La differenza tra riformisti e populisti

Abbiamo il dovere di separare drasticamente due termini che fino ad ora sono andati di pari passo. Il primo termine è emergenza, il secondo è immigrazione. L'immigrazione non è una questione emergenziale delle società moderne e della società italiana.

Le questioni dei grandi flussi demografici sono questioni strutturali delle società e vanno affrontate con politiche di carattere strutturale e non emergenziale. L'emergenza significa rincorrere le questioni, “metterci una pezza” ma non avere una visione dei processi. Del resto continuare ad affrontare il problema delle migrazioni con politiche emergenziali, significa continuare a far sì che il vento soffi nelle vele del popoulismo.

Il punto di differenza tra riformisti e populisti è su come affrontare questo tema. I populisti mettono sempre in campo una visione dominata dall'ansia di dover rincorrere un processo, dall'ansia di dovere sempre e comunque enfatizzarlo. I riformisti cancellano l'emergenza e mettono in campo una visione complessiva. Questo è ciò che abbiamo provato a fare negli ultimi mesi, perché i grandi processi dei flussi migratori e demografici, una grande democrazia non li insegue, non li subisce, una grande democrazia cerca di governarli.

E per governarli serve guardare anzitutto dall'altra parte del Mediterraneo: c'è bisogno di una visione comune tra Europa e Africa. Io ho passato questi mesi andando in giro in Europa a spiegare ai miei colleghi e ai miei amici europei che il tema di rapporto con l'Africa, nei prossimi vent'anni almeno ma forse addirittura di più, sarà cruciale per il futuro dell'Europa. Ho usato una metafora forte: nei prossimi venti anni l'Africa sarà lo specchio dell'Europa. Se l'Africa starà bene, l'Europa starà bene. Se l'Africa starà male, l'Europa starà male. Questa è la pura e semplice verità. 

I destini di questi due continenti sono strettamente connessi e per tre ragioni. La prima sono ragioni relative alla sicurezza. Una parte fondamentale della sicurezza dell'Europa si gioca in Africa, anche sul terreno della lottta al terrorismo. La seconda questione è dell'incrocio delle materie prime: l'Africa è un continente straordinariamente ricco di risorse energetiche, minerali preziosi.

Dobbiamo pensare ad un progetto verso l'Africa che sia pensato non in termini caritatevoli. L'Europa che interviene economicamente in Africa, non fa un favore agli africani, fa un favore a se stessa. C'è bisogno di un impegno a medio e lungo periodo perchè noi dobbiamo raffreddare i conflitti, aiutare a costruire processi di istituzioni che siano credibili e rappresentative, costruire classi dirigenti degne di questo nome, sapendo che in alcuni casi queste classi dirigenti anzichè utilizzare le risorse del Paese per l'arricchimento collettivo delle comunità utilizzano le risorse di quel Paese per arricchirsi personalmente. Quindi c'è da fare una grande e straordinaria battaglia di costruzione civile e politica di un continente. 

La terza questione riguarda i flussi demografici. C'è un dato che è evidente e con il quale dobbiamo fare i conti: mentre l'Europa non cresce demograficamente, l'Africa cresce in maniera impetuosa. E la gestione della questione demografica non può essere delegata ai trafficanti di esseri umani. Bisogna quindi sconfiggerli, sconfiggere coloro che fanno del traffico di esseri umani la loro principale attività per arricchirsi.

Ringrazio molto quello che stanno facendo don Aldo Buonaiuto e la Comunità Papa Giovanni XXIII, dobbiamo sostenere questi sforzi per togliere dalle mani dei trafficanti di esseri umani le chiavi delle democrazie europee. E' questo il mio impegno.

Come ministro dell'Interno, ho il dovere di sconfiggere l'illegalità e aprire le porte alla legalità. Sconfiggere l'illegalità significa che chi arriva in Italia e in Europa per fuggire da una guerra lo fa attraverso i corridoi umanitari e non portato dagli scafisti. E questo non è un obiettivo di dopodomani, è quello che stiamo già facendo in questi giorni e che abbiamo fatto in questi mesi, insieme il ministero dell'interno e la Cei hanno portato famiglie di rifugiati che scappavano dalla guerra in Siria, nel Corno d'Africa, porteranno mi auguro nei prossimi giorni, rifugiaiti che venfono anche da altri Paesi africani.

Il punto è questo se noi non vogliamo lasciare il campo libero a coloro che evocano preoccupazioni ed angosce dobbiamo tenere insieme questi presupposti. Chi vuole aprire le porte alla legalità deve dimostrarsi di fronte al popolo italiano credibile nel combattere l'illegalità.

* Estratto dal discorso pronunciato dal ministro dell'Interno Marco Minniti, all'iniziativa del 20 dicembre all'Auditorium Parco della Musica di Roma, organizzata della Cisl, Fai e Anolf sui migranti.