Il mare: non un confine ma un luogo di incontro

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Foto di Ana Toledo su Unsplash

La Giornata mondiale del Mare viene celebrata ogni anno il 29 settembre, su iniziativa delle Nazioni Unite, nell’ultima settimana del mese che è appositamente dedicata alla salvaguardia dell’ecosistema marino e dei suoi lavoratori in ogni sfaccettatura, con l’obiettivo di svolgere un’azione di sensibilizzazione a 360 gradi. In questa particolare giornata, dobbiamo ricordarci di evidenziare con forza che i mari, nella loro interezza, non devono rappresentare un confine, ma un luogo di incontro ed un’estensione geografica, culturale e sociale. Su questa concezione del mare è necessario calibrare una nuova visione di comunità che sia sempre in grado di mettere al centro la persona e la tutela dell’ambiente marino nella sua accezione più ampia. In altre parole, occorre utilizzare positivamente le sue influenze sulle diverse culture che, nel corso dei secoli, si sono affacciate alle sue rive e utilizzare in maniera sostenibile le enormi potenzialità insite in esso. Si pensi ad esempio che, le prime navi come mezzo di locomozione, sono state utilizzate circa seimila anni fa attraverso l’uso di strumenti primordiali, come il tronco scavato, i fasci di giunchi e la corteccia degli alberi.

Il mare, ad oggi, continua a rappresentare un fondamentale indicatore della salute del nostro pianeta e un valore economico aggiunto che, secondo gli ultimi studi, ammonta a 52,4 miliardi di euro e ne attiva altri 90,3 miliardi nel restante ciclo economico. Questa giornata, quindi, non deve essere un ricordo isolato, ma un motivo per spingerci quotidianamente alla tutela degli ecosistemi e soprattutto delle persone che solcano i mari. È il primo passo verso quella che, nelle sue encicliche, Papa Francesco ha definito “cura della Casa comune” di cui l’ambiente marittimo è un elemento primario e irrinunciabile.