Polizia: da Roma alle città italiane, 172 anni al servizio del Paese

Il corpo della Polizia di Stato celebra il suo anniversario, ricordando i propri doveri di prossimità alla cittadinanza, soprattutto nelle periferie

Polizia di Stato
In alto: foto © Quirinale In basso: foto © InTerris

“Esserci sempre”. Da ben centosettantadue anni. La Polizia di Stato celebra il suo anniversario con una festa che, in fondo, una festa non è. Più che altro una celebrazione per ricordarsi come e perché si è scelto di far parte di un corpo che, nel suo stesso motto, ha l’essenza stessa del proprio servizio. Fatto di sfide giornaliere, di dedizione alla sicurezza pubblica, di responsabilità nei confronti della cittadinanza, per la quale ci si è assunti, volontariamente, l’onere di garantire la sicurezza nella vita di ogni giorno. Quelle sfide quotidiane delle quali ha parlato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso indirizzato alla Polizia di Stato, affrontate “nella lotta contro ogni forma di criminalità organizzata e di terrorismo, nelle azioni per prevenire e contrastare i fenomeni delinquenziali di maggiore impatto nelle diverse aree del Paese, a partire dagli odiosi episodi di violenza e di aggressione, in particolare da quelli contro le donne”.

Polizia e democrazia

Del resto, ha ricordato il Capo dello Stato, ruolo della Polizia è “accompagnare la vita democratica del Paese”, contribuendo “a porre le indispensabili premesse per il pieno esercizio delle libertà costituzionali, in un contesto in cui legalità, coesione sociale, tutela dei diritti e della dignità delle persone contro ogni sopruso, intimidazione o prevaricazione, costituiscono l’orizzonte del suo impegno”. Non solo. Mattarella ha ricordato “il delicato impegno posto nel garantire l’esercizio del diritto di riunione e di manifestazione del pensiero, unitamente all’incolumità delle persone e alla tutela dei beni, in una corretta gestione dell’ordine pubblico”. Mansioni (e insieme virtù) per le quali il Corpo è stato insignito, nel 2023, della Medaglia d’oro al Valor Civile, idealmente consegnata alle donne e agli uomini dei Reparti Mobili, “per la dedizione profusa nell’assolvimento dell’incarico”.

La fiducia dei cittadini

Ma non è solo il corpo della Polizia di Stato a guardare alla propria divisa come simbolo di un dovere da assolvere. I cittadini stessi, infatti, guardano agli agenti come una garanzia della tutela della propria sicurezza, degni di rispetto e fiducia. A ricordarlo è il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ai poliziotti spiega come “i cittadini ripongono in voi grandi aspettative e un sempre più diffuso sentimento di fiducia”. Il quale è dettato dalla consapevolezza “che la salvaguardia della loro sicurezza è affidata ad autentici professionisti che comprendono profondamente il senso di una missione che, al contempo, è chiamata a tutelare le libertà fondamentali”.

Trasmissione di valori

Libertà che, sempre più spesso, vengono meno in quei contesti dove la fiducia nell’istituzione è resa complicata dalla stretta sociale, in quelle periferie alle quali Papa Francesco, fin dall’inizio del proprio Pontificato, ha invitato a rivolgere lo sguardo: “Ne consegue la necessità – come ricordato dal Capo della Polizia, Vittorio Pisani – di essere presenti sul territorio, sulle strade, tra la gente per contribuire fattivamente a trasmettere fiducia e serenità“. E questo proprio perché “la nostra identità di forza di Polizia a ordinamento civile ci pone al centro dei bisogni del cittadino, vicino alle vittime dei reati, persone ferite, offese, umiliate”.

La festa ad Ancona

Un concetto di prossimità reso evidente dalle celebrazioni che, in tutta Italia, hanno accompagnato il 172esimo anniversario della Polizia di Stato. Interris.it ha partecipato alla festa della Polizia di Ancona, tenuta presso il Teatro delle Muse alla presenza del Prefetto Saverio Ordine e del Signor Questore, Cesare Capocasa, oltre che di tutte le autorità civili, militari e religiose. Un momento di profonda vicinanza tra Forze dell’ordine e cittadinanza, emersa in particolar modo nelle parole del questore, il cui discorso riportiamo integralmente:

Autorità, gentili ospiti, cari studenti,

la gratitudine mia personale e della Polizia di Stato per la vostra presenza che ci onora profondamente e conferisce alla cerimonia odierna il significato più solenne. Signor Prefetto, benvenuto in questa terra meravigliosa, laboriosa, ricca di perle paesaggistiche e di campioni olimpici e mondiali. Saluto e ringrazio per la sua graditissima presenza il campione del mondo di fioretto Tommaso Marini, atleta del Gruppo Sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato, un mix di energia, talento e sana follia. Esprimo, Signor Prefetto, la mia sincera gratitudine per il pregevole esercizio delle sue attribuzioni di autorità provinciale di pubblica sicurezza, l’equilibrato coordinamento delle Forze di Polizia, la non comune sensibilità umana e professionale.

