Temperature oceaniche in aumento e ghiacciai al collasso: la Terra si riscalda

Quando, nei giorni scorsi, un’improvvisa perturbazione balcanica ha investito l’Italia, gettando il litorale adriatico in una terribile quanto eccezionale morsa di gelo, probabilmente qualcuno potrebbe aver pensato a un clima rigenerato, a un inverno finalmente degno di essere chiamato tale. O, forse, addirittura che le previsioni sul surriscaldamento globale, in fondo, fossero un tantino esagerate. Tuttavia, almeno stando a quanto sostengono i meteorologi mondiali, la temperatura del nostro pianeta è tutt’altro che in diminuzione. Anzi, secondo uno studio condotto dalla University of California, non solo non sarebbe calata, ma risulterebbe addirittura in stabile aumento. L’allarme lanciato alla Cop22 di Marrakech, lo scorso novembre, è un monito che va dunque tenuto ben presente: il riscaldamento della Terra è un fenomeno in atto e, a sostegno di questa tesi, arrivano non solo teorie, ma anche dati e rilevamenti, sulle temperature e non solo.

Primo fra tutti, quello che giunge dal gruppo di ricercatori della suddetta università con sede nella città di Berkley la quale, recentemente, è tornata a ribadire quanto già sostenuto nel 2015 dalla National oceanic and atmospheric administration (Noaa), ossia che l’incremento della temperatura terrestre, negli ultimi anni, non aveva subito interruzioni. Anzi, l’agenzia federale statunitense ha sostenuto, ormai quasi due anni fa, come eventuali tesi in questo senso, fossero da attribuire a errori di misurazione. Le rivelazioni della Noaa, pur non riscontrando molto consenso nella comunità scientifica, si avvalevano di dati via via sempre più precisi, registrati dal nuovo sistema delle boe oceaniche.

L’errore di base, risiedeva proprio nel passaggio dal metodo di misurazione precedente, operato a bordo di navi appositamente predisposte per tali rilevamenti le quali, tuttavia, utilizzavano un campione di acqua inevitabilmente più calda al momento dell’analisi, alla nuova tipologia, la quale, invece, prevede una raccolta dati “sul campo”, o meglio “sull’acqua”, proprio grazie al sistema di boe galleggianti. La differenza sui dati ottenuti, al netto del cambiamento effettuato, risultava abbastanza evidente: da qui l’erronea convinzione che, nonostante tutto, negli ultimi anni l’innalzamento delle temperature oceaniche fosse in parziale diminuzione.

Secondo il Noaa, il livello di riscaldamento si attestava (al giugno 2015) attorno agli 0,12 gradi Celsius, registrati a regolari intervalli decennali a cominciare dall’inizio del millennio. Sostanzialmente, allineando i vari dati, rispetto al ventennio precedente (1979-1999), nessun cambiamento evidente era stato riscontrata nelle temperature oceaniche. Grazie alla nuova indipendente ricerca messa in atto dagli studiosi dell’University of California, tali dati sono stati confermati, ribadendo non solo la presenza continua del fenomeno del surriscaldamento, ma anche il tendenziale aumento.

Ma, qualora questo non bastasse, le recentissime notizie giunte dall’Antartide potrebbero fornire una prova adeguata sul verificarsi di tale fenomeno: secondo quanto riportato dai ricercatori gallesi dell’Università di Swansea, infatti, un blocco di ghiaccio delle dimensioni della Liguria (circa 5 mila chilometri quadrati di diametro) sarebbe in fase di distacco dalla banchisa. A tenerlo ancorato, per il momento, resta un’unica striscia di ghiaccio, della lunghezza di 20 chilometri. Il sensibile acutizzarsi della frattura, la quale sta provocando le condizioni per il definitivo collasso dell’iceberg, chiamato Larsen C, si è verificato nel mese di dicembre: in sole due settimane, la fenditura si è ampliata di circa 18 chilometri, portando quasi alla definitiva spaccatura l’immensa cattedrale di ghiaccio, sotto osservazione dal 1991.

Un effetto diretto del surriscaldamento, nonché, senza alcun dubbio, uno dei più devastanti.