Siria, Mosca avverte il comando Usa: “Se i ribelli attaccano saranno stroncati”

Se le forze democratiche siriane di stanza sulla riva est dell’Eufrate, dove si trovano insieme alle forze speciali Usa, tenteranno di aprire nuovamente il fuoco “contro le truppe governative siriane e i militari delle forze speciali russe – che al momento operano nei pressi di Deir el-Zor – saranno stroncate con tutti i mezzi bellici in nostro possesso”. E’ l’avvertimento contenuto di un comunicato diramato dal ministero russo della Difesa al comando Usa di al Udeid in Qatar.

Mosca ha sottolineato che “sullo sfondo dei successi delle truppe governative siriane a Deir el-Zor, la coalizione internazionale guidata agli Usa e le forze democratiche siriane hanno sospeso l’operazione per liberare Raqqa“. Il centro della ex capitale dell’Isis sarebbe secondo Mosca “interamente in mano ai terroristi”. I mezzi di ricognizione russi hanno quindi registrato “lo spostamento delle forze ribelli dalla provincia di Raqqa nei distretti settentrionali dell’area di Deir el-Zor“. Mosca a questo punto ha sottolineato che i miliziani del Califfato “non ostacolano” l’arrivo delle forze ribelli e i droni non hanno registrato “nessun combattimento” tra Isis e ribelli nel corso “dell’ultima settimana“. Il ministero della Difesa ha notato infine che per ben due volte dalle posizioni a est dell’Eufrate, dove si trovano i ribelli e le forze speciali Usa, contro le truppe governative “è stato aperto il fuoco massiccio con mortai e artiglieria“.

Intanto il ministero britannico della Difesa ha sottolineato che nei raid condotti dalla Royal air Force a partire dal 2014 sono rimasti uccisi più di 3 mila militanti del sedicente Stato islamico. Secondo i dati forniti da Londra “non ci sono prove credibili” della morte di civili. Critico il gruppo pacifista Airwars, per il quale è “statisticamente impossibile” che non siano stati uccisi civili nei bombardamenti.

In base al report, che copre il periodo dal 2014 allo scorso luglio, sono stati eliminati esattamente 2.684 “fighters” in Iraq e 410 in Siria. La polemica sui civili è destinata a crescere dopo le dichiarazioni del direttore di Airwars, Chris Woods, secondo cui anche gli americani hanno ammesso che in media viene ucciso un civile ogni 40 militanti eliminati nel corso dei bombardamenti.