Eccellenza Reverendissima, ci aiuti a migliorare noi stessi e a proteggere gli altri, i più fragili, i rifiutati, gli esclusi, le vittime di immani tragedie umanitarie che riescono a raggiungere il nostro Paese dopo aver trovato un varco dall’inferno e dalla brutalità delle guerre. Un poliziotto amico al servizio di chi ha bisogno e pronto a sorridere loro, a raccogliere ogni grido di aiuto, a soddisfare con lealtà, senso di umanità e spirito di abnegazione le loro legittime richieste. Non mancano i falsi profeti, i ciarlatani che offrono gli ingannevoli rimedi della droga, di relazioni “usa e getta”, di false promesse, di guadagni facili ma disonesti e tolgono invece ciò che è più prezioso…la dignità e la capacità di amare.
“Esserci sempre”, il tema della odierna celebrazione, essenzialmente lo spirito della nostra missione al servizio della gente, nel comune obiettivo di garantire sicurezza e, quindi, libertà perché non esiste una vera libertà se non è garantita la sicurezza del vivere quotidiano.

Ma “Esserci sempre” ha anche il significato del solenne impegno di tutti noi a misurarsi con le nuove sfide con spirito che non si sottrae al confronto, ma anzi è determinato ad affrontarlo a viso aperto e con la risolutezza che i tempi impongono.

Polizia
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Non possiamo nascondere la complessità dello scenario che abbiamo di fronte, un terrorismo ancor più feroce e pericoloso di quello conosciuto in passato, per la sua carica di “ultra-violenza”, la dimensione transnazionale e la capacità di sfruttare le opportunità di una società aperta. Il conflitto in medio Oriente, la strage di Mosca e la crisi che ne è derivata può costituire “una cassa di risonanza per il messaggio jihadista” e “fungere da innesco di potenziali lupi solitari stanziati in Europa”, un terrorismo acefalo e atomizzato, della cd. porta accanto, i reclutati online fortemente ispirati dall’ideologia dell’Isis.

Così come dobbiamo tener conto delle migrazioni, il cui costante trend in crescita le espone con sempre maggiore insistenza al rischio di sfruttamento da parte delle organizzazioni terroristiche.

Siamo di fronte a una minaccia liquida, indistinta che si radicalizza principalmente nelle carceri e sul web. L’unico sistema di prevenzione, atteso che il rischio zero non esiste, è quello di intercettare i sintomi, i segni premonitori e renderli patrimonio comune nello scambio di informazioni a livello internazionale per realizzare il maggior argine possibile ad ogni forma di terrorismo.

Né può essere ignorata l’insidia della criminalità organizzata, dimostratasi abile nel penetrare i circuiti dell’economia legale con una strategia silente e per questo più pericolosa, senza rinunciare alla protervia del sopruso e della violenza. In occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, è stata rimarcata dal Procuratore Generale la costante attenzione verso il rischio di infiltrazioni mafiose perché sebbene non vi siano elementi da cui ricavare un loro radicamento, vi sono segnali che evidenziano come tale rischio non sia solo teorico o potenziale.

Giovanni Falcone ci ha insegnato che per combattere la mafia è necessario “seguire il denaro”: questa deve diventare una consapevolezza a livello globale, grazie anche agli strumenti offerti dalla tecnologia digitale che consentono di “tracciare i flussi finanziari”. Le mafie sono una pesante zavorra, dobbiamo avere il coraggio di metterci in gioco tutti per rendere migliore il nostro futuro. Per quanto riguarda la violenza di genere , i dati sono sempre più inquietanti, intollerabili, in costante aumento.

Un fenomeno ormai strutturale, una velenosa gramigna che affligge la nostra società che va eliminata dalle radici, un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Un deserto educativo, un approccio predatorio, una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di polizia, richiede un deciso cambiamento culturale, un impegno corale, un approccio olistico capace di coinvolgere tutti gli attori istituzionali e sociali, in particolare il sistema scuola, l’architrave di una società civile. Cari studenti siete il futuro di questo Paese, non giratevi dall’altra parte, non siate indifferenti, siate lampioni in mezzo alla strada, le conquiste sulla legalità non sono per sempre, ogni giorno vanno confermate quindi siate protagonisti, non aspettate il testimone, ve lo dovete prendere, assumendovene il rischio.

