Presidenziali iraniane: i conservatori pensano a una donna per lanciare la sfida a Rohani

I conservatori iraniani starebbero riflettendo su una possibilità storica: candidare per la prima volta una donna alla guida del Paese. Una svolta, cui l’Agi dedica una lunga analisi, che parte dalle dichiarazioni dell’ayatollah Seyyed Alì Khamenei dello scorso 19 gennaio: “Uomini e donne non sono diversi nell’accedere a posizioni di guida spirituale, a incarichi di potere e di leadership e nelle capacità di guidare l’umanità”.

Dichiarazioni che sono arrivate dopo l’annuncio del 18 gennaio col quale la parlamentare riformista Parvanè Salahshourì aveva rivelato all’agenzia Irna che i conservatori stavano pensando di candidare Marziyeh Vahid Dastgerdi contro l’attuale presidente Hassan Rohani in vista delle elezioni del prossimo 19 maggio.

Dastergi, classe 1959, è un medico ostetrico specializzato e per 13 anni ha insegnato all’università di Teheran. E’ stata la prima donna a diventare ministro della Repubblica Islamica, il terzo nell’intera storia dell’Iran. L’incarico le venne affidato da Mahmoud Ahmadinejad e, secondo fonti imparziali, fu svolto in modo impeccabile, nonostante le difficoltà incontrate, dalle sanzioni alle varie crisi. Oggi prosegue la sua attività medica presso l’ospedale Arash. Khamenei l’ha nominata nel 2015 come membro della direzione dell’organizzazione di beneficenza “Comitato degli aiuti dell’Imam Khomeini“.

La sua candidatura potrebbe trovare appoggio anche nel vasto elettorato riformista. “E’ un politico conservatore ma ha ottime posizioni per quanto riguarda i diritti delle donne e soprattutto si oppose coraggiosamente ad Ahmadinejad”, ha spiegato Salahshouri. I conservatori, ha aggiunto, non hanno un candidato in grado di impensierire Rohani ma con Dastgerdi potrebbero giocarsela.

L’unico ostacolo, prosegue l’Agi, è rappresentato dalla Costituzione della Repubblica Islamica secondo cui il capo dello Stato deve far parte dei “Regial-e-Siyassì“, cioè letteralmente degli “Uomini politici”. L’eventuale via libera alla candidatura di una donna dovrebbe arrivare dal Consiglio dei Guardiani – una sorta di Corte costituzionale – attraverso una reinterpretazione della norma. Abbas Alì Kadkhodaee, portavoce dello stesso organo giurisdizionale, ha però recentemente affermato che “Regial-e-Siyassì” può essere inteso anche come “personaggi della politica”, indipendentemente dal sesso.