Migranti: i punti caldi affrontati dalla cabina di regia del governo

Chiesa

Tecnicamente gli esponenti del governo guidato da Giorgia Meloni, lo definiscono semplicemente una cabina di regia. Ma se dovessimo rubricare nel giusto modo il vertice di un’ora andato in scena a Palazzo Chigi, nella tarda serata di martedi 4, dovremmo definirlo come un vero e proprio gabinetto di guerra. Seduti attorno allo stesso tavolo, convocati dalla premier, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Matteo Piantedosi (Interno) e Guido Crosetto (Difesa), e il direttore generale del Dis, Elisabetta Belloni. In pratica un’unità di crisi. Perché il tema dell’immigrazione, con tutte le sue implicazioni, rappresenta una vera spina nel fianco dell’esecutivo e della stessa maggioranza che lo sostiene. Dunque parlare di gabinetto di guerra potrà sembrare un esercizio di pura retorica, ma se Palazzo Chigi considera gli sbarchi una vera emergenza, gli scafisti dei criminali e alcune formazioni militari i manovratori occulti dell’assalto ai nostri confini, in particolare quelli via mare, parlare di battaglia da combattere non appare fuorviante, né eccessivo.

Di sicuro c’è da dare delle risposte serie, concrete, ad una reale emergenza, dovendo avere argomenti seri da proporre all’Europa. Perché il destinatario di quanto viene deciso qui resta Bruxelles. Solo operando in un vero contesto continentale quella cabina di regia non sarà più un gabinetto di guerra. Che la strada sia questa ormai è chiaro. Dopo la cabina di regia a Palazzo Chigi entrando alla Camera, Matteo Salvini ha sottolineato di avere “piena fiducia” nella premier e nei ministri che stanno affrontando il dossier a partire dai titolari di Interno, Affari esteri e Difesa. Il capo della Lega, prima della pausa legata alle vacanze pasquali, ha convocato deputati e senatori per fare il punto della situazione, alla luce anche della conferma di Fedriga in Friuli Venezia Giulia. Per il Carroccio, com’è facile intuire, quello dell’immigrazione resta un punto centrale del programma di governo e la sintonia con Fratelli d’Italia è un buon indicatore. Non a caso uno dei capitoli caldi, affrontati dal gabinetto di guerra, o cabina di regia se preferite, è incentrato sul piano per l’accoglienza messo sul tavolo del ministro Piantedosi. Il documento prevede un potenziamento dei Cpr, i centri di permanenza dei rimpatri, che potrebbero arrivare a 20, cioè almeno uno per regione. Per il momento sono attivi quelli di Torino, Roma, Bari, Brindisi, Palazzo San Gervasio, Trapani, Caltanissetta, Macomer e Gradisca d’Isonzo. Di tentativi, in passato, su questo fronte erano già stati fatti, non ultimo quello con l’allora ministro dell’Interno Salvini (e Piantedosi suo capo di gabinetto). I bandi per l’apertura degli Sprar, il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati, spesso però andavano deserti, vista la ritrosia dei sindaci a ritrovarsi un centro migranti nel proprio Comune. Dubbi che potrebbero in qualche modo ridursi almeno con l’aumento dei fondi previsto nell’ultima legge di Bilancio, che già per il 2024 prevede un aumento di 14,39 milioni di euro per l’ampliamento della rete dei centri di permanenza per i rimpatri. Se nel 2023 il fondo è stato aumentato di 5,39 milioni in più rispetto al 2022, nel 2024 la previsione è di salire a 46,18 milioni.

Al centro dell’incontro anche una serie di altri temi, che partono dalla “necessità di coinvolgere l’Europa nelle politiche migratorie per difendere i confini dell’Italia” e quindi quelli europei, come spiegato dal sottosegretario dell’Interno, Emanuele Prisco. “Per questo si stanno aprendo una serie di canali internazionali per aiutare i Paesi da cui arrivano la maggior parte delle partenze e si sta attivando una rete internazionale”, anche grazie ai numerosi viaggi del ministro Tajani, ha spiegato Prisco. Poi, ha proseguito il sottosegretario, “ci sono delle misure interne che l’Italia sta assumendo per aiutare chi ha il diritto di venire in Italia”, dunque “favorire l’immigrazione regolare con i decreti flussi ampliati e sbloccati, rimandare indietro” gli irregolari “e fermare l’immigrazione illegale. Dobbiamo mettere un punto fermo sull’immigrazione irregolare e al traffico degli essere umani ad operare degli scafisti”, ha concluso.

Con l’arrivo dell’estate, ed è chiaro a tutti, il tema immigrazione tornerà ad essere il titolo principale dell’agenda Meloni. E qui appare chiaro quanto sia centrale il nodo Tunisia. Non a caso il vertice di maggioranza, hanno spiegato fonti di palazzo Chigi, si è concentrato in modo particolare su quel tassello dello scacchiere nordafricano. Prioritaria, sostiene il governo, è l’azione per aiutare questa nazione amica in un momento di difficoltà. In particolare la premier e gli altri componenti della cabina, hanno discusso sullo sblocco dei finanziamenti. Pur nella difficoltà del quadro, sulla Tunisia si registrano progressi sia da parte degli Stati Uniti che dell’Unione Europea, grazie anche all’impegno italiano. In tal senso assume rilievo la visita nei prossimi giorni a Roma del ministro degli Esteri tunisino, Nabil Ammar, per un incontro con il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani. Quindi fermare le partenze è il vero obiettivo.

Non a caso al Senato dopo le festività, la maggioranza proverà a stringere sul Dl Cutro e alcune misure potrebbero “entrare” come emendamenti del governo. Nel frattempo c’è anche il lavoro ordinario da smaltire. Giovedì in Consiglio dei ministri potrebbe tornare il Ddl concorrenza. Nel provvedimento è stato tolto il riferimento alle misure riguardo gli ambulanti. Intanto il governo è alle prese anche con i dossier sulle concessioni balneari e quelle idroelettriche. Per quanto riguarda il primo punto si attende l’esito dell’interlocuzione con l’Europa ma al momento non ci sarebbero novità. Trapela preoccupazione, invece, nel fronte parlamentare che ha spinto per la proroga delle concessioni. “Il sospetto – dice un esponente della maggioranza – è che il governo voglia arrivare all’avvio delle gare”. Mentre per quanto riguarda le concessioni idroelettriche – molte delle quali scadono a fine anno – l’esecutivo starebbe lavorando ad un meccanismo che non prevede la proroga ma il rinnovo per diversi anni a fronte di investimenti da una parte e di garanzie statali dall’altra.

Infine oggi, mercoledì 5, il governo aprirà di fatto il capitolo riforme: nel primo pomeriggio è prevista l’audizione in Commissione al Senato del ministro Casellati che illustrerà le linee programmatiche del dicastero. Riguardo al presidenzialismo l’ex presidente di palazzo Madama non dovrebbe scendere nei dettagli ma potrebbe comunque sottolineare che sull’opzione del premierato si registra un’ampia convergenza in Parlamento. Quanto alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, quest’oggi, mercoledì 5, sarà all’Aquila per partecipare alla Santa Messa in memoria delle vittime del terremoto del 6 aprile 2009 alla Chiesa di Santa Maria del Suffragio. In mattinata, alle 11.30, la premier incontrerà, a Palazzo Chigi, il presidente del governo di Spagna, Pedro Sánchez Pérez-Castejón.