Polizia
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Se la violenza di genere è, dunque, un problema culturale, solo la corretta e approfondita conoscenza della portata del fenomeno può orientare le scelte dell’Autorità politica, le azioni operative delle Forze di Polizia e le iniziative di prevenzione delle Istituzioni e delle associazioni del pubblico e del privato sociale. La Direzione Centrale della Polizia Criminale è l’articolazione interforze del Dipartimento della pubblica sicurezza deputata a raccogliere e analizzare dati, a pianificare azioni comuni ed offrire una piattaforma di informazioni cui tutte le Forze di Polizia concorrono in maniera unitaria, ciascuna con la ricchezza delle proprie diversità.

Particolare preoccupazione destano, altresì, i fenomeni di criminalità minorile, caratterizzati da una sempre crescente diffusione dell’uso di modalità violente, ove l’approccio invece che trattamentale e coercitivo, dovrebbe riguardare la fase precedente, quella che determina di fatto reati e devianze. E, non da ultimo i reati informatici, in tutte le loro multiformi evoluzioni, che rappresentano la nuova frontiera del crimine, sia organizzato che nella minaccia alla vita quotidiana dei cittadini.

Sempre attuale la domanda di sicurezza proveniente dalle aree urbane meno fortunate, dove degrado, delinquenza comune e comportamenti di inciviltà incidono profondamente sulla qualità della convivenza civile, rendendo più problematiche le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini, soprattutto quelli delle fasce più esposte. È una istanza forte e legittima che deve essere soddisfatta nell’effettività della vita quotidiana, ben al di là delle statistiche che indicano sì una regressione generale dei fenomeni criminali.

Desidero ringraziare il Procuratore della Repubblica dottoressa Monica Garulli per il magistrale coordinamento delle Forze di Polizia nel contrasto alla criminalità comune e organizzata… ma a questo decremento della delittuosità non corrisponde un aumento della percezione di sicurezza della nostra Comunità, spesso impaurita, preoccupata, smarrita. E’ indubbio che una tale percezione, così confliggente con la cd. sicurezza rilevata, sconti soprattutto l’interazione di altri fattori, come il degrado urbano e la sensazione di precarietà che una lunga crisi economica ormai decennale e la stessa pandemia hanno sempre più acuito. La sicurezza urbana, definita come il bene pubblico relativo alla vivibilità e al decoro delle città, deve essere perseguita anche con il contributo congiunto degli enti territoriali e delle polizie locali, attraverso interventi di riqualificazione e recupero delle aree o dei siti
più degradati, la prevenzione dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria (pianificando interventi di prossimità attraverso la figura del Poliziotto di Quartiere, i servizi ad Alto Impatto e i gazebo dove rappresentiamo la nostra attività quotidiana), la promozione del rispetto della legalità, anche mediante iniziative finalizzate a dissuadere ogni condotta illecita, in particolare le occupazioni arbitrarie di immobili o di spazi pubblici e lo smercio di prodotti contraffatti o falsificati.

Negli ultimi due anni sono state emanate oltre 800 misure di prevenzione, di esclusiva competenza del Questore, numeri senza precedenti, a livello di sedi di particolare rilevanza, finalizzate ad evitare la commissione di reati da parte di determinate categorie di soggetti considerati socialmente pericolosi, che hanno contribuito, in maniera significativa, a contrastare la criminalità comune, ad eliminare fenomeni riconducibili alle aggregazioni giovanili violente e alla malamovida, a garantire un livello più elevato di sicurezza dei cittadini e, di fatto, a migliorare la qualità della convivenza civile.

In questo contesto siamo chiamati, altresì, ad una maggiore sensibilizzazione e a un più significativo impegno, facendo della presenza sul territorio la nostra primaria mission, capaci di prevedere e prevenire le difficoltà, di conoscere il territorio e di essere ben conosciuti dai suoi abitanti, di rispondere in maniera più efficace alle aspettative della popolazione. Una missione a vocazione civica animata dallo spirito di testimoniare nei fatti, nei contegni e nei comportamenti la ferma volontà di incarnare un baluardo di legalità che alimenti serenità nelle persone oneste e ingeneri fondato timore nei criminali. In questa ottica si evidenzia, in tutta la sua rilevanza, il controllo della regolarità degli stranieri rintracciati sul territorio nazionale o all’atto di farvi ingresso, compito primario delle Forze di Polizia e in primo luogo della Polizia di Stato, attraverso l’operato dell’Ufficio Immigrazione e della Polizia di Frontiera.

