“Un mare di coraggio”: al via il seminario per i giovani prolife

Intervista di Interris.it a Davide Rapinesi, responsabile giovani del Movimento per la vita italiano, in vista del prossimo corso-vacanza

Proviamo a paragonare il mare alla vita. Ci saranno giorni di bonaccia e giorni di tempesta. Come trovare la propria rotta e mantenerla per arrivare alla fine del viaggio senza naufragi? Con tanto coraggio, o meglio con “Un mare di coraggio. Perché navigare è molto più che galleggiare“. E’ questo il titolo del corso-vacanza che si prepara ad accogliere, al Vesuvian Inn Hotel di Castellammare di Stabia, dal 30 luglio al 6 agosto, i giovani prolife. Il Seminario Vittoria Quarenghi del Movimento per la Vita italiano, dopo qualche anno di pausa legato all’emergenza pandemica, è pronto per accogliere i tanti giovani che vorranno confrontarsi e approfondire le principali tematiche legate alla bioetica. Un programma ricco di incontri e testimonianze che si aprirà con il messaggio di benvenuto della presidente del Movimento per la Vita, Marina Casini.

L’intervista

Per approfondire l’argomento e capire con quale spirito i ragazzi si approcceranno a dei temi così delicati, Interris.it ha intervistato Davide Rapinesi, responsabile giovani del Movimento per la vita italiano.

Il prossimo 30 luglio prenderà il via il Seminario Quarenghi che quest’anno avete intitolato “Un mare di coraggio”. Di cosa si tratta?

“E’ un seminario della durata di una settimana, rivolto soprattutto a ragazzi fino ai 35 anni. La particolarità è la simbiosi che si crea tra la formazione e la vacanza. Tanti giovani si ritroveranno per parlare e confrontarsi sul tema della bioetica. Quest’anno abbiamo deciso di intitolarlo ‘Un mare di coraggio, perché navigare è molto più che galleggiare’. Ci vuole molto coraggio per dire sì alla vita e dire sì alla vita significa in un certo senso navigare, ossia prendere il timone della nostra esistenza e, seguendo una rotta, arrivare alla meta, superando mareggiate e venti contrari. Questo seminario è incentrato sulle testimonianze come quella di Paolo Palumbo, il giovane chef che da quattro anni è malato di Sla, o quella delle mamme che sono state aiutate dai Centri di aiuto alla vita”.

La bioetica non è una tematica molto semplice su cui confrontarsi. Qual è l’obiettivo di questo seminario?

“L’obiettivo principale è il confronto. Noi, come equipe giovani del Movimento per la Vita, non accettiamo il pensiero dominante che ci propina la società, per cui c’è soltanto una verità da seguir. Pensiamo che la più grande problematica della nostra generazione sia la ‘pigrizia intellettuale’, non si approfondiscono i vari temi con cui ci dobbiamo confrontare ogni giorno. Questo evento ha come obiettivo quello di approfondire. I giovani hanno molto da dire, basta solo dare loro l’opportunità di potersi esprimere. Le persone che porteranno le loro durante questa settimana hanno detto sì alla vita, non per una questione personale, ma per il bene comune”.

Tu hai 26 anni. Durante il seminario parlerete anche di eutanasia. Ma i giovani come si rapportano con questa tematica? 

“Non è difficile che un ragazzo molto giovane possa riflettere anche sulla morte. Quello che posso testimoniare, appreso durante questi anni che ho trascorso come volontario tra i giovani, è che di fronte alla tematica dell’eutanasia ritorna il concetto di autodeterminazione: un modo per non approfondire l’argomento. Bisogna iniziare a pensare che ‘inguaribile’ – come nel caso di alcune malattie – non significa incurabile. E’ comunque un tema molto difficile da approfondire. I ragazzi, ovviamente, hanno le loro opinioni. E’ capitato che, dopo il seminario, dopo le testimonianze, alcuni di loro hanno cambiato idea e sono diventati dei volontari. Penso che la cosa più bella sia il confronto: solo così ci si può creare una vera opinione”.

Un buon esercizio per tutti, ma in particolare per i giovani, potremmo dire che sia quello di iniziare (o continuare) a pensare con la propria testa, insomma di non lasciarsi intrappolare nella voglia di omologarsi agli altri? 

“Esattamente. Viviamo in una società che ci propina modelli per tutto e ci dimentichiamo di essere unici. Sarebbe un vero e proprio peccato se i giovani non prendessero coscienza e non pensassero con la loro testa”.

Vorresti fare un augurio ai giovani che si apprestano a partecipare a questo seminario?

“Quando sono entrato nel mondo pro-life ero un po’ scettico, poi si è rivelata una bellissima esperienza: ho avuto modo attraverso tante persone di conoscere argomenti che mi erano estranei. L’augurio è quello di iscriversi, fare le valige e partire senza pregiudizi e preconcetti e lasciarsi trasportare da questa esperienza”.