Rom e Sinti, 75 anni fa una pagina dell'orrore nazista

Era il 2 agosto 1944 quando le etnie rom e sinti furono vittime dello sterminio nazifascista. Settantacinque anni fa, circa 3.000 uomini, donne e bambini vennero uccisi in un solo giorno: un genocidio realizzato per presunte ragioni etniche per il quale è stato istituito il Rom Genocide Remembrance Day, una giornata di ricordo del genocidio, avvenuto durante la seconda guerra mondiale: “La memoria del genocidio provocato da ideologie razziste sia un monito per contrastare la diffusione nella società di parole e comportamenti discriminatori e violenti e favorire la piena integrazione del popolo Rom, composto ancora oggi soprattutto di minori, cui va garantita integrazione scolastica, sanitaria e abitativa” ha dichiarato ad Avvenire la Comunità di Sant'Egidio, che il 20 luglio scorso ha organizzato una Marcia per la Pace nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

Lo sterminio di un'etnia

Tra il 1939 e il 1945 furono uccisi oltre 500.000 zingari, una pagina buia della storia del secondo conflitto mondiale. Stando agli storici, la loro persecuzione fu dettata da ragioni puramente etniche: con l'avvento del nazifascismo, nel 1938 i vertici del terzo Reich avviarono una legislazione ad hoc sulla Zigeunerfrage, la “questione zingara” allo scopo di creare un censimento dei rom e sinti tedeschi in base al loro “grado di purezza”. Come sostiene lo storico Spinelli, si trattò della più estesa e costosa ricerca sulla genealogia di rom e sinti compiuta della storia dettata da ragioni scientifiche. Quando, al termine delle ricerche dell'équipe scientifica tedesca, si arrivò a teorizzare la “purezza” della “razza ariana”, centinaia di loro furono sterminati nei campi di concentramento. Altri ancora furono massacrati nei villaggi: quando, nel 1939, le truppe tedesche invasero la Polonia, molte comunità furono cancellate al loro passaggio. Si ricorda anche il rastrellamento in Austria, Slovacchia, Francia e Lussemburgo, che finirono per morire nelle camere a gas. Nel 1943, alcuni di loro riuscirono a fuggire e riparare in Italia, dove si unirono alle formazioni partigiane: Walter e Giuseppe Catter, Giuseppe Levakovich, Amilcare Debar sono i volti che, dalle ceneri dello sterminio nazifascista, hanno contribuito alla costruzione dell'Italia.