Gli italiani non rinunciano alla tradizione: pesci e crostacei protagonisti del cenone di Natale

Si avvicina il tanto atteso Cenone della Vigilia di Natale, e gli italiani, anche quest’anno, rispetteranno le tradizioni. Le grandi tavolate, che accoglieranno parenti e amici, saranno imbandite con piatti dove protagonisti assoluti saranno pesci e crostacei. In particolare le alici, buone, convenienti e sane. Servite fritte, marinate, come condimento per la pasta o per antipasto insieme ad altri pesci o verdure, saranno l’elemento ideale che unirà tutta la penisola negli sfiziosi menù. Dalla “bagna cauda” piemontese, alla pasta “ammuddicata” della tradizione siciliana, passando per il “tortino di acciughe toscano“, senza dimenticare la minestra con l’arzilla o i fiori di zucca fritti della cucina romana. Un pesce che viene consumato regolarmente tutto l’anno, ma che a Natale trova un posto speciale.

Secondo i dati Nielsen elaborati dall’Ancit, l’Associazione Nazionale Conservieri Ittici e delle Tonnare, le vendite a volume in Italia negli ultimi 12 mesi (ottobre 2015/2016) di acciughe in conserva hanno superato le 4.500 tonnellate (+1% rispetto al 2015). Tanta la passione per questo pesce, come tanti sono i suoi pregi nutrizionali ricordati da Pietro Antonio Migliaccio, presidente onorario della Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione.

Innanzitutto è bene sapere che le acciughe sott’olio hanno un contenuto maggiore di omega 3, ben 11 grammi per cento, perché oltre agli acidi grassi presenti nel pesce vanno aggiunti quello dell’olio. Un’alimentazione che prevede il consumo di acciughe, secondo il professore, apporta diversi benefici per la salute. Inoltre hanno un notevole apporto proteico, fornendo 26 g di proteine nobili ogni 100 g di prodotto. Sono poi ricche di acidi grassi omega 3, di calcio, fosforo, vitamina D e molti altri nutrienti essenziali per molteplici funzioni biologiche.

Non solo. Complice la tradizione natalizia, che in tante regioni prevede un menu a base di pesce, dalla classica pasta alle vongole, alle cozze gratinate, al salmone scottato, è bene essere pronti per fare le scelte giuste per conciliare “gusto e salute”. Se le cozze sono ottime alleate per combattere i reumatismi, sempre più in agguato con il repentino cambio di temperature, le vongole sono delle perfette “aiuto-spazzine” dei vasi sanguigni, i gamberi un potente antiossidante salva-invecchiamento, mentre un bel trancio di salmone può conciliare il sonno.

Si tratta di alcune delle proprietà terapeutiche spesso nascoste della fauna ittica, come rileva la Federcoopesca-Confcooperative in un sondaggio sugli italiani in fatto di cibo e salute. Tre connazionali su 4, infatti, sanno che la dieta alimentare è un alleato fondamentale per rimanere in forma, ma poi 7 su 10, invece di modificare il proprio menu, si ‘cura’ assumendo integratori, un po’ per ignoranza, un po’ per pigrizia.

Tra le 10 dieci specie fresche più acquistate in Italia ci sono, dopo le alici, le cozze, che grazie all’alto contenuto di glucosamina sono considerate un forte antinfiammatorio naturale che aiuta a protegge da artrosi e artriti; sono anche fonte di proteine nobili, di vitamine C e B e di diversi sali minerali, come potassio, sodio, fosforo, zinco e ferro. Ad assicurare una vera sferzata di salute, basta seguire la moda optando per pasta cozze e pecorino, ottimo connubio di gusto e salute; il Pecorino Romano e Sardo, infatti, contiene un rapporto ottimale di omega 3 e omega 6, grazie al latte di animali alimentati prevalentemente al pascolo ricco di essenze diversificate dall’alto valore nutrizionale.

Le vongole poi, come un po’ tutti i molluschi bivalvi, possiedono una notevole quantità di vitamina B12, particolarmente carente nei regimi alimentari vegani, essenziale per l’azione che ha sul metabolismo dell’omocisteina che contribuisce a tenere nei giusti livelli, evitando che si depositi troppo colesterolo nei vasi sanguigni. Per conciliare il sonno via libera poi al pesce, meglio se grasso dal salmone, al merluzzo, al pesce azzurro. Una ricerca dell’Università norvegese di Bergen ha dimostrato come adulti e bambini con bassi livelli ematici di omega 3 e di vitamina D presentino un maggior rischio di disturbi della qualità del riposo. Insomma un cambio di menù potrebbe essere utile oltre che gustoso, visto che in Italia si consumano meno di 20 chilogrammi l’anno di prodotti ittici, di cui appena il 15% con alto contenuto di omega 3.