Presidenziali in Bolivia, trionfa ancora Morales

Vittoria schiacciante per Evo Morales alle elezioni presidenziali in Bolivia. Morales, al potere dal 2005, ha sbaragliato gli avversari politici guadagnando il 60% delle preferenze dei 6 milioni di boliviani recatisi alle urne. Il neo presidente, già al terzo mandato, si è imposto ieri in otto dei nove dipartimenti del Paese – compresa Santa Cruz la roccaforte degli oppositori – e rimarrà in carica fino al 2018. Alle spalle di Morales, praticamente doppiato, il leader di Unidad Democrata, il magnate del cemento e conservatore Samuel Doria Medina, con il 24,5% dei voti. A confermare la regolarità del voto è stata una missione di osservatori dell’Unasur, l’Unione delle nazioni sudamericane, nonostante le critiche rivolte dall’opposizione.

Evo Morales ha dedicato la vittoria a Fidel Castro e Hugo Chavez. Dal palazzo presidenziale a La Paz – la capitale – ha “ringraziato per questo nuovo trionfo del popolo boliviano”, sottolineando che il risultato elettorale gli permetterà di continuare a promuovere “l’integrazione non solo tra i boliviani ma anche tra i latinoamericani”. Alle presidenziali, ha dichiarato, “hanno vinto la dignità e la sovranità del nostro popolo”. “Il mio è il trionfo dell’anticolonialismo e dell’antiimperialismo”, ha concluso il presidente con voce commossa.

Juan Evo Morales Ayma, soprannominato “el Evo”, classe ’59, è originario di Orinoca, una piccola cittadina del sudovest a 3800 mt d’altezza. Ex dirigente «cocalero» e sindacalista pubblicamente avverso al modello capitalista, che rappresenta a suo dire “il peggior nemico dell’umanità perché crea egoismo, individualismo, guerre”, rivendica con orgoglio le sue umili origini vissute in una casa senza acqua né elettricità. Dal 2005 ha reso la Bolivia la Nazione con la maggior crescita economica della regione sudamericana triplicando il pil del Paese e aumentando il salario minimo da 72 a 206 dollari a persona. Ciò è stato reso possibile grazie alla nazionalizzazione dell’industria degli idrocarburi e alla rinegoziazione dei contratti con le grandi aziende straniere di estrazione del petrolio a condizioni più favorevoli per lo stato boliviano.