Truffa alla Regione Puglia, 6 arresti per corruzione in atti giudiziari

I fatti riguardano compensi legali pagati dalla Regione per migliaia di contenziosi su indennizzi in agricoltura dal 2006 al 2019

La sede della Regione Puglia

La Guardia di Finanza ha notificato oggi un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di sei persone, tra le quali tre avvocati e una dipendente del Tribunale di Bari, e una misura interdittiva, nell’ambito di una indagine su presunte truffe alla Regione Puglia. I fatti riguardano compensi legali pagati dalla Regione per migliaia di contenziosi su indennizzi in agricoltura dal 2006 al 2019. E’ in corso anche il sequestro preventivo di beni per oltre 22,3 milioni di euro, corrispondente al valore delle truffe.

Inchiesta Leguleio

L’inchiesta, denominata “Leguleio”, nasce da una denuncia presentata nel maggio 2018 dal presidente della Regione, Michele Emiliano. Agli atti ci sono intercettazioni telefoniche e ambientali, verbali di persone informate sui fatti, documenti acquisiti negli studi legali, a casa degli indagati e in Tribunale.

Gli arrestati

Agli arresti domiciliari – scrive Ansa – sono finiti l‘avvocato Michele Primavera e il figlio Enrico Domenico, gli avvocati Oronzo Panebianco e Assunta Iorio. Arrestati anche Oronzo Pedico, presidente della sede provinciale di Asso-Consum di Barletta e Giuliana Tarantini, dipendente pubblico in servizio presso l’esecuzione mobiliare del Tribunale di Bari. Il gip Giovanni Abbattista ha disposto l’interdizione per sei mesi nei confronti di un’altra avvocatessa, Francesca Fiore.

Le accuse

Agli indagati, complessivamente 21, il procuratore facente funzione Roberto Rossi e il sostituto Francesco Bretone contestano, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari, interruzione di pubblico servizio, truffa ai danni dello Stato, truffa aggravata ai danni della Regione, diverse condotte di falso relative ad autenticazione di firme, firme false di persone decedute, falsi domicili, riciclaggio e autoriciclaggio.

Cause moltiplicate all’infinito

A capo della presunta associazione per delinquere che avrebbe orchestrato per più di un decennio truffe milionarie ai danni della Regione Puglia c’era, secondo la Procura di Bari, l’avvocato barese Michele Primavera.

“Con procure false o rilasciate in modo illegittimo” spesso tramite i patronati, i professionisti “intentavano migliaia di azioni giudiziali contro la Regione – si legge negli atti – per il recupero della indennità compensativa in agricoltura spettante agli agricoltori per gli anni 1989/1993, moltiplicandole con il ricorso all’abusivo frazionamento del credito”.

Inoltre, “per impedire alla Regione una efficace difesa in giudizio, tramite la creazione di falsi domicili, intentavano azioni legali in varie parti d’Italia ricominciando le azioni esecutive all’infinito”.

Nelle sole annualità 2016-2018, gli inquirenti hanno calcolato 6.285 diverse procedure esecutive.

I compiti dei gregari

Ognuno, secondo i magistrati, aveva un “ruolo ben determinato” con una precisa “ripartizione degli utili secondo percentuali prestabilite”. Il più stretto collaboratore di Michele Primavera, secondo le indagini della Gdf, era il collega Oronzo Panebianco.

Oronzo Pedico, invece, presidente della sede provinciale di Asso-Consum di Barletta, “forniva i nomi degli agricoltori”, era cioè il “procacciatore del portafoglio-clienti” del gruppo per i territori di Foggia e dell’alta Murgia. L’avvocatessa Assunta Iorio “predisponeva gli atti di precetto e individuava luoghi e indirizzi per le false domiciliazioni“.

Giuliana Tarantini, dipendente dell’ufficio esecuzione mobiliare del Tribunale di Bari, tra marzo e dicembre 2018 avrebbe percepito fino a mille euro al mese dallo studio legale Primavera per agevolarne le pratiche.

Il suo compito sarebbe stato quello di “monitorare le iscrizioni a ruolo trasmesse telematicamente” dai legali dello studio Primavera, di apportare eventuali correzioni agli atti e anticipare “illegittimamente” le date delle udienze.

Nell’inchiesta sono indagate in stato di libertà anche altre due ex operatrici giudiziarie dell’ufficio esecuzioni civili del Tribunale di Bari, attualmente in pensione, accusate di aver alterato fascicoli di procedure esecutive in cambio di “pacchi regalo contenenti prodotti agroalimentari”.

Il “sistema Primavera” e gli uffici in tilt

Negli atti il gip ricostruisce il “sistema Primavera”, in base al quale l’avvocato Michele Primavera e i suoi sodali professionisti, avviavano tanti diversi contenziosi dinanzi ai Giudici di Pace quante erano le annualità per le quali gli agricoltori avevano diritto ai contributi, in questo modo moltiplicando i compensi, e “in diversi uffici d’Italia costituendo falsi domicili in modo da rendere impossibile per la Regione costituirsi in giudizio”.

“Lo scopo dello studio Primavera – si legge in un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Bari Giovanni Abbattista – è stato quello di sommergere la Regione Puglia di azioni giudiziarie in modo da mandarne in tilt gli uffici“.

Il giudice parla di “continuum inarrestabile di illegalità”, evidenziando che “le attività illecite sono ancora in corso perché la tesoreria regionale continua ad eseguire pagamenti, per cifre importanti, in favore degli avvocati” indagati.