La televisione italiana compie 70 anni: i pregi e i difetti

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Foto di Ajeet Mestry su Unsplash

Sono già settant’anni che in Italia la gente guarda la televisione, era infatti il 3 gennaio del 1954, quando venne inaugurata la prima trasmissione televisiva avviata dalla RAI. C’è da ricordare, per la cronaca che le prime trasmissioni sperimentali ebbero inizio a Torino, Milano e Roma, già nel 1949.

La televisione occupa, potremmo dire, da quando è nata un posto e un ruolo importante nella società in genere, agendo sulla formazione e l’orientamento della gente, attirando su di sé l’attenzione di milioni di persone che quotidianamente dedicano e passano gran parte del tempo libero a seguire i vari programmi che le emittenti nazionali e locali trasmettono e propongono. Il mezzo televisivo ha contribuito a plasmare le tendenze, la moda, la lingua e persino i valori sociali, trasmettendo messaggi e idee che possono avere un impatto significativo sulle opinioni e sul comportamento delle persone.

Infatti, la televisione presentando programmi di ogni genere, rivolti a tutte le categorie sociali, riesce a costruire modelli, che in alcuni casi sono proprio dei miti. Non dobbiamo dimenticare che la televisione può influenzare l’opinione pubblica riguardo a questioni politiche e sociali. I media televisivi possono avere un ruolo significativo nella formazione delle opinioni, specialmente nell’influenzare e talvolta condizionare le persone su questioni rilevanti.

Certamente la presenza di più apparecchi televisivi nelle case, ha portato lo stesso nucleo familiare ad affrontare vari problemi, che hanno minato in parte la stessa unità della famiglia, come la mancanza di dialogo e di comunicabilità: un vecchio esempio valga per tutti; all’ora di cena si stava davanti alla “tivvù” ed era quasi vietato parlare.

A questo medium, così importante da cambiare e trasformare il tessuto della società, modificando usi e costumi del vivere quotidiano, non spettano solo giudizi negativi.

La stessa televisione permette a milioni di esseri umani di conoscere, grazie al supporto delle immagini, in prevalenza a colori, la cultura e la tradizione degli altri popoli, facendoli partecipi allo stesso tempo degli avvenimenti più caldi e scottanti che si verificano e registrano in ogni angolo del mondo, direttamente in tempo reale. E qui il pensiero corre velocemente, oltre alle notizie, soprattutto alle immagini delle guerre in atto che coinvolgono intere popolazioni, sia in Europa che nelle zone della Terra Santa.

Attraverso programmi educativi, documentari e rubriche specializzate, la televisione può essere un mezzo e uno strumento prezioso per l’apprendimento, tali programmi dedicati a diversi argomenti hanno lo scopo di ampliare le conoscenze e la comprensione del pubblico su temi diversi, della nostra società.

Ma, il compito più importante che spetta al mezzo televisivo, nonostante le molte ore dedicate ai films, alle fiction, ai vari spettacoli del cosiddetto varietà, oltre che dei diversi sport, resta essenzialmente quella di informare.

Qui, il discorso si fa più serio e difficile, non sempre l’informazione che riceviamo risulta chiara e comprensibile per tutti. L’informazione autentica dovrebbe semplicemente presentare in maniera obiettiva i vari fatti, anche quelli che affrontano temi più scottanti e che puntualmente, purtroppo avvengono e si ripetono ogni giorno.

Infine una curiosità. Nel 1955 la televisione trasmette il primo programma religioso “Sguardi sul mondo” a parlare è P. Mariano da Torino, un frate cappuccino, che iniziava salutando i milioni di spettatori con le semplici parole “Pace e Bene”; mentre la trasmissione della prima Messa, in forma sperimentale avvenne il 25 dicembre del 1952, in occasione del Natale dalla chiesetta di S. Gottardo in Corte, a Milano; il 1 novembre del 1953, ancora in via sperimentale venne trasmessa dal Duomo di Milano e fu celebrata dal Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster (1880-1954) poi il 10 gennaio del 1954 la Messa venne mandata in onda dalla basilica di S. Simpliciano a Milano.