Amore, sesso e pillola del giorno dopo

Una nuova sconvolgente notizia, un nuovo attacco alla dignità della persona, un nuovo attentato alla sicurezza delle donne, un nuovo abuso perpetrato scientemente ai danni delle adolescenti. La pillola del giorno dopo è inaccettabile e non si possono usare toni morbidi per denunciare un tale scempio dei diritti umani.

Non si può tacere dell’assurdità di una tale scriteriata e scellerata scelta per soddisfare le mire espansionistiche delle case farmaceutiche; sappiamo che è vietata, in assenza di ricetta, la vendita di farmaci ben più blandi quali antibiotici, antinfiammatori e regolatori della pressione a pazienti regolarmente in cura; sappiamo che è vietata, sempre, la vendita di alcolici e fumo ai minori a pena di chiusura del malcapitato esercizio commerciale; sappiamo (fino ad un certo punto) gli ingredienti di ogni alimento che deve essere immesso sul mercato, la provenienza, la quantità di additivi, le reazioni che provocano e le intolleranze che determinano; sappiamo che le aziende produttrici sono sottoposte a controlli asfissianti ben superiori alle reali esigenze in nome di una difesa della salute; e si consente ad un’adolescente di sottoporsi ad un bombardamento chimico di formula ignota per rimediare ad una imperdonabile leggerezza?

Dov’è lo Stato? dove i controlli? dove la trasparenza? dove la tutela del cittadino, dell’utente?

La contraccezione è un’esigenza indispensabile da approfondire, da tutelare, da proteggere, da regolare attraverso una consapevole comunicazione, un adeguato supporto sanitario, un dialogo attento alle esigenze individuali e di coppia, un percorso di assistenza rispettoso e sostenibile per soddisfare desideri e non avallare capricci irresponsabili. Ed occorre una sana e professionale educazione sessuale e sanitaria, affidata a personale qualificato e competente e specificamente formato, da introdurre in una indispensabile riforma dell’intera istruzione scolastica che va ripensata e riprogrammata alla luce delle mutate esigenze sociali e delle nuove frontiere culturali.

La latitanza dello Stato, l’indifferenza delle istituzioni, l’incapacità degli adulti, la stupidità della rete, l’ignoranza degli addetti hanno lasciato campo libero alle speculazioni farmaceutiche sulla pelle delle donne e, peggio ancora, delle adolescenti: oggi assistiamo alla limitazione della libertà individuale di circolare, di riunirsi, di respirare in nome di una discussa catastrofe epidemica e si approfitta dello stordimento generale per immettere un prodotto letale e funesto da somministrare ad adolescenti inconsulte ed inconsapevoli, anzi in seria difficoltà emotiva e relazionale nel dover affrontare un problema pure se irresponsabilmente arrecato. Ma da che parte stiamo?!

Eppure, l’unione affettiva (preferiamo questo termine in luogo di quello più animalesco di sessuale) abbisogna di un terreno favorevole per lo sviluppo delle inevitabili conseguenze ad essa naturalmente collegate, un ambiente accogliente e consapevole che ne favorisca la tutela, una casa che ne sostenga i bisogni e ne protegga i limiti; la coscienza e la consapevolezza hanno da essere valorizzate e coltivate e alimentate per il doveroso rispetto che deve portarsi alla persona ed alla stessa unione reciproca.

Si può sbagliare? Certo. Ma non è rivolgendosi in farmacia – normalmente identificata come il luogo per combattere il male fisico – per acquistare, in assoluto dispregio di ogni regola di civiltà, la dose letale per sé e per il frutto del proprio errore; qualcuno dirà che tanto sarà scritto sulle avvertenze che provoca danni irreparabili e la casa produttrice verrà assolta (chissà perché quel foglietto illustrativo dei medicinali si chiama, in gergo, bugiardino? Lo spiega bene l’Accademia della Crusca!).

Ci si chiede la soluzione al problema. Eccola: la legge consente alla donna partoriente di non riconoscere il figlio che verrà immediatamente affidato per l’adozione, tanto richiesta ed agognata, con piena tutela della riservatezza. E sarà vivo.