I cristiani che soffrono ci indicano la via della vera Resurrezione

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Foto © Acs

Partecipare alla Via Crucis, alla Messa in Coena Domini e alla veglia di Pasqua. Le celebrazioni del Triduo Pasquale in molti paesi dell’Occidente sono ormai marginalizzate e vissute da una minoranza che tiene viva la fede nel giorno dell’amore estremo di Gesù.

La via verso la Resurrezione e la luce è più attesa e percorsa nelle comunità cristiane presenti nei Paesi dove sono più forti la persecuzione, la discriminazione e la violenza contro i cristiani. Gli attacchi terroristici di Pasqua in Pakistan del 2016 e in Sri Lanka nel 2019 – costati la fede a centinaia di persone – non hanno piegato la fede di quelle minoranze cristiane che continuano a credere nella possibilità di salvezza per tutta l’umanità.

Insomma c’è chi abbraccia la croce ogni volta che si reca a Messa o che partecipa ad una processione, ci sono persone che partono dal proprio villaggio per vivere l’eucarestia sapendo di correre il rischio di non tornare. Non si tratta solo di persecuzioni religiose, ci sono infatti milioni di cristiani che vivono in Paesi in guerra, che hanno case bombardate e famiglie divise da esodi forzati. Eppure queste persone vivono la Pasqua come possono; nei campi profughi, nei rifugi per sfollati e i più fortunati nelle case delle famiglie che aprono le porte ai profughi. Si spezza il pane e si versa il vino con quello che si possiede e il sangue di chi prega per la pace ci ricorda il sacrificio di Cristo.

A dire il vero anche nei Paesi Occidentali non è semplice essere cristiani, la nostra fede viene messa alla prova, sbeffeggiata e calpestata con tanti provvedimenti che vanno contro l’umano, il bene comune e tutte le nostre convinzioni. Poi ci sono le prove della vita che ci mortificano e ci allontanano dalla Chiesa, dal vivere la fede in una dimensione comunitaria, perché la pigrizia ci porta a ripiegarci su sé stessi.

Dai cristiani che pagano il tributo più alto, quello della vita, dobbiamo cogliere la lezione del coraggio per vivere pianamente questa Pasqua di Resurrezione. Dobbiamo partire da un gesto di umiltà e riconoscere i nostri limiti di Cristiani con i guanti bianchi per consentire che Cristo risorto venga ad abitare in ognuno di noi. Dobbiamo affidarci completamente a Lui, senza calcoli e ragionamenti, come fanno i nostri fratelli delle periferie esistenziali e del mondo, che offrono la sofferenza e ricevono la pace dei cuori. Solo in questo modo possiamo vivere la riconciliazione e il perdono del Risorto che salva le anime e cambia la storia.