Osteoporosi: nuove terapie per la rigenerazione ossea

La malattia metabolica ossea in Italia colpisce circa 5 milioni di persone

Fonte: Ansa

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’osteoporosi: è una malattia sistemica ad eziopatogenesi multifattoriale, è determinata da una patologica riduzione progressiva della massa ossea e da alterazioni microarchitetturali del tessuto osseo, che diventa fragile e maggiormente esposto al rischio di frattura.

Un importante problema di salute pubblica

L’osteoporosi costituisce un importante problema di salute pubblica, dato che è molto frequente. In Italia colpisce circa 5 milioni di persone, di cui la maggior parte è costituita da donne in età post menopausa, secondo i dati forniti dal Ministero della Salute. Nel 2017, si sono registrate 560 mila fratture da fragilità, cioè apparentemente senza una causa o comunque dovute a traumi molto lievi, che in una persona con le ossa normalmente resistenti non causerebbero alcun problema.
Carlomaurizio Montecucco, direttore del Reparto di Reumatologia dell’IRCCS San Matteo di Pavia, sottolinea che: “L’osteoporosi, e la conseguente predisposizione al rischio di frattura, sono più frequenti nelle donne ma non escludono gli uomini, soprattutto andando avanti con l’età. Tanto che un terzo delle fratture di femore negli over 70 riguarda gli uomini”.

Le nostre ossa

La componente minerale delle nostre ossa è rappresentata essenzialmente da calcio e fosforo. Questa caratteristica è fondamentale, perché il tessuto osseo, a differenza degli altri tessuti che costituiscono il corpo umano, deve essere duro e deve resistere agli urti e agli sforzi a cui quotidianamente viene sottoposto. Come anche il semplice camminare o correre. La fragilità delle ossa può aumentare con l’avanzare dell’età, perché la quota minerale che le compone si riduce. Ed è facile capire perché aumenti considerevolmente il rischio di fratture, che tipicamente si verificano principalmente a livello del femore, delle vertebre e del polso.

Uno studio recente

L’inattività fisica è un fattore di rischio importante per l’osteoporosi. Purtroppo, lo sport non sempre è il nostro forte: nell’Unione Europea si stima che meno di un terzo delle persone adulte dedichino i famosi 150 minuti alla settimana raccomandati dalle linee guida all’attività fisica, o anche solo 75 minuti nel caso di esercizio più intenso.
L’attività fisica risulta essere una delle migliori armi contro l’osteoporosi. E uno studio del Trinity College di Dublino, pubblicato sulla rivista scientifica Stem Cells Translational Medicine, ha scoperto il perché: quando le cellule ossee sono sottoposte a un carico fisico simile a quello sperimentato durante lo sport, producono segnali che inducono le cellule staminali del midollo osseo a far crescere nuovo osso. Secondo i ricercatori, questo studio potrebbe aprire la strada a nuovi approcci terapeutici nella lotta alle patologie. Ha dimostrato, infatti, che quando gli osteociti, ovvero le cellule delle ossa, sono sottoposte ad attività fisica, rilasciano vescicole di dimensioni nanometriche che migliorano la differenziazione delle cellule staminali del midollo osseo e, di conseguenza, causano la formazione di nuove ossa. Le vescicole agiscono come un meccanismo di comunicazione, in quanto trasportano informazioni dagli osteociti alle cellule staminali del midollo. David Hoey, un ricercatore che ha condotto lo studio spiega: “Sfruttando queste piccole vescicole speriamo di sviluppare nuove terapie per la rigenerazione ossea che imitino gli effetti benefici dell’esercizio fisico sull’osso, trasformando potenzialmente il modo in cui milioni di persone affette da osteoporosi e difetti ossei vengono trattate ogni anno. Il nostro prossimo passo è testare la loro efficacia nei modelli preclinici”.