RUBY BIS, LA CASSAZIONE: “PROCESSO DA RIFARE PER FEDE E MINETTI”

La Cassazione ha deciso: il processo d’Appello “Ruby bis”, a carico dell’ex direttore del Tg4 Emilio Fede e dell’ex consigliera regionale della Lombardia Nicole Minetti, andrà rifatto.  I supremi giudici, presieduti da Claudia Squassoni, hanno infatti accolto i ricorsi dei difensori dei due imputati e hanno dichiarato “inammissibile” il ricorso della Procura della Corte d’Appello di Milano che chiedeva condanne più elevate e il ripristino dell’accusa di favoreggiamento alla prostituzione minorile di Ruby, la ragazza marocchina che aveva 17 anni quando frequentava le cosiddette “cene eleganti” di Arcore per allietare le serate a sfondo sessuale dell’allora premier Silvio Berlusconi.

Era il 14 febbraio del 2010, quando Karima El Marhoug varcò per la prima volta il cancello di villa San Martino, accompagnata in macchina da Lele Mora. Il verdetto degli Ermellini ha disatteso le richieste della Procura della Cassazione rappresentata dal Sostituto Ciro Angelillis. Il Pg, nella sua requisitoria durata un’ora e mezza, aveva chiesto ai giudici di piazza Cavour di annullare la condanna a 4 anni e tre mesi di reclusione inflitta in appello a Fede, che in primo grado aveva ricevuto sette anni. Lo sconto di pena – dovuto al venir meno dell’accusa di aver saputo che Ruby era minorenne – sarebbe stato eccessivo, ad avviso del Pg, per un uomo pienamente consapevole di “aver procacciato” una diciassettenne.

E’ lo stesso punto di vista sostenuto dalla Procura di Milano nel ricorso in Cassazione contro la riduzione delle pene per Fede e Minetti, rimodulate al termine del processo di Appello conclusosi il 13 novembre 2014. Il Pg Angelillis aveva però chiesto di annullare solo la condanna di Fede e di confermare, invece, quella della Minetti. In appello, l’ex consigliere, aveva ottenuto la riduzione della condanna da cinque a tre anni di carcere. Con il venir meno dell’accusa più grave, a carico dei due imputati è rimasta l’accusa di favoreggiamento della prostituzione di 29 ragazze maggiorenni e, per il solo Fede, quella del tentativo di indurre alla prostituzione altre tre ragazze che, invece, hanno detto “no”. “La sentenza d’Appello – aveva sostenuto Pg – afferma che Fede era il ‘dominus’ nell’organizzazione delle serate di Arcore, è lui che decideva quando una ragazza era troppo invadente e doveva uscire dal giro, era lui che decideva quando fare avvicinare una nuova ragazza a Berlusconi”. Ed era “illogico”, secondo il procuratore, ritenere che non sapesse la vera età di Ruby. Il verdetto di questa sera, invece, sembra aver accolto la tesi degli avvocati di Fede e Minetti.

L’avvocato Maurizio Paniz, che ha difeso l’ex direttore del Tg4, nella sua arringa, ha insistito nel sostenere che “non c’è alcuna prova, nemmeno nelle intercettazioni delle ‘Olgettine’, che coinvolga Fede nell’accusa di favoreggiamento: lui e Mora procacciavano le ragazze per le cene di Arcore, e Fede si limitava solo ad invitarle”. Ci vorranno almeno 30 giorni per conoscere le motivazioni che hanno spinto i supremi giudici ad annullare le condanne e a riaprire il dibattimento davanti a un’altra Sezione della Corte di Appello di Milano. Un risultato probabilmente non sperato dalle difese: Paniz aveva concluso chiedendo clemenza per Fede “che ha 84 anni ed è incensurato” invocando per il suo cliente almeno la concessione delle attenuanti.