Rapporto Censis, troppe notizie false che scatenano il panico

Il rapporto "Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell'informazione alla prova dell'Intelligenza Artificiale" è stato presentato oggi in Senato

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Nel rapporto Censis su disinformazione e fake news emerge che per il 76,5% del campione le notizie false sono sempre più sofisticate e difficili da scoprire, mentre l’intelligenza artificiale suscita ancora molta diffidenza

Cambiamento climatico, troppo allarmismo

Il riscaldamento globale è un argomento di cui si parla tanto e in modo confuso, alimentando cattiva informazione, catastrofismo e persino negazionismo. Il 34,7% degli italiani è convinto che ci sia un allarmismo eccessivo sul cambiamento climatico e 16,2% sono negazionisti, convinti che non esista affatto. È quanto si legge nel terzo Rapporto Ital Communications-Censis ‘Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell’informazione alla prova dell’Intelligenza Artificiale’ presentato oggi al Senato.

I più fragili sono confusi

Inoltre, prosegue il report, il 25,5% ritiene che l’alluvione di quest’anno sia la risposta più efficace a chi sostiene che si sta progressivamente andando verso la desertificazione. Gli individui più fragili, vale a dire i più anziani e i meno scolarizzati, sono quelli che appaiono più confusi e meno in grado di comprendere il problema nella sua complessità.

Gli italiani e le fake news

Fake news sempre più difficili da scoprire. Aumentano paure e timori di non essere in grado di riconoscere disinformazione e fake news, rileva ancora il rapporto.

  • Il 76,5% degli italiani ritiene che le fake news siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire
  • Il 20,2% crede di non avere le competenze per riconoscerle
  • Il 61,1% afferma di avere queste competenze solo in parte
  • Il 29,7% della popolazione nega l’esistenza delle bufale e pensa che non si debba parlare di fake news, ma di notizie vere che vengono deliberatamente censurate dai palinsesti ufficiali che poi le fanno passare come false.

Media tradizionali e media digitali

Cresce il bisogno di informazione, soprattutto online. Oggi circa 47 milioni di italiani, il 93,3% del totale, si informa abitualmente su almeno una delle fonti disponibili, l’83,5% sul web e il 74,1% sui media tradizionali.

Sul versante opposto, sono circa 3 milioni e 300 mila (il 6,7% del totale) gli individui che hanno rinunciato ad avere un’informazione puntuale su ciò che accade, mentre 700.000 italiani non si informano affatto.

In relazione alle fonti utilizzate e a quella che viene definita la ‘rassicurante dimensione social’, la ricerca rivela che il 64,3% degli italiani utilizza un mix di fonti informative, tradizionali e online, il 9,9% si affida solo ai media tradizionali e il 19,2% (circa 10 milioni di italiani in valore assoluto) alle fonti online.

Le “camere dell’eco”

Social media, blog, forum, messaggistica istantanea sono espansioni del nostro io e del modo di vedere il mondo, spiega il report: è il fenomeno delle ‘echo chambers’, cui sono esposti tutti quelli che frequentano il web e soprattutto i più giovani, tra i quali il 69,1% utilizza la messaggistica istantanea e il 76,6% i social media per informarsi.

Il 56,7% degli italiani è convinto che, di fronte al disordine informativo che caratterizza il panorama attuale dell’informazione, sia legittimo rivolgersi alle fonti informali di cui ci si fida di più.

Intelligenza Artificiale, rischi e potenzialità

Il 75,1% della popolazione ritiene che con l’upgrading tecnologico verso l’intelligenza artificiale sarà sempre più difficile controllare la qualità dell’informazione. Per il 58,9%, invece, l’IA può diventare uno strumento a supporto dei professionisti della comunicazione. Le Agenzie di comunicazione, dove lavorano oltre 9.000 professionisti, si sono adattate ai cambiamenti che la vita digitale ha imposto al mondo della comunicazione, ampliando le competenze di chi ci lavora e creando nuove figure a presidio del web. Il risultato è che nell’ultimo anno i professionisti della comunicazione sono aumentati dell’11,3%.

Fonte: Agi