RINNOVAMENTO CARISMATICO E LA SFIDA ECUMENICA

Cinque giorni di celebrazioni, in grado di coinvolgere in egual modo persone di luoghi e contesti fra loro lontani in un unico spirito di fratellanza. Questa la strada tracciata per gli oltre 30 mila fedeli accorsi nella Capitale da più di 130 Paesi del mondo per celebrare insieme il Giubileo d’oro del Rinnovamento carismatico. Un’occasione, quella del cinquantennale, per dimostrare come la via dell’unità, più volte invocata da Papa Francesco, sia quella effettivamente seguita dai carismatici di tutto il Pianeta, giunti nel Circo Massimo proprio per incontrare il Santo Padre e testimoniare come l’azione dello Spirito Santo continui ogni giorno a regalare doni nella vita di ognuno disposto a vivere una nuova Pentecoste. Un appuntamento nel quale è stato certamente l’aspetto ecumenico a emergere, allo scopo di dimostrare che la via della “diversità riconciliata” auspicata dal Pontefice può essere davvero percorsa. Una questione sulla quale si è espressa Michelle Moran, presidente dell’International catholic carismatic renewal service (Iccrs) che, a In Terris, ha spiegato il significato spirituale di questi cinquant’anni, tra ecumenismo e importanza della testimonianza.

Cosa significa aver raggiunto il cinquantennale del Rinnovamento carismatico e celebrarlo tutti insieme in questo spirito di ecumenismo?

“Noi stiamo celebrando i cinquant’anni del Rinnovamento carismatico cattolico ma è una corrente di grazia di una corrente più grande che, all’inizio del secolo, è nata con il movimento penteMorancostale che ha vissuto esattamente la stessa cosa. Quindi noi andiamo ad attingere nel fiume dal quale anche altri, come la chiesa pentecostale, prendono le stesse grazie. L’evento stesso del Rinnovamento è un’occasione in cui la comunione si trova molto facilmente”.

In questo momento storico nel quale si verificano tante guerre di religione e il nostro mondo vive molte situazioni di conflitto, quanto è importante il messaggio del Rinnovamento e soprattutto quanto può dare alle persone raccontare e testimoniare l’azione dello Spirito Santo?

“Lo Spirito Santo porta pace e amore e lo porta nel cuore delle persone. E sono proprio queste persone che, attraverso l’azione dello Spirito, possono poi diffondere questa grazia agli altri. Quindi sono molte le persone coinvolte in questa grazia insita nel potere dello Spirito Santo, così che esse abbiano la possibilità di diffonderla ai fratelli. E’ proprio in questo modo che si diffonde la pace che ci porta lo Spirito Santo”.

Ritrovarsi qui, insieme, è anche un modo per rispondere all’appello di Papa Francesco che sempre invita all’unità e a una Chiesa “in uscita”?

“Ognuno ha il proprio carisma e il Papa chiede a ciascuno di farlo rivivere. Il nostro, quello del Rinnovamento carismatico, è il battesimo nello Spirito Santo che non è un’esperienza solo nel cuore, quindi come fosse una chiesa interiore, ma nella Chiesa attiva nella società e nel mondo. Quindi un’esperienza che inizia dal cuore ma si trasforma per testimoniare fra le genti di ogni dove”.

Una sfida accettata

Certamente, nel contesto del Circo Massimo, l’aspetto dell’organizzazione e dell’accoglienza ha giocato un ruolo fondamentale. E fornire ai partecipanti un luogo di aggregazione sicuro e adatto all’incontro con Papa Francesco, non è stato un obiettivo da poco. Eppure, nonostante il sole, il caldo di Roma e gli ovvi disagi legati all’ambiente abbiano messo a dura prova i partecipanti, la risposta dei carismatici è stata importante e, nelle due giornate di celebrazione nell’ex stadio romano, le presenze hanno toccato numeri molto elevati. Un aspetto, questo, del quale ha parlato a In Terris Oreste Pesare, direttore esecutivo di Iccrs e a capo dell’organizzazione dell’evento.

Quanto sforzo è costato, dal punto di vista organizzativo, accogliere così tante persone nel Circo Massimo? E cosa significa questa adunanza a livello spirituale?

“Questa è una sfida che abbiamo accettato più di un anno e mezzo fa. E parlo di una sfida da quando, il 25 aprile dell’anno scorso, ci siamo incontrati con Papa Francesco e lui ha cominciato a parlare del nostro Giubileo. Lui si è coinvolto pienamente e ci ha incoraggiati a fare qualcosa che potesse essere un segno per la Chiesa oggi. Ha cominciato a parlare di una veglia ecumenica, di un sogno: che la Chiesa di Gesù è una. E noi abbiamo accettato la sfida: già avevamo nel cuore di celebrare il nostro cinquantesimo anniversario, i 50 anni della presenza di questo Rinnovamento carismatico nella Chiesa cattolica. Dico questo perché il Rinnovamento è al di là di ogni barriera convenzionale. E’ nato agli inizi del ‘900, con i pentecostali, e adesso si sviluppa questa spiritualità, questa corrente di grazia, come la chiama Papa Francesco, in tutte le denominazioni cristiane. In cosa consiste? In un’esperienza viva con Gesù. Quindi noi non siamo e non vogliamo essere un movimento come gli altri… vogliamo essere coloro che hanno incontrato Gesù, nella maniera in cui ti chiama e nella maniera in cui tu rispondi. Quando abbiamo accettato questa sfida tutto si è spianato davanti a noi, anche se ci rendiamo conto che organizzare una cosa del genere qui a Roma, al Circo Massimo e non a Piazza San Pietro, è stata una seconda sfida perché lì era tutto organizzato, mentre qui era tutto da definire. Più di un anno di lavoro, uno staff internazionale da tutti i cinque continenti, due programmi software che si sono intercambiati perché non erano all’altezza di questa programmazione così grande che dovevamo sviluppare”.

Organizzare un evento simile in un contesto come questo, nel quale possono sorgere molte complicazioni, non è certamente facile… Quali sono state le principali difficoltà incontrate?

“Il nostro peccato. Questa è la vera difficoltà, perché le cose pratiche si risolvono. Il peccato, le difficoltà di relazione che, pur nella normalità, sono però quelle che pesano di più, perché tu vorresti andare avanti, stai servendo il Signore e, invece, scopri che la difficoltà più grande sei tu stesso”.

Quindi l’aspetto fondamentale è stato impegnarsi per lavorare insieme e, nel senso più ampio, celebrare in uno Spirito di ecumenismo…

“Assolutamente sì, intra nos ed extra nos!”

Una sfida, questa, che ha presentato non pochi ostacoli ma che, alla fine, ha consentito agli oltre 30 mila del Circo Massimo di incontrare Papa Francesco il quale, nuovamente, ha tracciato una linea ben precisa da seguire: quella della comunione e dell’unità per svolgere una missione che, in modo assolutamente speculare, ci coinvolge in quanto cristiani, qualunque sia la nostra denominazione.