista Giuseppe Milano, già assegnista di ricerca in Ispra e Segretario Generale del network ecologista internazionale Greenaccord Onlus, autore del volume “Comunità energetiche. Esperimenti di generatività sociale e ambientale” (Pacini Editore, coll. New Fabric). Il testo, pur affrontando un tema complesso e decisamente sfidante, non straborda con i tecnicismi, ma anzi si rivolge praticamente a tutte le persone incuriosite da questa innovazione, essendo stato scritto adottando “il criterio della massima chiarezza per favorire una sincera divulgazione”.

Un libro idealmente per tutti, dunque, nonché “primo in assoluto in Italia alla luce del nuovo e aggiornato quadro normativo comunitario di riferimento, con richiami anche alla nuova direttiva RED III sulle rinnovabili non ancora recepita dal nostro Paese”. Proprio da qui partiamo, alla ricerca della miglior semplificazione, a beneficio specialmente dei non addetti ai lavori.

L’intervista

Ingegner Milano, prima di approfondire i contenuti del suo testo, può offrirci una panoramica sul contesto internazionale che ha considerato?

“Negli ultimi anni, per la gestione della crisi economica e demografica innescata dalla pandemia o per quella bellica provocata dall’aggressione russa all’Ucraina, la Commissione Europea – nel framework internazionale della mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici di origine antropica sempre più preoccupanti – ha varato diversi programmi come il Green New Deal, il RepowerEu e il Fit for 55. Si stabilisce, secondo percentuali progressive, l’imperativo ecologico della totale decarbonizzazione continentale entro la metà del secolo, con step intermedi da conseguire entro il 2030 e come emerso dall’ultima Cop28. Nello specifico, con la nuova direttiva comunitaria Red III sulle rinnovabili si impone di raggiungere almeno il 42,5% di produzione da fonti pulite – ed oggi il nostro Paese non supera il 30% – in un pianeta sempre più minacciato dal surriscaldamento globale che dovrà, invece, almeno triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica. C’è tantissimo lavoro da fare in un arco temporale non lunghissimo. Nonostante le difficoltà, politiche ed economiche, ce la possiamo fare essendo oggi supportati da avanzatissime tecnologie che potrebbero aumentare l’efficacia delle proposte e specifiche politiche pubbliche”.

Chiariti questi essenziali aspetti preliminari, può spiegarci cosa sono le “comunità energetiche” e perché, “in alcuni casi potrebbero evolvere e trasformarsi in nuovi players del mercato dell’energia facendo concorrenza ai suoi attuali protagonisti”?

“Le comunità energetiche rinnovabili (Cer) sono soggetti giuridicamente riconosciuti che possono essere costituiti e partecipati da soggetti pubblici e privati come Comuni, Pa, Pmi, parrocchie, realtà del terzo settore, che condividono l’esigenza di cooperare per produrre e auto-consumare o scambiare energia pulita, perseguendo obiettivi sociali, ambientali ed economici. Le cabine primarie, ossia le infrastrutture ad alta tensione di distribuzione del flusso energetico, disegnano il perimetro geografico in cui individuare i compagni di squadra’ (potenzialmente alcune migliaia di persone) nella ‘partita’ della democratizzazione dell’energia al centro della quale ci sono appunto i prosumer, ossia coloro che sono sia produttori sia consumatori di energia rinnovabile. Secondo le previsioni della direttiva comunitaria sul Mercato Interno dell’Energia, le comunità energetiche, se ben progettate e sviluppate nei loro territori, potrebbero nel medio-lungo periodo diventare, perciò, players locali del mercato dell’energia potendo assicurare tutti quei servizi ancillari oggi proposti dalle realtà più grandi nel proposito di accrescere le condizioni di benessere ecosistemico delle comunità in cui nasceranno”.

Quali sono i vantaggi offerti dalle comunità energetiche, sia in termini economici sia in termini socio-ambientali?

“I benefici ambientali sono evidenti: contribuire alla decarbonizzazione della nostra economia ancora troppo incistata dai combustibili fossili. Con le comunità energetiche, secondo diverse previsioni, si potrebbero ottenere dai 5 ai 12 Gw di nuova potenza rinnovabile entro pochi anni, con centinaia di migliaia di tonnellate di emissioni climalteranti non liberate in atmosfera. Non meno interessanti sono i vantaggi sociali ed economici. Tra quelli sociali possiamo annoverare la ricerca di una nuova coesione sociale che potrebbe innescare esperienze inedite di cittadinanza attiva, nonché la possibilità che si attivino nuove esperienze di welfare generativo che riducano le crescenti disuguaglianze, senza dimenticare, inoltre, anche l’ipotesi di un miglioramento dei nostri stili di vita individuali e collettivi a favore di un’ecologia integrale sincera e duratura. Da un punto di vista economico, oltre a contrastare la povertà energetica, con le comunità energetiche potremmo ottenere – a seconda della dimensione degli impianti – un taglio importante delle nostre bollette o, più in generale, incentivi che potrebbero essere destinati a diverse funzioni”.

L’attore protagonista delle comunità energetiche sarà il prosumer.

“Il prosumer è contestualmente chi produce e auto-consuma la propria quota di energia pulita con cui copre i propri fabbisogni. Con il modello delle comunità energetiche, incardinate su modelli reticolari e policentrici, diventerà il protagonista della transizione energetica su scala urbana, in misura maggiore a chi, invece, sceglierà – come di fatto già avviene oggi – di essere solo e soltanto un consumatore dell’energia rinnovabile generata dalla Cer a cui aderisce. Nei casi di attivazione di Cer ‘dal basso’ non è da escludere, infine, che il prosumer coincida con il “manager delle comunità energetiche” che avrà il compito di favorire le relazioni sociali per progettualità credibili e sostenibili”.

Lei ritiene che la visione strategica dell’ecologia integrale, espressa e promossa da Papa Francesco con l’enciclica Laudato si’, abbia trovato nelle comunità energetiche una delle sue più plastiche rappresentazioni: ci può chiarire perché e come?

“La lettera enciclica di Papa Francesco è del 2015. Un documento straordinario, oggi ancora attualissimo, ma purtroppo scarsamente conosciuto e valorizzato, che mette al centro di ogni visione strategica di sviluppo sostenibile il cittadino e la persona, oggi spesso vittima della negazione del ‘diritto alla città’, nell’idea che ‘tutto è interconnesso e tutti sono in relazione’. Quest’ultimo istituto, quello della cooperazione, è fondamentale per le comunità energetiche: come dico nel libro con una battuta, senza le comunità scordiamoci le comunità energetiche! Solo insieme è possibile intraprendere il percorso del cambiamento e in tal senso è preziosissima anche la postfazione del caro Stefano Martello che indaga, con particolare acume, il valore della relazione e di come anche dai conflitti possano nascere opportunità di crescita democratica e di progresso socio-economico”.