Unicef Birmania: “Il difficile reinserimento sociale degli ex bambini soldato”

Myanmar

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef) continua il suo programma di recupero dei bambini soldato reclutati dall’esercito birmano in Myanmar. Nessuno sa esattamente quanti siano stati arruolati. Secondo le Nazioni Unite, oltre alle Forze Armate, sette gruppi etnici armati reclutano bambini soldato nel Paese dove, da diversi decenni, si registrano tanti conflitti interni.

Grazie al programma di recupero avviato dall’Unicef nel 2012, i soldati birmani tornati alla vita civile sono circa 800. Il reinserimento è molto difficile per questi giovani, nonostante i programmi di studio o di aiuto. La maggior parte sono oriundi appartenenti a famiglie rurali povere che scappano dalla miseria per andare a vivere a Rangoon o Mandalay, le due città principali del Paese, dove i reclutatori li cercano nei luoghi pubblici. I metodi usati vanno dalle minacce, all’utilizzo di droghe o promesse di lavoro ben remunerato. Secondo gli esperti, il fenomeno non diminuisce e i bambini continuano ad essere vittime di queste pratiche.

Secondo quanto riferito dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) di Rangoon, la Tatmadaw, nome dell’esercito birmano, ha difficoltà a reclutare nuovi miliziani da sfruttare e approfitta delle persone più vulnerabili costringendoli con la forza o illudendoli con false promesse di ricchezza. Il Myanmar (o Birmania) è uno Stato dell’Asia sudorientale che occupa parte della costa occidentale della penisola indocinese, affacciandosi sul Golfo del Bengala.

Il Tatmadaw, ufficialmente Esercito della Birmania è l’organizzazione responsabile per la sicurezza nazionale e la difesa della Birmania: da esso dipendono, oltre all’Esercito, all’Aeronautica e alla Marina, anche la polizia e le guardie di frontiera. Dalla sua istituzione, avvenuta nel 1948, il Tatmadaw è stato utilizzato nella repressione delle minoranze etniche indipendentiste e delle rivolte popolari per la democrazia del 1988 e del 2007, sfruttando anche i minori e i bambini. Vi sono report infatti di arruolamenti da parte dell’Esercito riguardanti l’arruolamento di minori, l’uso di civili e donne per i lavori più pesanti e l’impiego di sminatori umani in operazioni anti-mina.