PUTIN ARMA ASSAD CONTRO L’ISIS, GELO CON GLI USA

Il dado è tratto. Putin ha dato il via libera all’invio di armi in Siria a sostegno del regime di Bashar Al Assad contro “la minaccia terroristica, che ha raggiunto una dimensione senza precedenti in Siria e nel vicino Iraq come ha detto Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri russo. Una decisione che rischia di avere un pericoloso effetto domino nelle già difficili relazioni diplomatiche con l’Occidente. A Washington temono un rafforzamento militare russo nel Paese mediorientale e una possibile incrinatura nei rapporti con l’Iran, storico alleato di Damasco, che ha già dato il suo ok all’apertura dello spazio aereo richiesta da Mosca. Ma Zarkhaova ha sottolineato che l’invio di mezzi da guerra è conforme al “diritto internazionale”.

Rassicurazioni che, tuttavia, non soddisfano gli Stati Uniti, innervositi dalla scarsa chiarezza sulle intenzioni della Russia. Anche perché l’arrivo di armi e soldati russi in Siria potrebbe non finire qui. In caso dovessero rendersi necessarie “misure aggiuntive per aumentare il sostegno alla lotta anti terrorismo – ha aggiunto Zakharova – Mosca farà “un’adeguata valutazione della questione”, sulla base, in ogni caso, delle normative internazionali e delle leggi russe”. Lo stesso ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, aveva ribadito, durante una telefonata con il segretario di stato americano, John Kerry, la “necessità di respingere i gruppi terroristici che hanno occupato una considerevole parte della Siria e che stanno minacciando la sicurezza internazionale”. Secondo fonti tecnico-militari citate dal quotidiano russo Kommersant, Mosca avrebbe inviato armi da fuoco, lanciagranate e veicoli blindati per il trasporto di personale militare, forniture comunque “in linea con le leggi internazionali e in linea con tutti gli atti formali e i contratti esistenti” fra il governo russo e quello siriano.

Gli aiuti militari inviati da Mosca potranno offrire un “contributo significativo” alla lotta contro lo Stato Islamico. Come ha notato lo stesso presidente Vladimir Putin, la Russia fornisce “considerevole sostegno” alla Siria in termini di equipaggiamenti, training e armamenti. Tuttavia, gli esperti militari russi – aveva sottolineato la Zakharova – sono stati stanziati in Siria non per partecipare a operazioni militari nel paese e il loro è solo un “ruolo di consulenza”. Ma le tensioni con la Nato restano: secondo il segretario generale dell’alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, il coinvolgimento di Mosca – qualora fosse confermato – non aiuterebbe a risolvere il conflitto. Mentre gli Usa accusano il regime di Assad dell’emergenza profughi in corso nel Mediterraneo invocando una “soluzione diplomatica” e la cacciata del raìs. A completare il quadro sono arrivate anche le dichiarazioni degli Hezbollah libanesi che in Siria combattono al fianco delle truppe leali a Damasco. “Sarà una guerra lunga” affermano i miliziani.