Morte cardiaca improvvisa: quali sono i fattori di rischio

Il professore cardiologo Francesco Pelliccia ha spiegato ad Interris.it in cosa consiste al morte improvvisa e quali sono i maggiori fattori di rischio

Pelliccia
Foto di camilo jimenez su Unsplash

Le malattie cardiovascolari sono patologie che hanno un’alta incidenza nei Paesi occidentali in quanto c’è un’elevata prevalenza dei fattori di rischio che sono alla base dell’aterosclerosi, ovvero l’ipertensione, il diabete, l’ipercolesteria, e il tabagismo. L’ambiente può avere un impatto molto negativo sulla salute dell’uomo e a tal proposito sono stati fatti studi che dimostrano come ci siano popolazioni con un’incidenza dell’aterosclerosi molto bassa fino a quando risiedono nel proprio Paese e come ci sia un vertiginoso aumento nel giro di pochi anni non appena queste persone migrano negli Stati Uniti.

Interris.it ha intervistato Francesco Pelliccia, professore associato di cardiologia all’Università Sapienza di Roma e consulente per la cardiologia di Artemisia Lab. Il Professore ha chiarito che il decesso cardiaco può avere molte cause e ha indicato come si può prevenire. 

Prof. Pelliccia da cosa dipende la morte cardiaca?

“Non è dovuta solo all’infarto miocardico o all’aterosclerosi coronarica che sono due importanti e frequenti cause di decesso. Ci sono infatti anche altre patologie che possono essere congenite o causate da dei processi degenerativi. Tra queste annoveriamo quella che colpisce le valvole cardiache, le patologie del tessuto elettrico per cui abbiamo la morte improvvisa per una anomalia del battito cardiaco, e le cardiopatie che sono delle malattie del muscolo del cuore in cui constatiamo un’alterazione della funzione di pompare il sangue ad ogni battito cardiaco”.

C’è stato un aumento di queste morti?

“No, ma la situazione non è rosea in quanto una recente indagine indica che lo 0,1% della popolazione mondiale ogni anno muore per morte di improvvisa. Purtroppo notiamo che c’è una grave disattenzione verso i fattori di rischio soprattutto tra i giovani dove sta aumentando l’esposizione al fumo.  Inoltre, tra la popolazione c’è una minore consapevolezza che una poca cura dell’ipertensione, del colesterolo e del diabete alla lunga può portare a un problema cardiovascolare”.

Come spiega le morti cardiache improvvise tra i giovani?

“Si tratta di eventi tragici che ci sono sempre stati, ma sicuramente è cambiata l’attenzione dei media che li mettono in risalto. Nella maggior parte dei casi queste morti improvvise non sono legate a un infarto miocardico, ma si riconducono ad altre cause come una cardiomiopatia che non era stata diagnosticata correttamente o a delle turbe elettriche che portano alla genesi di anomalie della formazione dell’impulso cardiaco. A tal proposito voglio soffermarmi sugli sportivi perché si parla spesso di morti improvvise durante una gara. Ci tengo a dire che non sono a rischio più di altre categorie e che nella maggior parte dei casi non muoiono di infarto, ma per gli stessi motivi che ho detto in precedenza. Si tratta di eventi che hanno un’incidenza molto bassa, ma naturalmente anche in questo caso il risalto dei media li fanno sembrare molti di più”.

Cosa deve fare una persona che non ha problemi di cuore per prevenire questo?

“La prima cosa è  non fumare e controllare il diabete, il colesterolo e l’ipertensione con una misurazione pressoria almeno una volta al mese. Riducendo questi fattori di esposizione lo stesso rischio di morte improvvisa sembra possa diminuire del 90%. Però ci sono delle patologie congenite e per questo è fondamentale fare degli screening periodici, come l’elettrocardiogramma che da qualche anno viene effettuato già subito dopo la nascita. La comunità scientifica poi indica di effettuare un altro ecocardiogramma al termine dello sviluppo che coincide con i 14 anni di età per le ragazze e verso i 17 per i ragazzi e successivamente in età adulta a 40 anni per gli uomini e a 50 anni per le donne. Sarà poi il cardiologo a definire il rischio cardiovascolare e a decidere se è il caso di passare a delle indagini di secondo livello”.

Quanto è importante sensibilizzare la popolazione?

“Moltissimo e per questo sto conducendo una campagna sulla prevenzione cardiovascolare già in età scolare. Serve un cambio di tendenza forte e solo con l’insegnamento ai bambini si può cambiare una mentalità che ad oggi non sembra dare alcuna importanza alle abitudini scorrette. Si tratta di un compito molto delicato e per questo le stesse istituzioni devono scendere in campo e incoraggiare la popolazione a volersi bene trattandosi in modo sano”.