Liberati i 4 pescatori thailandesi ostaggio per 5 anni dei pirati somali

“Questa liberazione è come tornare in vita dopo essere morti”. E’ quanto dichiarato da quattro pescatori thailandesi nuovamente liberi dopo cinque anni di prigionia nelle mani di un gruppo di pirati somali. Chan-narong Nawara, Thanakorn Kaewkumkong, Kosol Duangmakerd e Ton Wiyasing, capitano della giunca da pesca FV Sea Hunter 12, sono stati catturati nel 2010. Al momento del sequestro nell’imbarcazione erano presenti 24 pescatori. “Solo in cinque – ha spiegato il capitano – eravamo thailandesi, ma uno è morto poco dopo la cattura per malattia. Più avanti, 15 sono stati liberati, e siamo rimasti solo noi quattro. Per il primo anno abbiamo vissuto in una cella a bordo della nave dei pirati. Quando l’imbarcazione è affondata, siamo stati portati in Somalia, dove avevamo il compito di cucinare per i pirati”.

Ton ha poi sottolineato che “la vita in Somalia è molto dura e i pirati si spostano in continuazione per paura di essere presi. Non conoscevamo il nostro destino. Le possibilità di essere al sicuro o di morire da un momento all’altro erano le stesse. Ogni volta che un pirata ci veniva a svegliare, dovevamo correre e cucinare, in qualunque condizione fossimo”. Appena tornati in Thailandia, i pescatori sono stati ricevuti dal primo ministro Prayut Chan-ocha che ha voluto ascoltarli per un’ora. Successivamente sono stati sottoposti alle visite mediche e fatti tornare a casa. Il premier ha invitato quanti lavorano nel settore ittico a “riflettere sulla sicurezza dei pescatori” e a registrare le proprie navi “con il profilo di ciascun membro dell’equipaggio, per aiutare a fermare il problema della tratta di persone”.