Le quattro curiosità sulle origini del pesce di aprile

Ma c’è anche chi in emergenza di corona virus vieta di rispettare il tradizionale scherzo, come accaduto in Germania

Il primo aprile è il giorno dell’anno in cui non deve mancare l’occasione per farsi una risata, con scherzi da condividere con amici e parenti, con un pizzico di ironia e un po’ di imbarazzo.

Ma quest’anno è un po’ diverso, con il suo carico di paure ed incognite, anche la voglia di scherzare viene meno. Meno burle, tanto che, tolto qualche raro caso di scherzo sul web, che ha iniziato a viaggiare anche su WhatsApp di mattina presto – il più diffuso è un finto allegato di autocertificazione sul quale appare disegnato un bel pesciolino tipo Nemo – in giro c’è ben poco. In Germania è stato vietato qualsiasi tipo di scherzo per tutelare le persone, una sorta di rispetto collettivo che porta a limitare il tormentone del pesce così dilagante negli anni passati in ogni paese e continente.

Ma perché si festeggia il famoso Pesce d’Aprile?

  • Le origini del Pesce d’Aprile

Tradizione vuole che ogni anno, il primo aprile, i bambini attacchino un pesciolino di carta dietro la schiena dei loro compagni di banco. Il pesce, infatti, è il grande protagonista della festa rappresentando l’animale meno bramato dai bambini. Secondo alcuni, il nome si riferirebbe allo Zodiaco, in quanto il Sole, in questo periodo, lascia la costellazione di Pesci. Poi molti pensano che sia collegato all’ingenuità di chi subisce lo scherzo, cadendo nel tranello allo stesso modo in cui i pesci cadono nella rete del pescatore.

  • La leggenda legata a Marco Antonio e Cleopatra

C’è anche chi vuole, invece, che, durante le prime uscite di pesche, a primavera, i pescatori tornassero a casa con le reti vuote, venendo presi, per questo, in giro dai compaesani al loro ritorno in porto. Sempre alla pesca è legata la storia avente per protagonista la regina d’Egitto Cleopatra la quale, in un giorno di primavera del 40 a.C., sfidò Marco Antonio ad una gara di pesca. Per non sfigurare agli occhi della sua bella, quest’ultimo ordinò ad un suo servo di fiducia d’attaccare all’amo, di nascosto, il pesce più grosso che avesse trovato. Peccato che Cleopatra, accortasi in tempo del piano del suo spasimante, sostituì il pesce vero con uno finto, in pelle di coccodrillo.

  • Il collegamento con la genesi

Secondo una vecchia leggenda, il pesce d’aprile risalirebbe addirittura alla Genesi del mondo quando il Signore, completata la Creazione, ritornò in cielo. I primi uomini, comprensibilmente disorientati, cominciarono a vagare in cerca di cibo e di un riparo per la notte, intralciati, però, dai più inetti del gruppo. Gli sciocchi dicevano “Questa pianta è troppo brutta! Non può essere buona da mangiare!”, togliendo dalle mani degli uomini intelligenti una bella carota; “Questo posto è troppo buio!”, dicevano i paurosi, impedendo agli uomini intelligenti di entrare in una grotta calda e ospitale. A quel punto, secondo la leggenda, i più scaltri, per poter lavorare meglio, ebbero un’idea: inviare gli sciocchi alla ricerca di una pianta buonissima, ma inesistente, chiamata “Succulenza”, che cresceva nel posto esatto dove tramonta gli sole.

  • Solo leggenda?

La prima notizia che sembra avere un minimo di fondamento storico sull’origine del “pesce d’aprile” rimanda alla Francia di Carlo IX, secondogenito di Enrico II e di Caterina de’ Medici che, nel 1564, attraverso il decreto di Roussilon, sancì l’adozione del Calendario gregoriano, facendo diventare il 1° gennaio primo giorno dell’anno. Verso la metà del XVI secolo, in tutta la Francia, le celebrazioni del nuovo anno cominciavano il 25 marzo e finivano una settimana dopo, il 1° aprile appunto. La leggenda vuole che molti francesi o contrari a questo cambiamento o che semplicemente se ne dimenticarono, continuarono a scambiarsi regali, festeggiando durante la settimana che terminava con il 1° aprile. In Italia pare sia stata Genova ad accogliere per prima questa usanza, quando a fine 1800 la passione per lo scherzo sbarcò con entusiasmo nel suo porto. I primi burloni a mettere in pratica quest’usanza goliardica furono i ceti medio-alti, e da qui, in poco tempo, lo scherzo prese piene in tutto il resto del Paese.