Strage di migranti, il dolore di Francesco: “Mai più simili tragedie”

Al termine dell'Angelus, il Papa implora "che si accia tutto il possibile per prevenire" drammi come quello di Pylos. E ringrazia tutti per la vicinanza durante il ricovero

Papa Francesco Angelus
Foto © VaticanMedia

Il 20 giugno prossimo ricorrerà la Giornata Mondiale del Rifugiato. E Papa Francesco lo ricorda dalla finestra che affaccia su Piazza San Pietro, al termine del primo Angelus recitato in condivisione con i fedeli entro il colonnato dopo i giorni di ricovero trascorsi al Policlinico Gemelli. Inevitabilmente, il memorandum sulla ricorrenza prossima passa attraverso una presa di coscienza sulla nuova tragedia delle rotte migratorie, vissuta da 750 persone in viaggio nel Mar Egeo. Il naufragio della loro imbarcazione consegnerà, sempre più probabilmente, uno dei peggiori bilanci di sempre in termini di vite umane perdute. Oltre 600, tra le quali un centinaio di bambini. “Con grande tristezza e tanto dolore penso alle vittime del gravissimo naufragio avvenuto nei giorni scorsi al largo delle coste della Grecia. E sembra che il mare fosse calmo”. Così il Santo Padre, che rinnova “la preghiera per quanti hanno perso la vita e imploro che sempre si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie”.

Il grazie di Francesco

Ai fedeli radunatisi a San Pietro, Francesco non manca di esprimere la propria gratitudine. A loro e a quanti, nei giorni di ricovero, “hanno manifestato affetto, premura e amicizia, e mi hanno assicurato il sostegno della preghiera. Questa vicinanza umana e spirituale è stata per me di grande aiuto e conforto”. E condivide una riflessione sul passo evangelico nel quale Gesù “chiama per nome e inia i dodici apostoli”, chiedendo loro di annunciare unicamente che “il Regno dei Cieli è vicino“. Si tratta, ha spiegato il Papa, dello “stesso annuncio con cui Gesù ha iniziato la sua predicazione: il regno di Dio, cioè la sua signoria d’amore, si è fatto vicino, viene in mezzo a noi. E questa non è una notizia tra le altre, ma la realtà fondamentale della vita”.

Come un bambino

La vicinanza del Dio dei cieli significa che, anche nelle difficoltà, riusciamo a conservare la fiducia. È la prima cosa da dire nell’annunciazione: “Dio non è distante, ma è Padre… Anzi, spesso nei momenti in cui sei più debole puoi sentire più forte la sua presenza”. Il Vangelo ci consegna dunque un’immagine che mostra la vicinanza di Dio, invitando in qualche modo a riflettere sulla figura di un bambino tenuto per mano da suo padre: “Il mondo, grande e misterioso, diventa familiare e sicuro, perché il bambino sa di essere protetto… Ecco perché Gesù parte da qua, ecco perché la vicinanza di Dio è il primo annuncio: stando vicini a Dio vinciamo la paura, ci apriamo all’amore, cresciamo nel bene e sentiamo il bisogno e la gioia di annunciare”.

Il cuore dell’annuncio

Ma come essere buoni apostoli e annunciare la vicinanza di Dio? Gesù suggerisce di non utilizzare tante parole ma “di compiere tanti gesti di amore e di speranza nel nome del Signore”. Il cuore dell’annuncio è “la testimonianza gratuita, il servizio. Vi dico una cosa: a me lasciano sempre molto perplesso i ‘parolai’, con il loro tanto parlare e niente fare”. La concretezza della fede si manifesta nella nostra capacità di infondere coraggio e farci vicini a chi è solo.