Tale azione trova la sua piena efficacia quando ne consegue una effettiva attività di rimpatrio o di accompagnamento ai CPR di coloro che non hanno titolo all’ingresso o alla permanenza nel nostro Paese. La Questura di Ancona figura tra le più virtuose a livello nazionale per numero di rimpatri di stranieri che annoveravano condanne o precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, la persona e spaccio di stupefacenti, considerati destabilizzanti per l’ordine e la sicurezza pubblica, così come risulta tra le più efficienti per i tempi di formalizzazione delle richieste di protezione internazionale.

Da gennaio dello scorso anno, inoltre, sono stati ben otto gli sbarchi di migranti a bordo di imbarcazioni delle ONG, per un totale di 905 persone, di cui 134 minori non accompagnati, accolti da una macchina organizzativa perfettamente rodata, coordinata puntualmente dalla Prefettura. Le attività di esclusiva competenza della Polizia di Stato (identificazione, regolarizzazione, affidamento dei minori e azione delle Sezioni investigative finalizzata al contrasto dell’immigrazione clandestina), oltre ai servizi di ordine pubblico con il concorso di tutte le Forze di Polizia, si sono svolte sempre con particolare professionalità, senza soluzione di continuità, anche per consentire di liberare nel più breve tempo possibile le strutture provvisoriamente adibite a dette operazioni.

Non possiamo non ricordare i numerosi servizi di ordine pubblico, oltre 1000, in particolare quelli più sensibili, sempre gestiti con la piena collaborazione e disponibilità delle altre Forze di Polizia, senza turbative per l’ordine e la sicurezza pubblica. Il governo dell’ordine pubblico, in un ordinamento democratico, richiede un puntuale esercizio delle responsabilità di ciascuno e un prudente apprezzamento delle circostanze e senso della misura come premessa indispensabile per garantire, in ogni situazione, il bilanciamento dei diversi valori costituzionali in gioco. Un esercizio non muscolare ma empatico, equilibrato, professionale, attento ad interpretare il disagio della gente.

Con i sentimenti della più alta stima e sincera gratitudine mi rivolgo alle donne e agli uomini della Polizia di Stato della Questura , dei Commissariati e di tutte le Specialità: la Polizia Stradale, la Polizia Ferroviaria, la Polizia di Frontiera, la Polizia Postale e delle Comunicazioni, la Polizia Scientifica, la Zona Telecomunicazioni, il XIV Reparto Mobile, gli Stabilimenti della Polizia di Stato, il personale di p.g. presso le Procure e il personale dell’Amministrazione civile. Questa è la famiglia di cui orgogliosamente faccio parte, i compagni di tutte le mie giornate di lavoro, persone che nella loro normalità svolgono un servizio straordinario per il Paese.

Così come desidero ringraziare le Organizzazioni Sindacali della Polizia di Stato e dell’Amministrazione Civile dell’Interno, autentica ricchezza della Polizia di Stato, per il costruttivo dialogo e confronto necessario per conseguire l’obiettivo prioritario della tutela della nostra gente e dell’Amministrazione.

Un reverente e sentito pensiero a chi ha onorato la divisa fino a sacrificare la propria vita, i propri affetti… anche loro saranno sempre accanto a noi. Infine la mia Polizia, la passione profonda di una vita… con infinita riconoscenza per tutti i miei fedeli collaboratori, con l’affetto per tutti voi che oggi siete stati illustri testimoni della mia intensa, straordinaria emozione.

Permettetemi di concludere questo breve intervento con le parole che il Santo Padre ha rivolto alla Polizia di Stato in un incontro presso l’Ispettorato del Vaticano: “Le luci e le ombre della nostra natura umana, limitata e ferita dal peccato, comportano la necessità che ci sia chi, di fronte al male, non resti a guardare ma si assuma la responsabilità di intervenire, per tutelare le vittime e riportare all’ordine i trasgressori, sempre avendo a cuore il bene di tutti. Ed è per questo impegno in prima persona che le “auto azzurre” diventano spesso punto di riferimento per tanti altri bisogni meno istituzionali, ma non meno importanti a livello umano, di cui pure vi fate carico: dalla richiesta di informazioni, ai piccoli imprevisti, o a chi si rivolge a voi per manifestare un disagio, o perché, sentendosi emarginato, cerca un po’ di comprensione ed empatia. La gente sa che dove c’è la divisa, ci si può fidare. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio”.

Viva la Polizia, Viva l’Italia