I figli della reporter uccisa chiedono le dimissioni di Muscat

I figli di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese rimasta uccisa lunedì scorso nell'esposione della sua auto, hanno chiesto le dimissioni del premier Joseph Muscat per avere “fallito nel garantire loro le libertà fondamentali”. In un post su Facebook Matthew, Andrew e Paul Caruana Galizia hanno respinto la proposta di Muscat di una promessa di ricompensa per trovare gli assassini. Identificare i killer non è abbastanza, hanno aggiunto chiedendo al contempo che venga sradicata la corruzione nell'isola.

“Dobbiamo arrivare fino in fondo all'indagine, non lasceremo nulla di intentato – ha assicurato, da parte sua il primo ministro maltese – non escludiamo nessuna pista”. Quanto avvenuto a Galizia Caruana “non è solo un orribile assassinio ma qualcosa che ha profondamente segnato anche il nostro Paese”, che “non è mafioso” come ha invece accusato il figlio della reporter”. Ora la priorità è “colmare il divario dei mezzi per l'indagine”, motivo per cui La Valletta, ha detto Muscat, ha già chiesto aiuto agli altri Paesi e a cui hanno già risposto favorevolmente la polizia olandese, Scotland Yard, Fbi ed Europol.

Sul giallo è intervenuto anche il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani. “L'omicidio di Daphne ha contorni molto preoccupanti, probabilmente ci sono complicità, iniziative, risvolti e persone che si sono mosse al di là dei confini della Repubblica di Malta” ha detto. Per questo “non è sufficiente il lavoro della polizia maltese ma ritengo che su questa vicenda l'Europa intera debba mobilitarsi”. Tajani ha spiegato di non sapere “perché sia stata uccisa” ma “pretendo si scopra la verità“.

Gli inquirenti maltesi hanno, intanto, recuperato il cellulare usato come detonatore per la bomba che ha ucciso la giornalista. Lo ha reso noto una portavoce del governo maltese, aggiungendo che al momento non è stata ancora compiuta l'analisi dell'esplosivo utilizzato ma dai primi rilievi sarebbe di tipo diverso e “molto più potente” di quello utilizzato in altri cinque attentati dinamitardi compiuti nell'isola negli ultimi sei anni ed attribuiti a regolamenti di conti tra gang criminali rivali. L'ordigno sarebbe stato collocato nella parte inferiore della vettura noleggiata dalla reporter.